Pubblicato il 3 dicembre 2013, nella seduta n. 145
FEDELI , DI GIORGI , GIANNINI , BENCINI , MARTINI , ROMANI Maurizio , CANTINI , CHITI , FILIPPI , GATTI , GHEDINI Rita , GRANAIOLA , MATTESINI , AMATI , BIGNAMI , BORIOLI , BUEMI , CASSON , CIRINNA' , DALLA ZUANNA , DE BIASI , DIRINDIN , FABBRI , FILIPPIN , IDEM , LAI , LIUZZI , MANASSERO , MATURANI , MOSCARDELLI , OLIVERO , PAGLIARI , PEGORER , SPILABOTTE , TOMASELLI , VERDUCCI , D'ADDA , LO GIUDICE , MARINO Mauro Maria , GIACOBBE , FAVERO , GUERRIERI PALEOTTI , PADUA , ORRU' - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, dell'interno e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
sono sette gli operai cinesi che hanno perso la vita nell'azienda "Ye-Life Teresa Moda" di via Toscana 63, Macrolotto, il 1° dicembre 2013;
si tratta di vittime del lavoro in Italia, operai morti in una delle 4.000 fabbriche di confezioni alla periferia sud del distretto pratese, gestite da imprenditori cinesi, trasformate anche in dormitorio per un numero non precisato di persone, costrette a vivere nei capannoni, lavorando senza soluzione di continuità: è così che a provocare il maggior numero di vittime è stato il crollo dell'edificio in quella parte di capannone adibito a dormitorio con piccole celle di 2-3 metri quadrati realizzate in cartongesso;
in una inchiesta di Silvia Pieraccini, pubblicata su "Il Sole 24 ore" già nell'agosto 2012, si descrive il luogo in cui è scoppiato l'incendio il 1° dicembre 2013, e si legge testualmente che: "Qui, dove fino a dieci anni fa c'erano le più belle fabbriche di tessuti e filati del distretto, oggi regnano decine e decine di aziende cinesi di pronto moda che sfornano abiti e magliette a prezzi stracciati, possibili solo perché dietro quelle produzioni - che possono fregiarsi dell'etichetta made in Italy - c'è un sistema organizzato di illegalità (lavorativa e fiscale) da far invidia ad Al Capone";
a differenza delle altre grandi e piccole chinatown sparse per l'Italia, però, Prato è un pezzo di industria che ogni anno fa volare dalla Toscana alla Cina, lungo percorsi non ufficiali, 500 milioni di euro e, nonostante ciò, come scrive Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, in una lettera aperta, "il distretto delle confezioni cinese di Prato agisce in una specie di extraterritorialità, è una sorta di delocalizzazione alla rovescia, dalla Cina al macrolotto di Prato, dove non esistono regole e dove tutto si basa essenzialmente sullo sfruttamento brutale dei lavoratori con paghe di un euro all'ora, stipati come topi nei soppalchi dormitorio dei capannoni dove si lavora, in condizioni che non sono assolutamente paragonabili a quelle degli immigrati italiani negli anni '60 perché nel distretto cinese delle confezioni si vive in condizioni che sono al di sotto dei fondamentali diritti umani, per cui non è esagerato parlare di condizioni di schiavitù";
il Presidente della Regione Toscana prosegue sottolineando come "questo sfruttamento brutale con orari di lavoro prolungato e notturno consente di produrre un economia al nero, che è la più grande del centro-nord d'Italia, garantendo una rendita enorme legata agli affitti dei capannoni e ad una produzione just-time, detta "pronto moda" che riempie i negozi delle città europee con abiti a basso costo";
in sostanza, il distretto pratese rappresenta l'area più ampia di lavoro nero e sommerso che esista nel Nord e Centro Italia, nella quale sono impiegati, secondo il Sindaco di Prato, Roberto Cenni, "ufficialmente 16.000, in realtà fra i 20.000 e i 40.000". È questa iperbolica incertezza a coincidere con la extraterritorialità crescente di cui ha scritto il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi;
le indagini della Direzione Antimafia e delle Procure mostrano poi il domino del racket della comunità cinese: la rete di produzione e smercio del distretto pratese, una sorta di Rosarno dell'abbigliamento piuttosto che dei pomodori o delle arance, è infatti governata da un racket cinese dell'usura e delle estorsioni che le fornisce i servizi necessari: in sostanza, un doppio regime fiscale;
inoltre, pur trattandosi di una cittadella asiatica di lungo corso, ancora si conoscono poco i relativi meccanismi di governance e non si sa quanto la funzionalità del guaxi (il sistema tradizionale di relazioni sociali) dia seguito a un vero e proprio coordinamento delle politiche industriali e commerciali sul territorio;
considerato che:
