Pubblicato il 7 giugno 2012, nella seduta n. 739
AMATI , CHIAROMONTE , GRANAIOLA , PERDUCA , PORETTI - Ai Ministri della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali. -
Premesso che:
negli anni sono state numerose le denunce che le associazioni animaliste, in particolare l'Ente nazionale per la protezione degli animali e la Lega antivivisezione, hanno presentato per il caso delle cosiddette "mucche a terra", ovvero animali che per essere stati ipersfruttati per la produzione di latte non sono più in grado di deambulare, e sono costretti a vivere in uno stato di profonda prostrazione e sofferenza;
per questo motivo tali mucche vengono prematuramente, ovvero già intorno ai due anni di vita, destinate al macello;
a quanto risulta agli interroganti, del caso delle cosiddette "mucche a terra" si è occupata anche la trasmissione televisiva "Striscia la notizia", che nei servizi del 26 marzo 2009 e del 25 maggio 2012 ha denunciato, attraverso immagini e commenti, i numerosi maltrattamenti a cui tali animali vengono sottoposti prima di essere macellati;
le immagini mostrano inoltre l'utilizzo, da parte degli allevatori, di pratiche crudeli e strazianti nei confronti di tali animali, come, ad esempio, l'utilizzo di trattori per spingere gli animali a salire sui camion per essere condotti al macello;
tale pratica è suscettibile di integrare il reato di maltrattamento di animali, punito ai sensi dell'articolo 544-ter del codice penale;
sono numerosi, inoltre, gli osservatori appartenenti ad organizzazioni non governative internazionali che, attraverso la produzione di materiale video, hanno denunciato alle autorità italiane responsabili dei controlli e della gestione gli scandalosi abusi commessi dagli allevatori su tali animali;
su tale problema, le associazioni hanno presentato un dossier presso gli uffici competenti dell'Unione europea chiedendo una sanzione esemplare nei confronti del nostro Paese nonché l'avvio di un accertamento di tali pratiche;
da alcune immagini video risulterebbe inoltre che alcuni dei maltrattamenti sarebbero avvenuti in presenza di medici veterinari;
il medico veterinario, nell'esercizio della sua professione in qualità di dipendente del servizio veterinario pubblico, è definito "veterinario ufficiale", poiché ai sensi dell'art. 357 del codice penale è a tutti gli effetti un pubblico ufficiale e agente di polizia giudiziaria ai sensi dell'articolo 55 del codice di procedura penale;
il codice deontologico della professione veterinaria, che consta di un insieme di precetti che la Federazione nazionale degli ordini dei veterinari italiani (Fnovi) ha approvato per regolare il corretto esercizio della professione veterinaria, all'art. 1 evidenzia l'esigenza di assicurare il rispetto degli animali e del loro benessere in quanto esseri senzienti;
i comportamenti gravemente omissivi, se non addirittura criminosi, commessi da alcuni veterinari anche in veste di pubblici ufficiali, ledono inevitabilmente l'immagine dell'intera categoria dei veterinari, per giunta pubblici ufficiali;
appare gravissimo che un simile reato sia stato commesso proprio da medici veterinari, che hanno il dovere di prevenire il maltrattamento degli animali come prescritto dalla normativa vigente,
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative i Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di competenza, intendano adottare per garantire il rispetto della normativa vigente in ordine all'allevamento, al trasporto, alla tutela e al rispetto degli animali;
se non ritengano necessario avviare in tempi brevissimi verifiche e controlli straordinari presso tutte le aziende presenti sul territorio nazionale che operano nel settore dell'allevamento, del trasporto e della macellazione degli animali, in primis presso quelle aziende denunciate dalle associazioni nazionali ed internazionali e dalle informazioni riportate nei servizi televisivi richiamati;
quali provvedimenti intendano adottare nei confronti di coloro che si siano resi responsabili di comportamenti chiaramente lesivi nei confronti di tali animali, soprattutto se nell'esercizio della professione veterinaria;
se non ritengano che i pesanti maltrattamenti riservati a detti animali siano profondamente in contrasto con quanto previsto dalla legge n. 189 del 2004 concernente il divieto di maltrattamento degli animali, e pertanto siano gravemente offensivi del sentimento e dell'attenzione che oggi gran parte dei cittadini nutre nei confronti di tutti gli animali.