Pubblicato il 6 maggio 2021, nella seduta n. 324
LANNUTTI , ANGRISANI , CORRADO - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
la società Autostrade per l'Italia S.p.A. (ASPI) gestisce 2.857 chilometri di rete autostradale in Italia sulla base della convenzione unica sottoscritta in data 12 ottobre 2007 con l'allora ente concedente ANAS S.p.A. (ruolo oggi attribuito al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti);
Atlantia è la società che controlla con l'88,06 per cento ASPI;
nonostante la famiglia Benetton sia apparentemente il principale investitore di Atlantia con il 30,25 per cento, in realtà, direttamente o indirettamente, almeno il 43,52 per cento delle azioni di Atlantia è in mano a due fondi d'investimento statunitensi: Vanguard Group e BlackRock, che sono a loro volta uno proprietario dell'altro. Una quota polverizzata in tanti pacchetti azionari minori, tutti appartenenti a società controllate da BlackRock e Vanguard Group. In altre parole, non sarebbero i Benetton coloro che controllano il pacchetto di maggioranza;
considerato che:
il consiglio di amministrazione di Atlantia ha convocato «il 31 maggio 2021 l'assemblea degli azionisti della società per l'esame dell'offerta vincolante per l'acquisto dell'intera partecipazione dell'88,06 per cento del capitale detenuto da Atlantia in Aspi presentata dal consorzio formato da Cassa depositi e prestiti (Cdp), Blackstone e Macquarie»;
Blackstone è un fondo d'investimenti statunitensi, i cui azionisti principali sono Vanguard Group e BlackRock con il 15,02 per cento. Macquarie è una banca d'investimenti australiana i cui azionisti principali sono Vanguard Group e BlackRock con il 13,09 per cento. In altre parole, gli statunitensi Vanguard Group e BlackRock uscirebbero dalla finestra con la liquidazione delle quote di Atlantia in ASPI e rientrerebbero dalla finestra con la loro presenza nel nuovo consorzio. Tutto cambia perché nulla cambi;
considerato, inoltre, che:
il Piano economico finanziario di ASPI presentato continua a registrare un'esorbitante remunerazione per gli azionisti (da stime elaborate dagli Uffici dell'Autorità, risulterebbe un Tir degli azionisti superiore al 40 per cento) e, contestualmente, un continuo ricorso all'indebitamento apparentemente finalizzato ad assicurare l'erogazione dei dividendi, piuttosto che il rafforzamento patrimoniale della società, al fine di garantire la sostenibilità economica e finanziaria del progetto;
in attesa del Cda del 31 maggio, da notizie di stampa si scopre che dopo aver ottenuto alcuni mesi fa 332,8 milioni di aiuti per i mancati incassi nel periodo marzo-giugno 2020 causa COVID, ora la concessionaria pretenderebbe una seconda tranche facendo salire il prezzo della società da 9 miliardi e 100 milioni a 9 miliardi e mezzo, 400 milioni in più del pattuito, nonostante Atlantia abbia scelto il regime del non riequilibrio dei piani finanziari e delle tariffe e quindi non avrebbe diritto ad alcun sostegno per le perdite. E secondo quanto riportato da articoli di stampa, «al Ministero sono propensi ad accettare la richiesta»,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se non ritengano che ASPI sia una società strategica e, per questo, non debba continuare a essere controllata direttamente o indirettamente da fondi d'investimento stranieri;
se, alla luce di quanto riportato in premessa, vogliano rivedere la composizione del consorzio che rileverà la quota di maggioranza di ASPI da Atlantia;
se corrisponda al vero quanto riportato dalle testate giornalistiche a proposito del riconoscimento dei ristori in favore degli azionisti di Atlantia, in ragione dei minori introiti registrati nel periodo luglio-dicembre 2020 per effetto della pandemia da COVID-19 e stimati in circa 400 milioni di euro;
se corrisponda al vero quanto evidenziato, in tal caso quali iniziative si intendano assumere per evitare che il denaro pubblico, da una parte produca ristori, per i minori introiti da gestione, e dall'altra parte, lo stesso quantificato ammontare si configuri addirittura come ulteriore onere di spesa a carico dello Stato nella procedura di valutazione del valore della società Autostrade per l'Italia S.p.A., da parte del consorzio guidato da Cassa Depositi e Prestiti;
quale sia l'opinione dei Ministri in merito al Piano economico finanziario di ASPI, che continua a registrare un'esorbitante remunerazione per gli azionisti, facendo indebitare ancor di più la società.