in merito ai controlli, all'indomani della tragedia, l'amministrazione comunale e la Procura di Prato hanno riferito i dati dei controlli effettuati dal 2009 ad oggi: 1.400 ispezioni ai capannoni, 600 sequestri di immobili affittati da proprietari italiani a ditte asiatiche, 26.000 fermi di macchinari non in regola con le più elementari norme anti-infortunistiche per un totale di 1,5 milioni di euro incassati nei casi di sequestro (contro i 220.000 euro nei 20 anni precedenti), più di 1.600 sanzioni amministrative per violazioni di vario tipo all'interno dei capannoni;
a febbraio 2013 è stata firmata una dichiarazione di intenti da parte di Provincia, Comuni, associazioni di categoria, sindacati, ordini e collegi, Asl ed Inail per accrescere l'attenzione alla sicurezza sul lavoro e contribuire a creare aziende virtuose, premiando la loro qualità nell'affidamento degli appalti: l'accordo intende mettere in primo piano la sicurezza e la salute dei lavoratori impegnando le parti alla realizzazione di buone pratiche in materia di affidamento in appalto dei lavori pubblici;
a marzo 2013 si è registrata la seconda iscrizione di un cinese nell'Unione industriale pratese, in dieci anni, mentre ad oggi non risultano lavoratori cinesi iscritti ai sindacati;
a maggio 2013, al fine di potenziare l'attività di prevenzione e vigilanza sui luoghi di lavoro per porre un freno agli infortuni ed alle malattie professionali, è stato inoltre siglato un Protocollo d'intesa tra l'Azienda USL 4, e la Procura della Repubblica di Prato;
ancora, ad ottobre 2013, alla presenza del Ministro dell'interno, Angelino Alfano, è stato sottoscritto il Patto per Prato Sicura, strumento attivo fin dal 2007 - ma che doveva essere aggiornato - e finalizzato a consolidare la cooperazione tra Governo e istituzioni locali nell'azione di contrasto alle varie forme di illegalità;
con riguardo specifico alla tragedia di Prato, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha sottolineato che il distretto rientra nei 100.000 controlli effettuati sulle imprese fino a oggi dal Ministero e che le "irregolarità complessive riscontrate ammontano al 76 per cento a fronte del 63 per cento medio della Toscana";
lo stesso Ministro ha inoltre fatto sapere che, presso il relativo Dicastero, si sta predisponendo il Piano controlli 2014, piano che prevede, in realtà, un protocollo speciale per il distretto pratese sin dal 1991;
rilevato che:
l'assessore alla sicurezza del Comune di Prato, Aldo Milone, ha dichiarato che "da anni denunciamo quello che sarebbe potuto accadere in questi dormitori clandestini, ma non siamo stati ascoltati. Da solo il Comune non ce la fa a vincere questa battaglia";
la Cgil di Prato parla di "tragedia annunciata, diretta conseguenza di condizione gravissima di vita e di lavoro nella quale sono costretti in grande promiscuità persone in condizioni di estrema debolezza, perché ai margini della legalità e quindi in una situazione tale da non poter ribellarsi";
quello che colpisce di più il Segretario Generale della Cgil, Susanna Camusso, con riguardo al dramma umano verificatosi a Macrolotto, è la circostanza per cui tale evento è accaduto "in una città italiana, di lavoro e industria, un distretto famoso nel mondo che oggi si presenta con le fabbriche dormitorio, con le sbarre alle finestre, con il lavoro ridotto alle condizioni opprimenti di un carcere. In quelle condizioni" prosegue Camusso, "siamo alla schiavitù vera e propria";
Sergio Spiller, Segretario Generale aggiunto Femca e responsabile comparto tessile, in una nota, commenta la tragedia sottolineando come "non è la prima volta che vengono individuate fabbriche gestite in questo modo senza rispetto delle minime regole del lavoro, della sicurezza e della dignità umana" e che, "in rapporto con la dimensione del problema, gli strumenti per intervenire (a partire dagli organi di controllo pubblici) si dimostrano assolutamente insufficienti";
anche il Segretario generale Uiltec, Paolo Pirani, parla di una "tragedia del lavoro nero e dell'immigrazione che non doveva accadere" e chiede che ci si "inizi a interrogare realmente sulla nostra capacità di intervenire per impedire che accadimenti di questo tipo segnino dolorosamente le vicende del lavoro nel nostro Paese";
Andrea Cavicchi, presidente dell'Unione industriale pratese, sottolinea come "Le condizioni di vita in questi capannoni mettono a repentaglio la vita. Dobbiamo combattere questo tipo di attività imprenditoriale illegale", tale per cui, tra l'altro, "L'immagine del distretto che passa all'esterno è falsata";
