Pubblicato il 8 gennaio 2014, nella seduta n. 161
FAVERO , DI GIORGI , LEPRI , VALENTINI , ALBANO , ASTORRE , BERTUZZI , BORIOLI , FABBRI , GIACOBBE , GINETTI , LUCHERINI , MATTESINI , MORGONI , PAGLIARI , PEZZOPANE , PUPPATO , RUTA , SANGALLI , SCALIA , SOLLO , SPILABOTTE , ZANONI , GRANAIOLA , FERRARA Elena - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
il settore autostradale italiano ha subito a partire dagli anni '90 un profondo processo di riforma istituzionale che ha interessato, in particolare, il sistema di regolazione e gli assetti proprietari;
con la firma dei decreti interministeriali da parte dei Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti è scattato, nella serata del 31 dicembre 2013, l'aumento medio del 3,9 per cento dei pedaggi autostradali;
il meccanismo di rivalutazione delle tariffe appare, nonostante gli sforzi compiuti dal Ministro delle infrastrutture pro tempore Passera, nel nostro Paese ancora sbilanciato in favore dei concessionari, essendo parametrato sui dati dell'inflazione, di obiettivi di efficienza, del traffico previsto e della qualità del servizio senza alcuna capacità di rivalsa dello Stato persino in caso di inadempienze dei concessionari;
si è più volte auspicato, a tale proposito l'introduzione anche in Italia del cosiddetto price cap ovvero di un meccanismo di regolazione dei prezzi dei servizi pubblici volto a vincolare il tasso di crescita di un aggregato di prezzi o tariffe. Il regolatore stabilisce il massimo saggio a cui un insieme di prezzi è autorizzato a crescere per un certo numero di anni e nel rispetto di questo vincolo aggregato l'impresa è libera di fissare i prezzi e le tariffe che desidera;
le convenzioni in essere con le società concessionarie autostradali prevedono che le stesse, oltre a corrispondere un canone proporzionale ai pedaggi riscossi, debbano corrispondere anche un canone annuo in ragione di una certa percentuale sugli extra profitti generati dal concessionario per lo svolgimento delle attività commerciali sul sedime autostradale;
tra tali attività, definite collaterali, rientra l'esercizio di tutte quelle iniziative di rilevanza economica che si svolgono all'interno delle aree di servizio, quali ristorazione, vendita carburanti ed attività pubblicitarie;
tale canone, che non è fisso, solitamente viene versato all'Anas ma talvolta concorre al contenimento delle tariffe praticate agli utenti;
non essendovi una regolamentazione definita, i relativi proventi possono essere di ben cospicuo importo e sarebbe auspicabile avere accesso alla relativa rendicontazione;
con i decreti adottati si è prevista una forma di incrementi che sembrerebbe determinare per quanto risulta agli interroganti un sostanziale aumento dei pedaggi e, in assenza di più dettagliate informazioni, ingiustificato e ingiustificabile. Ad esempio sulla tratta Padova-Venezia (gestita da una società sostanzialmente pubblica) il pedaggio passa da 70 centesimi a 3 euro, con un incremento del 400 per cento. Per quanto attiene ai concessionari privati gli incrementi sarebbero altrettanto significativi: aumento dell'8,28 per cento sulla strada dei parchi in Abruzzo; del 6,26 per cento per l'Autocamionabile della Cisa, del 5,27 per l'autostrada tra Torino e Milano (un cantiere senza fine), del 5 per cento le Autostrade valdostane, così come per le tirreniche e per le Autostrade per l'Italia un aumento del 4,43 per cento;
tali incrementi tariffari sembrerebbero giustificati da non meglio definiti investimenti compiuti dai concessionari per l'ammodernamento della rete autostradale,
si chiede di sapere:
quale sia l'elenco delle opere di ammodernamento realizzate dalle concessionarie;
se le stesse risultino in regola con il versamento del canone previsto dalle convenzioni proporzionale ai pedaggi riscossi, nonché di quelli annui previsti in ragione di una certa percentuale sugli extra profitti generati dal concessionario per lo svolgimento delle attività commerciali sul sedime autostradale;
quali siano stati i criteri individuati per autorizzare tali aumenti tariffari.