Pubblicato il 18 marzo 2015, nella seduta n. 412
MANCONI - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. -
Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:
dagli organi di stampa si apprende che nella giornata dell'11 marzo 2015 la farmacista Vera Guidetti, cittadina incensurata, veniva rinvenuta cadavere nella propria abitazione bolognese con accanto l'anziana madre ancora agonizzante. Vera Guidetti si era procurata la morte iniettandosi una letale dose di insulina dopo averne iniettata una dose alla propria madre allo scopo di cagionarne il decesso. Attualmente l'anziana verserebbe in stato di coma in un ospedale bolognese;
secondo la ricostruzione fatta dai giornali, la grave vicenda avrebbe avuto origine il 9 marzo allorché Vera Guidetti veniva convocata negli uffici della squadra mobile di Bologna, dove giungeva alle ore 8.00. La donna veniva trattenuta presso quegli uffici fino alle ore 19.30 circa, venendo ascoltata nell'ambito di un'inchiesta per ricettazione di opere d'arte. Negli uffici della squadra mobile della Questura di Bologna veniva sottoposta a un interrogatorio condotto dal procuratore aggiunto Valter Giovannini. La Polizia nella stessa giornata del 9 marzo aveva effettuato un sopralluogo nell'immobile della donna, che consentiva di recuperare alcuni quadri e altri oggetti d'arte ritenuti merce di provenienza furtiva dal momento che, secondo le ricostruzioni, erano emersi ripetuti contatti tra la donna e un sospettato, il pregiudicato Ivan Bonora, del quale nello stesso giorno era stato disposto il fermo per furto;
la signora Guidetti, nel corso dell'interrogatorio, avrebbe affermato di conoscere Bonora quale cliente abituale della farmacia. Inoltre, nel corso dello stesso interrogatorio, durato presumibilmente intorno alle 5 ore, la farmacista avrebbe riferito di aver ricevuto da Bonora un quadro e un sacchetto di cui ignorava il contenuto da custodire, oggetti consegnati dalla stessa alla Polizia. Il sacchetto conteneva alcuni preziosi tra cui due anelli provenienti da un furto per il quale sarebbe stato formalizzato il fermo di Bonora. La stessa farmacista aveva anche riferito agli inquirenti che in passato Bonora le aveva portato, in custodia, quadri divenuti oggetto di sequestro e ritenuti di provenienza furtiva da parte della Polizia che nei giorni precedenti aveva sottoposto a intercettazioni diverse utenze telefoniche tra cui quelle di Bonora;
per tali ragioni, il quadro probatorio veniva ritenuto sufficiente a integrare precise ipotesi di reato tanto che Bonora, assistito da un legale, veniva sottoposto a fermo di polizia mentre la signora Guidetti, con modalità del tutto anomala, veniva escussa a sommarie informazioni testimoniali per un tempo estremamente prolungato dallo stesso procuratore aggiunto senza che venisse valutata l'opportunità di farla assistere da un legale di sua fiducia. Al termine dell'interrogatorio, la signora Guidetti rientrava nella propria abitazione a tarda sera accompagnata dalla stessa Polizia e subito dopo si toglieva la vita. In un biglietto, scritto prima di darsi la morte, accusava il procuratore aggiunto di "averla trattata da criminale" ed esprimeva tutta la sua preoccupazione per come la sua vicenda sarebbe stata trattata dagli organi di informazione;
in data 12 marzo, il gip di Bologna Letizio Magliaro scarcerava Bonora ritenendo del tutto insussistenti i motivi posti a sostegno del fermo di polizia;
considerato che:
l'escussione testimoniale della signora Guidetti, evidentemente interessata da chiari indizi di colpevolezza, si sarebbe svolta senza alcuna garanzia difensiva e con discutibili modalità per un tempo assai prolungato;
della permanenza della signora Guidetti negli uffici della Questura non sarebbe stato informato il pubblico ministero di turno;
in data 11 marzo, ossia al momento della scoperta del corpo della Guidetti e del suo biglietto di accusa, il procuratore aggiunto Giovannini si recava nell'abitazione della donna, anticipando il pubblico ministero di turno e continuando a condurre le indagini sul decesso della Guidetti, nonostante il suo coinvolgimento nella vicenda in quanto indicato (a torto o a ragione) dalla farmacista deceduta come responsabile di comportamenti ostili nei propri confronti,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno attivare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze e nei limiti delle proprie attribuzioni, i poteri ispettivi presso la Procura e la squadra mobile di Bologna.