le associazioni di categoria manifestano poi forte preoccupazione per la strumentalizzazione mediatica della tragedia di via Toscana: "Quanto sta emergendo dai report dei media è il racconto di una illegalità diffusa, ma che in realtà riguarda solo una parte dell'imprenditoria cinese e non la totalità delle imprese del tessuto produttivo pratese";
è quindi lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a sottolineare, in una lettera indirizzata al Presidente della Regione Toscana, relativamente alla tragedia che ha suscitato "orrore e compassione in tutti gli italiani", la "necessità di un esame sollecito e complessivo della situazione che ha visto via via crescere a Prato un vero e proprio distretto produttivo nel settore delle confezioni, in misura però non trascurabile caratterizzato da violazione delle leggi italiane e dei diritti fondamentali dei lavoratori ivi occupati";
"al di là di ogni polemica o di una pur obbiettiva ricognizione delle cause che hanno reso possibile il determinarsi e il permanerne di fenomeni abnormi" ha concluso il Presidente "sollecito a mia volta una serie di interventi concertati al livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento - senza porle irrimediabilmente in crisi - realtà produttive e occupazionali che possono contribuire allo sviluppo economico toscano e italiano";
il presidente della Repubblica ha quindi parlato di "emergenza umanitaria" in una "enclave fuori legge", chiamando in causa il Governo cinese, da sempre restio a collaborare, e quello italiano, in vista di una lettera che scriverà al Presidente del Consiglio dei ministri Letta per sollecitare interventi legislativi;
valutato che:
come sottolineato dal presidente della Regione Toscana, la vicenda di Prato "non si può risolvere affrontandola solo sul piano sociale, con interventi pur necessari di integrazione, sulla scuola e la sanità, già sviluppati a buon livello, né semplicemente sul piano repressivo, soprattutto se questo si limita ad azioni dimostrative, anziché esercitare una pressione verso la legalità in modo costante e coerente";
è dunque necessario conciliare la convivenza con le comunità cinesi ed il pieno rispetto della nostra civiltà e dei diritti elementari del lavoro, così come prescritti dalla Costituzione italiana, dalla legge e dai contratti collettivi nazionali di lavoro: senza tollerare alcuna zona franca nello Stato di diritto, è fondamentale che, contestualmente, si costruisca un dialogo che veda protagoniste le autorità dei due Paesi e passi, però, anche dentro la società civile;
al fine di favorire la riemersione del lavoro illegale e, insieme, proteggere un'economia non più affidata allo schiavismo, lo Stato italiano deve rivendicare a sé l'autorità che gli compete in un proprio prezioso territorio come quello toscano e, più in particolare, pratese, trovando con l'interlocutore cinese il compromesso adeguato,
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni in merito alla situazione riportata in premessa;
se i Ministri in indirizzo non ritengano necessario e urgente attivarsi affinché sia potenziata l'attività ispettiva nei territori interessati, al fine di combattere lo sfruttamento dei lavoratori e di ripristinare condizioni di parità di accesso al mercato per tutte le aziende;
se e come intendano procedere, attraverso le strutture preposte dei propri Dicasteri, al fine di assicurare la tempestiva apertura di un tavolo di concertazione che affronti, con tutti i poteri dello Stato, con le associazioni di categoria e i sindacati, quella che è ormai una realtà extranazionale ed extralegale di sfruttamento e schiavitù nel cuore dell'Italia, promuovendone la trasformazione in un una grande occasione di crescita, di sviluppo e di integrazione per il distretto pratese, ma anche per la Toscana e l'Italia tutta che, per tale via, potrebbe addirittura costituire il più grande e potente distretto delle confezioni d'Europa;
se, conseguentemente, non ritengano che si debba procedere alla predisposizione di un piano nazionale straordinario, efficace ed effettivo, di contrasto al lavoro nero e sommerso, nel quale si prevedano iniziative legislative in grado di conciliare misure di carattere giuslavoristico, fiscale e industriale, insieme a disposizioni normative volte all'integrazione della comunità cinese nel nostro tessuto economico e sociale.