Pubblicato il 12 giugno 2013, nella seduta n. 39
PUGLISI , MARTINI , LEPRI , MATURANI , TONINI , AMATI , BERTUZZI , CARDINALI , CHITI , CIRINNA' , CUCCA , D'ADDA , DI GIORGI , FAVERO , FINOCCHIARO , FORNARO , GOTOR , LO GIUDICE , LUMIA , MATTESINI , MOSCARDELLI , ORRU' , PADUA , PAGLIARI , PEZZOPANE , RICCHIUTI , ROSSI Gianluca , RUSSO , SPILABOTTE , SOLLO , VALENTINI , VATTUONE , VERDUCCI , SPOSETTI
Il Senato,
premesso che:
l'Italia è agli ultimi posti in Europa negli indicatori principali relativi al benessere e ai diritti dell'infanzia;
come hanno avuto modo di denunciare il dossier di Save the children e il rapporto Unicef, si è di fronte ad una vera e propria emergenza infanzia: due milioni di bambini italiani vivono al di sotto della soglia di povertà, circa 950.000 di questi hanno un'età compresa tra zero e sei anni e il 23,7 per cento di questi vive in stato di deprivazione materiale. Molte sono le segnalazioni di enti locali del crescente numero di bambini e bambine che arrivano a scuola la mattina senza aver consumato un pasto adeguato la sera precedente;
la povertà minorile non è solo un fenomeno inaccettabile dal punto di vista etico e della violazione dei diritti. È una pesante ipoteca sul futuro di centinaia di migliaia di bambini e bambine e una zavorra per il futuro del Paese;
la critica situazione economica che sta attraversando il Paese viene pagata duramente dalle nuove generazioni e rischia di creare nei prossimi anni importanti mutamenti socio-economici;
considerato che:
la situazione è certamente peggiorata con la crisi economica, ma è frutto soprattutto di politiche carenti e frammentarie, lontane da quelle degli altri Paesi europei;
in Italia negli ultimi anni c'è stata una costante riduzione dei finanziamenti destinati a famiglie, infanzia e maternità; il Fondo nazionale delle politiche sociali è passato da 1 miliardo di euro nel 2007 a 45 milioni nel 2013;
sono stati tagliati i fondi alla scuola pubblica e ai bilanci degli enti locali, rendendo insostenibili quelle reti di welfare inclusivo anche nelle realtà in cui queste esistono;
complessivamente, nello studio Unicef che ha esaminato le condizioni di vita dei bambini dei 29 Paesi dalle economie più avanzate, l'Italia si trova al ventiduesimo posto della lista;
nello specifico, l'Italia è nelle retrovie in particolare per quanto riguarda l'istruzione (al venticinquesimo posto), si trova al ventiduesimo per la partecipazione a forme di istruzione superiore, al ventiquattresimo per i risultati scolastici conseguiti;
la povertà è infatti strettamente legata anche al fenomeno della dispersione scolastica, limita le opportunità educative e di crescita, aggrava i già pesanti divari territoriali che affliggono il Paese;
la povertà minorile influisce pesantemente anche sulle cure mediche e la prevenzione sanitaria, che sono drasticamente crollate di fronte ad una mancanza di mezzi economici delle famiglie, e sulla qualità dell'alimentazione dei bambini e delle bambine, e degli adolescenti;
il dato ancora più drammatico è l'allontanamento dei minori dal nucleo familiare per questioni di indigenza della famiglia di origine, che arriva alla perdita, il più delle volte, della capacità genitoriale. E il disagio dei minori e degli adolescenti allontanati dalla famiglia resta, nella società, non solo irrisolto, ma in gran parte ignorato,
impegna il Governo:
1) ad adottare con la massima urgenza politiche di crescita atte a superare la crisi economica che ha impoverito soprattutto le famiglie che hanno al loro interno figli minori;
2) ad adottare una strategia nazionale e un piano di azione, che prevedano una pluralità di misure, perché la povertà agisce su diverse dimensioni e non ci può essere un unico strumento valido per affrontarla;
3) a prevedere misure urgenti ed interventi di sostegno per consentire ai minori di essere educati nell'ambito della propria famiglia;
4) a rifinanziare in modo adeguato la legge n. 285 del 1997, recante "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza";
5) ad istituire un Fondo nazionale da attribuire agli enti locali su parametri che tengano in considerazione le condizioni di povertà minorile e che permettano la garanzia di diritti di cittadinanza, come il diritto all'istruzione, alla fruizione delle mense e del trasporto scolastico;
6) a stabilire meccanismi di tipo sostitutivo per evitare che finanziamenti e obiettivi concordati con le regioni e gli enti locali non vengano, rispettivamente, utilizzati e rispettati;
7) a diffondere le buone pratiche di contrasto alla povertà minorile già esistenti in Italia;
8) a dare immediata attuazione alla delega di cui all'articolo 2 (rubricato "Delega al Governo per la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione") della legge 10 dicembre 2012, n. 219, recante "Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali";
9) ad adottare le iniziative necessarie affinché le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercenti la potestà genitoriale non siano di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia;
10) a prevedere rigorosi controlli nelle strutture che ospitano i minori su tutto il territorio nazionale;
11) a prevedere un serio piano di contrasto alla dispersione scolastica;
12) a reperire le risorse necessarie per attuare un piano strategico di contrasto alla povertà minorile e giovanile finalizzato all'inclusione lavorativa dei giovani che escono dalle comunità di tipo familiare, considerato che tali risorse non devono essere considerate una spesa che crea debito, ma un investimento sul capitale umano e sullo sviluppo e la crescita del Paese.