Pubblicato il 20 febbraio 2014, nella seduta n. 196
MATTESINI , DIRINDIN , CARDINALI , MOSCARDELLI , LO GIUDICE , MATURANI , DI GIORGI , PEZZOPANE , D'ADDA , SPILABOTTE , LUCHERINI , PUGLISI , PIGNEDOLI , MARINO Mauro Maria , RICCHIUTI , VALENTINI , PAGLIARI , SOLLO - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
secondo i dati della Società italiana di psichiatria sono diciassette milioni gli italiani con problemi di salute mentale; di questi otto milioni soffrono di problemi d'ansia, quattro milioni di disturbi legati alla depressione, quattro milioni d'insonnia ed oltre un milione di disturbi post-traumatici da stress;
il dato europeo è ancora più allarmante; sarebbero circa 165 milioni le persone che si soffrono di disturbi psichici soprattutto legati all'ansia, alla depressione e all'abuso di alcol e di sostanze stupefacenti;
attualmente sono circa 1.200.000 - pari circa al 2 per cento della popolazione - gli italiani con una "cartella attiva" presso i Dipartimenti di salute mentale (DSM). Di questi, il 34 per cento ha un'età compresa tra i 18 ed i 44 anni, il 39 per cento tra i 45 e i 64 anni e il 27 per cento oltre i 64 anni, anche se solo un numero ridotto di persone si rivolge ai servizi di salute mentale per il rischio di stigma sociale considerata l'immagine negativa che tali servizi hanno nel pensiero comune;
secondo quanto risulta dai dati della Società italiana di psichiatria, ad essere maggiormente colpite da disturbi psichici sono soprattutto le donne. Nel corso della vita, infatti il 60 per cento di donne soffre di tali disturbi, contro il 45 per cento del genere maschile. A ciò contribuisce indubbiamente il grave fenomeno della violenza domestica di cui molte donne sono vittime, un problema per troppo tempo rimasto sommerso e che negli ultimi tempi sta emergendo in tutta la sua drammaticità;
secondo i dati della Società italiana di psichiatria la grave e perdurante crisi economica di questi anni ha inciso fortemente sull'aumento dei disturbi psichici che si è registrato in Italia negli ultimi tempi soprattutto tra i ceti meno abbienti; si osserva infatti che in Italia l'incidenza dei disturbi psichiatrici tra i soggetti con minori risorse economiche raddoppia rispetto a coloro che appartengono ad un livello socioeconomico medio-alto, con ciò ponendo un problema anche in termini di coesione sociale;
da un'indagine condotta dalla Società italiana di psichiatria, presentata nel novembre 2013, risultante dai dati raccolti in oltre il 30 per cento dei Dipartimenti di salute mentale di 14 Regioni italiane emerge che negli ultimi dieci anni il personale attivo nei centri di salute mentale ha subito una fortissima riduzione stimata attorno al 50 per cento. In particolare, il tasso del personale operante in tale settore è passato dallo 0,8 al 0,4 ogni 1.500 abitanti;
il blocco del turnover per i lavoratori del pubblico impiego ha inoltre determinato un invecchiamento medio degli operatori e le condizioni allarmanti riguardo la carenza del personale rischiano di avere ripercussioni sul funzionamento delle strutture visto il considerevole aumento della mole di lavoro a carico degli operatori;
tale situazione sta fortemente compromettendo il funzionamento dei Dipartimenti di salute mentale presenti sull'intero territorio nazionale, strutture sempre più complesse ed articolate che negli ultimi anni hanno visto accrescere la loro competenza territoriale e aumentare il numero degli utenti in carico;
una parte consistente degli operatori dei dipartimenti di salute mentale risulta essere assunto con contratti a tempo determinato con la conseguente difficoltà di continuità professionale sia nel lavoro di équipe sia nella continuità trattamentale in un settore dove il rapporto operatore-paziente ha grande rilevanza nell'efficacia del trattamento stesso;
la prospettiva di chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari rende ancora più necessario ed impellente un rafforzamento dei servizi territoriali anche al fin di evitare di scaricare sui centri territoriali un ulteriore numero di pazienti che rappresentano situazioni delicate;
rilevato che il trattamento e la presa in carico delle persone affette da disturbi mentali necessita di un percorso non di sola medicalizzazione ma di interventi attivati attraverso la creazione di rete di sostegno locali, con la partecipazione di risorse formali ed informali. Si tratta, in particolare, di stimolare risorse che non fanno unicamente riferimento all'ambito sanitario, ma a tutti quei soggetti operanti nel territorio (associazioni di volontariato, associazionismo, associazioni di malati e familiari), fondamentali nel percorso di recupero del soggetto, la cui organizzazione impegna ulteriormente il personale del DSM,
si chiede di sapere:
quali siano le risorse economiche che le singole Regioni destinano ai diversi Dipartimenti di salute mentale e quale sia la percentuale di risorse destinate al personale e a quanto ammonti allo stato il personale a tempo determinato operante in tale settore;
se e attraverso quali iniziative il Governo intenda intervenire, per quanto di competenza, per affrontare insieme alle Regioni la difficile situazione che si è venuta a determinare nei Dipartimenti in questione a causa della grave carenza di personale che sommata al continuo e consistente aumento del numero dei pazienti rischia di compromettere seriamente la qualità dell'indispensabile servizio erogato da tali strutture a scapito della salute dei cittadini italiani.