Atto n. 4-01311

Pubblicato il 5 dicembre 2013, nella seduta n. 147

LUMIA , DI GIORGI , LO GIUDICE , ORRU' - Al Ministro dello sviluppo economico. -

Premesso che:

STM è, fino ad oggi, una società a capitale misto con una holding di controllo pubblica, a metà tra i Governi italiano e francese, con circa il 30 per cento di quote azionarie;

STM si occupa di microelettronica e produce circuiti integrati che hanno vasti campi di applicazione nell'automobile, negli elettrodomestici, nei computer, nella telefonia, nel wireless, nella diagnostica medicale e nell'elettronica di consumo;

la società occupa circa 50.000 dipendenti in 20 sedi dislocate nel mondo tra Europa, Asia ed Americhe;

in Italia è presente con due grandi insediamenti manifatturieri e alcuni centri di ricerca, per un totale di 10.000 dipendenti circa. A Catania, STM ha uno stabilimento manifatturiero ed una sezione di ricerca e sviluppo (progettazione, ingegneria di prodotto e marketing) che occupa circa 4.000 dipendenti. Di questi più del 90 per cento sono diplomati e laureati;

inoltre STM, sempre a Catania, ha costituito con Enel e Sharp una società denominata 3SUN che produce pannelli fotovoltaici e che occupa 400 dipendenti circa;

da anni, dopo lo straordinario periodo di investimenti e di sviluppo che ha dato vita alla cosiddetta "Etna Valley" (1995-2003), si sta assistendo a due fenomeni preoccupanti: una riduzione degli investimenti, a causa della crisi economica, e uno spostamento dei centri decisionali verso la Francia ed Agrat (Monza e Brianza), con conseguente ricaduta sulla crescita del sito catanese, che ha sempre avuto come suo punto di forza una straordinaria sinergia tra industria, università ed istituzioni;

pochi mesi fa sono stati annunciati dal management centrale della società dei nuovi piani d'investimento per STM in generale e per il sito catanese in particolare, con la prospettiva di rendere stabile l'occupazione e più sicuro il futuro produttivo dello stabilimento;

la decisione presa poche settimane fa dal Governo di vendere le quote azionarie STM di proprietà dello Stato italiano introduce un elemento di forte incertezza e preoccupazione. Una scelta che sottopone i nostri stabilimenti al rischio di disinvestimento e di delocalizzazione, se si considera che lo Stato francese non solo non intende vendere le proprie quote ma, al contrario, ha intenzione di investire 2 miliardi di dollari per il sito di Crolles;

senza la STM a Catania il Mezzogiorno non sarà più in grado di intercettare i fondi europei stanziati per il settore definito strategico della microelettronica, che con molta probabilità verranno attratti per la maggior parte dalla Francia e dalla Germania. Si parla di investimenti stimati in 100 miliardi di euro nel prossimo decennio, per arrivare al 20 per cento della produzione mondiale di semiconduttori in Europa (la quota attuale è del 10 per cento);

per la STM è necessario che si ripresentino quelle condizioni che prevedevano, fino a qualche anno fa, il potenziamento dello stabilimento di Catania al fine di realizzare una realtà all'avanguardia, in grado di competere alla pari sul mercato internazionale e di tutelare l'intero territorio;

eppure in Sicilia le potenzialità non mancano: ci sono aree disponibili, risorse professionali ed umane con know how elevatissimo, programmi di sviluppo, una realtà universitaria capace di interagire col tessuto imprenditoriale e di generare eccellenza,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo ritenga utile convocare le parti sociali al fine di approfondire e valutare i vari aspetti relativi alla vendita delle quote azionarie STM di proprietà dello Stato;

se ritenga opportuno, sul piano occupazionale, mantenere le quote azionarie STM di proprietà dello Stato ed anzi di puntare con decisione su un settore definito dall'Europa volano fondamentale per la ripresa economica;

se ritenga necessario istituire un tavolo di cooperazione con la Regione Sicilia, gli enti locali e i soggetti coinvolti per investire nel settore della microelettronica a partire dalla cosiddetta "Etna Valley", affinché essa diventi un distretto produttivo trainante dell'economia italiana.