Pubblicato il 21 giugno 2007
Seduta n. 173
SALVI , RUSSO SPENA , PALERMI , BULGARELLI , PISA , BOCCIA Maria Luisa , MARTONE , DEL ROIO , DI LELLO FINUOLI , MELE
Il Senato,
considerato l'impegno quinquennale dell'Italia nel sostenere la riforma del settore giustizia in Afghanistan con lo stanziamento di un totale di 50 milioni di euro;
sottolineando l'urgenza di una profonda riforma che possa contribuire a creare un clima di certezza del diritto, condizione essenziale per la pacificazione e riconciliazione del Paese;
riconoscendo l'urgenza di contribuire a sbloccare il processo di riforma tutt'ora caratterizzato dall'inerzia delle istituzioni afgane, laddove il progetto di riforma giace tutt'ora nelle Commissioni miste di esperti afgani e internazionali;
evidenziando come qualsiasi programma di riforma della giustizia debba essere accompagnato da un impegno altrettanto robusto per la tutela e il ripristino dei diritti umani;
ricordando a tal riguardo il caso di Rahmatullah Hanefi (funzionario dell’organizzazione umanitaria Emergency) tenuto prigioniero e poi prosciolto dalle accuse di “amicizia con i Talebani” e di “contiguità con Al Qaeda” formulate dal Governo Karzai, solo per aver svolto per conto del Governo italiano, un ruolo indispensabile di mediazione per la liberazione del giornalista de "La Repubblica" Daniele Mastrogiacomo e di Gabriele Torsello;
sottolineando come tale episodio abbia messo a grave rischio la sicurezza di tutto il personale di Emergency, obbligando l'ONG a rinunciare all'impegno che da nove anni svolgeva in Afghanistan assistendo oltre un milione e mezzo di persone, prevalentemente bambini e civili;
riconoscendo l'impegno e la costanza del Governo italiano nella straordinaria mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale per il proscioglimento di Hanefi, trattenuto senza alcuna concreta imputazione e in violazione degli standard internazionali;
evidenziando la drammaticità della situazione nel penitenziario di Pol-i-Chark, a venticinque chilometri da Kabul, in via di trasformazione in carcere di massima sicurezza, e in particolare del settore femminile, dove sono tutt'ora segregate settanta giovani donne con cinquanta figli piccoli; la gravità della situazione delle condizioni di vita nel penitenziario è stata confermata anche in recenti rapporti di campo;
esprimendo preoccupazione per l'alto numero di vittime civili causate dai combattimenti in corso tra truppe ISAF-afgane e insorti talebani,
impegna il Governo:
a porre, nella Conferenza internazionale sul sistema giudiziario afgano (indetta a Roma per il prossimo 3 luglio 2007) l’inderogabile necessità, da parte delle autorità afgane, di osservare il pieno rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali;
a sostenere processi di riconciliazione nazionale, nonché la creazione di una commissione per la verità e la giustizia che possa far luce sulle violazioni dei diritti umani occorse prima, durante e dopo la caduta del regime talebano e che permetta di identificare i responsabili, e sottoporli a processi conformi agli standard internazionalmente riconosciuti;
a chiedere chiarimenti al Governo afgano sul caso Hanefi e sulla situazione nelle carceri afgane, in particolare sul penitenziario di Pol-i-Chark, finanziato dal Governo italiano, e nel contempo contribuire a risolvere l'emergenza delle donne ivi detenute sulla base di processi svolti secondo il codice tribale;
proporre la liberazione di quelle detenute e l'affidamento del caso alla commissione afgana sui diritti umani e a un collegio di giuristi che possa procedere alla loro riabilitazione, nonché il finanziamento di un programma di assistenza a questo gruppo di donne e bambini;
rappresentare la preoccupazione del Governo rispetto all'incolumità fisica della deputata Malalai Joia di recente espulsa dal parlamento afgano, ripetutamente minacciata di morte per le sue attività di denuncia delle responsabilità per le violazioni dei diritti umani nel Paese.