Pubblicato il 19 febbraio 2014, nella seduta n. 195
PADUA , DI GIORGI , MATTESINI , CIRINNA' , SPILABOTTE , PIGNEDOLI , GIACOBBE - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dei beni e delle attività culturali e del turismo, dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
a partire dagli anni '90 le strategie di sviluppo dell'area sud-orientale della Sicilia sono state incentrate sulla valorizzazione e fruizione a fini turistici delle inestimabili risorse archeologiche, storiche, architettoniche e naturalistiche dell'area suddetta, con articolati interventi di pianificazione economica pluriennale inserita nei programmi di sviluppo regionale approvati dall'Unione europea a partire dal 1999 e fino ad oggi (P.O. 1999-2006; P.O.R. 2007-2013), con impegno di ingenti risorse finanziarie pubbliche e private;
a seguito di tali interventi e di favorevoli condizioni di promozione del territorio - incrementata dalla diffusione di seguitissime serie televisive ambientate nel territorio costiero e nell'entroterra ibleo - ad oggi l'area ha registrato ripetuti riconoscimenti dall'UNESCO, con specifico riconoscimento del valore del "sistema locale" come punto di forza per l'attuazione di strategie di sviluppo integrato - come, ad esempio, il Piano strategico Sud-Est Barocco - già messe in atto in tutto il territorio interessato e meta di un numero sempre crescente di flussi turistici internazionali;
ad oggi si registrano i prodromi di una nascente economia diffusa imperniata sulla valorizzazione turistica del suddetto patrimonio e un trend crescente dell'imprenditorialità giovanile nel settore;
tenuto conto che:
sul territorio insistono da tempo impianti di sfruttamento di giacimenti di idrocarburi quali il "pozzo Irminio" della Irminio Srl, società di investitori stranieri che sfrutta in provincia di Ragusa i giacimenti ex AGIP, proprio a ridosso del fiume Irminio;
la società si appresterebbe ad espandersi, con nuove istallazioni permanenti di basi petrolifere, con l'approvazione dalla Regione Sicilia dell'istanza di perforazione denominata Scicli, avanzata dalla società Irminio Srl già nel 2009, e che ricadrebbe interamente sul territorio del Comune di Scicli;
analoghe richieste di autorizzazioni risultano in corso nel Canale di Sicilia-Malta oltre a quello già esistente a 22 chilometri dalla costa con concessione ENI;
data l'alta permeabilità per fessurazione e la presenza di fenomeni carsici, un inquinante, se sufficientemente veicolato, può raggiungere la falda in poche ore lungo gli alvei e in qualche giorno dalla sommità dei rilievi; le sostanze nocive, una volta giunte in falda, si diffondono velocemente pervenendo rapidamente ai punti di sfruttamento, sorgenti o pozzi posti più a valle, facendo riscontrare un inquinamento caratterizzato da picchi marcati;
non vanno sottovalutate le importanti risorse agricole della vallata dell'Irminio nella quale insistono diverse grandi aziende zootecniche da latte che utilizzano l'acqua di falda, presente ad una profondità di 20 metri, per l'irrigazione di foraggi quali il mais, il sorgo e diverse foraggere leguminose;
una spedizione scientifica di Greenpeace ha confermato l'incredibile ricchezza di quei fondali su cui gravano 29 richieste di ricerca del petrolio;
visto che:
il perimetro dell'area chiesta in permesso per esplorazione e successivamente per coltivazione idrocarburi, così come recita l'istanza presentata dalla società di investitori americani all'ente minerario siciliano, descrive un poligono irregolare che tocca contrada Dammusi, la linea di costa di Donnalucata, fa base in località Pisciotto, passa da contrada Case Nuove e arriva fino all'abitato di Scicli;
inoltre, le richieste di concessioni per lo sfruttamento di giacimenti a mare sono prospicienti l'intera estensione del litorale ibleo, parte di una più ampia area con la "più elevata biodiversita marina" del Canale di Sicilia;
considerato che:
tale scempio avviene in un territorio ed in un paese tutelato dall'Unesco come patrimonio dell'umanità con un impatto ambientale devastante;
il territorio di Scicli e dell'area Sud-Est è ricco di monumenti, di beni artistici, archeologici, paesaggistici di grande importanza individuati dalla Comunità europea come siti d'importanza comunitaria e zona di protezione speciale e su questo si gioca il futuro e lo sviluppo di Scicli e del suo territorio e non sulle ricerche petrolifere;
la Valle dell'Irminio, costituita dalla foce del fiume Irminio, e la Riserva naturale regionale sono ricche di specie vegetali e animali, alcune delle quali presenti nella "Red List" dell'Unione europea, nonché nelle direttive comunitarie "Habitat" ed "Uccelli" e nella Red List dell'International Union for the Conservation of Nature; costituisce, pertanto un'area di rifugio di peculiari biocenosi vegetali e di ricche comunità animali caratterizzate da specie ecologicamente specializzate e, talora, rare e localizzate;
l'attività di sfruttamento implica interessi economici prevalentemente concentrati negli investitori e appena ricadenti nei territori con royalities e riflessi occupazionali decisamente esigui, quantunque l'attività estrattiva rientri tra le attività di interesse nazionale;
con la sentenza n. 1154/2011 del 27 settembre 2012 il Consiglio di giustizia Amministrativa ha ribadito quanto previsto dall'art. 145, comma 3 del decreto legislativo n. 42 del 2004 che stabilisce espressamente che le previsioni dei piani paesaggistici, ex artt. 143 e 156, non sono derogabili da parte di piani, programmi e progetti nazionali o regionali di sviluppo economico e stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa dell'adeguamento degli strumenti urbanistici,
si chiede di sapere:
come il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare valuti la presenza di piattaforme petrolifere nel territorio di Scicli, ovvero in un territorio tutelato dall'Unesco come patrimonio dell'umanità;
quali azioni intendano intraprendere i Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di competenza, per salvaguardare il patrimonio artistico del territorio ibleo e per arginare gli effetti devastanti che la proliferazione delle attività estrattive a terra e "off-shore" producono sul crescente "sviluppo integrato" dell'economia turistica-culturale della zona iblea e del Sud-Est della Sicilia, salvaguardando e sostenendo quei settori dell'economia per cui questo territorio, come d'altronde tutta la Sicilia, è realmente vocato.