Pubblicato il 3 luglio 2012, nella seduta n. 756
AMATI , CONTINI , ADAMO , ANTEZZA , ARMATO , BAIO , BASSOLI , BASTICO , BERTUZZI , BIONDELLI , CARLONI , CHIAROMONTE , DONAGGIO , FIORONI , FONTANA , GRANAIOLA , MAGISTRELLI , MAZZUCONI , PIGNEDOLI , PORETTI , SERAFINI Anna Maria , SOLIANI
Il Senato,
premesso che:
l'8 luglio 2012 si svolgerà a Tokyo la conferenza internazionale sullo sviluppo dell'Afghanistan che, in prosecuzione della Conferenza di Bonn del dicembre 2011, si occuperà di determinare gli aiuti economici per favorire la stabilità e la sicurezza del Paese centro-asiatico quando, nel 2014, sarà completata la missione dell'International security assistance force (ISAF);
l'intervento internazionale in Afghanistan dura da più di un decennio e dalla guerra contro il regime talebano esso si è presto evoluto nel sostegno alla difficile e lunga fase di transizione, volta a realizzare il passaggio di consegne del controllo della sicurezza in mani afghane. In questo tempo, il territorio è stato ampiamente distrutto, con un impoverimento drammatico della popolazione, che ha sopportato notevoli perdite umane, che continua a subire gli effetti di una grave arretratezza economica e civile, l'assenza di servizi, la fragilità di un sistema di governo inidoneo ad assicurare il controllo del territorio, specie contro la preoccupante diffusione del narcotraffico e della corruzione;
la fragilità delle istituzioni democratiche e di un tessuto sociale che dovrebbe legare insieme le diverse etnie e culture locali nonché il rischio che i talebani possano riprendersi la guida del Paese giustificano la ricerca di forme di cooperazione con il Governo afghano per accrescere la pace e la sicurezza interni, favorire la ripresa economica e lo sviluppo sociale. All'impegno concreto dei Paesi donatori, l'Afghanistan dovrà corrispondere mediante iniziative di controllo nella gestione degli aiuti e mediante un percorso di riforme democratiche in grado di contrastare la corruzione e di tutelare i diritti umani;
tra gli impegni da richiamare in cima all'agenda politica dell'Afghanistan sta, certamente, il riconoscimento e l'effettiva promozione dei diritti delle donne, della parità di genere e l'affermazione di una migliore condizione delle donne nella vita pubblica e privata. È difficile pensare che in assenza di vincoli agli aiuti e del sostegno alla società civile, le più recenti acquisizioni in fatto di diritti possano resistere contro i rigurgiti fondamentalisti, e, soprattutto, contro la volontà di pacificazione interna anche attraverso un negoziato con i talebani;
l'importante legge contro la violenza alle donne (Evaw), approvata nel 2009, con il contributo italiano sia alla redazione sia alla creazione di prime "Gender Units" presso alcune Procure generali, sta incontrando difficoltà attuative;
il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione n. 1325 su "Donne, pace e sicurezza", che implica un più diretto coinvolgimento del punto di vista femminile nella risoluzione dei conflitti internazionali,
impegna il Governo:
1) a svolgere un ruolo attivo e partecipe alla Conferenza di Tokyo sull'Afghanistan, chiedendo che gli aiuti economici siano condizionati ad un impegno di affermazione dei diritti;
2) ad insistere perché le donne partecipino attivamente ai negoziati per la pacificazione e siano considerate soggetti di diritto con i quali promuovere luoghi di discussione ed individuare piani di azione per la ricostruzione afghana;
3) a sollecitare la destinazione di risorse ad azioni positive in favore dei diritti e delle opportunità, valorizzando le forze migliori della società civile afghana, che più direttamente conoscono la realtà e sono riconosciute e legittimate dalla popolazione;
4) a dimostrare, fin dalla Conferenza di Tokyo, che la diminuzione di risorse destinate alla cooperazione e allo sviluppo non avrà riflessi negativi sull'impegno italiano in favore dell'eguaglianza di genere e dell'empowerment femminile, ambito nel quale il nostro Paese ha sempre mostrato un reale interesse ed un'ampia elaborazione culturale e politica.