Atto n. 4-04584

Pubblicato il 29 settembre 2015, nella seduta n. 512
Risposta pubblicata

CENTINAIO - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. -

Premesso che:

la copia privata è il diritto che un consumatore ha di copiare un contenuto legittimamente acquistato (non pirata) su altri dispositivi di sua proprietà. I contenuti copiati non possono essere ceduti a terzi a nessun titolo, anche non oneroso. Per poter avere questo diritto (che però è sempre più difficile esercitare perché può essere svolto solo nel rispetto delle misure di protezione anticopia) il consumatore è tenuto al pagamento di un compenso che grava non sui contenuti stessi (almeno quelli copiabili) ma su supporti e apparecchi. Per semplicità di gestione, il compenso viene versato alla SIAE da chi importa o produce i prodotti assoggettati, che poi carica quest'onere sulla filiera (con incremento di IVA) fino ad arrivare a consumatore finale;

la SIAE si occupa oltre che della raccolta, anche della ridistribuzione di questi compensi, sottratti i propri costi, seguendo alcune indicazioni di legge (per esempio sulle percentuali tra diverse categorie di aventi diritto) e stabilendo autonomamente altri parametri di ripartizione (come per esempio l'incidenza di quota audio e di quota video e così via);

la questione può sembrare puramente tecnica e per addetti ai lavori, ma il fatto che a pagare siano, più o meno consapevolmente, i cittadini, ne fa una questione di forte interesse pubblico: si tratta di milioni e milioni di euro che escono dalle tasche degli utenti di tecnologia a prescindere completamente dal fatto che, con i loro apparecchi, facciano uso o meno di contenuti tutelati da diritto d'autore;

l'"equo compenso" per la copia trova la sua fonte giuridica primaria nella direttiva 2001/29/CE sul diritto d'autore, e si basa sulla presunzione che i consumatori utilizzino dispositivi tecnologici o memorie per effettuare copie di materiale protetto da diritto d'autore; il decreto del Ministero per i beni e le attività culturali del 30 dicembre 2009 estende il compenso sulla copia privata, che si applicava solo a Cd e Dvd vergini, a tutti i prodotti che integrano una memoria o un hard disk, come ad esempio telefoni cellulari, personal computer, decoder, prevedendo per questi prodotti un compenso fisso proporzionale alla memoria. Si paga una sorta di dazio anche se sui propri personal computer, smartphone o chiavette ci si limita a salvare solo foto personali;

successivamente il "decreto Franceschini" del 20 giugno 2014 ha modificato al rialzo l'ammontare dei compensi;

considerato che:

con l'evoluzione del mercato digitale, i consumatori che acquistano musica e film, legalmente, da piattaforme on line, pagano già a monte i diritti d'autore per poterne fruire o per produrne copia, e perde ogni logica continuare ad imporre quella che diventa una vera e propria tassa sui dispositivi tecnologici, costringendo di fatto l'utente a pagare due volte;

il compenso sulla copia privata deve essere pagato da fabbricanti, importatori, distributori, commercianti e chiunque commercializzi i prodotti assoggettati al compenso; la SIAE riscuote questo compenso e lo ripartisce ad autori, produttori, editori e interpreti;

visto che:

le associazioni dei consumatori hanno espresso le loro preoccupazioni sul possibile aumento dei prezzi al consumatore che potrebbe derivare dall'attuazione del decreto, anche se la SIAE aveva assicurato che i prodotti non avrebbero subito aumenti, ma al contrario, una volta entrato in vigore il decreto del 2014, Apple ha subito aggiornato i propri listini dei prezzi aumentandoli esattamente dell'importo dell'equo compenso più IVA e ad Apple ha fatto seguito Samsung;

infatti, i compensi per copia privata (con valori al netto di IVA) sono: smartphone (32 GB o più) 5,20 euro; televisione con funzione PVR 4 euro; personal computer fissi o portatili 5,20 euro e hard disk 1 TB 20 euro;

le leggi di mercato insegnano che ad un aumento come questo seguirà necessariamente una ripercussione sul prezzo finale dei prodotti, che sarà conseguentemente sopportata dal consumatore finale. Pertanto, un aumento della portata prospettata non è accettabile senza un contestuale preciso impegno del Ministero a vigilare sull'andamento dei prezzi dei supporti;

le nuove tariffe, seppur con un mercato dell'elettronica pressoché fermo, stanno portando introiti doppi nelle casse della SIAE: già nel bilancio preventivo 2015, SIAE aveva previsto un netto incremento, con una raccolta stimata di 117,5 milioni di euro, contro i 67,1 milioni del bilancio 2013. In realtà, la situazione a consuntivo sarà ancora più rosea per gli aventi diritto: SIAE stessa stima di andare oltre il proprio preventivo, raggiungendo e probabilmente superando i 120 milioni di euro. Questa previsione è decisamente realistica: infatti SIAE, secondo i dati che la società stessa ha rivelato, ha già messo a segno incassi sul fronte copia privata per ben 80 milioni di euro nel periodo gennaio-luglio 2015, con una media, quindi, di quasi 11,5 milioni al mese. I 5 mesi mancanti dovrebbero portare quindi nelle casse più o meno altri 50 milioni di euro e più, con una raccolta lorda per copia privata che potrebbe quindi attestarsi intorno ai 130 milioni, due euro a testa all'anno per ogni cittadino, neonati e anziani compresi, che gli italiani stanno pagando senza saperlo, per avere un diritto che in larghissima parte non esercitano;

proprio la copia privata, ipotizzando il resto della raccolta dei diritti d'autore sostanzialmente stabile, finirà per pesare per circa il 20 per cento del totale dei diritti intermediati da SIAE. Una cifra importante che muove molti interessi e che meriterebbe una contabilità separata;

uno studio commissionato dal Ministero dei beni culturali e delle attività culturali e del turismo ha dimostrato come le copie private, nel nuovo scenario tecnologico digitale, siano in netta diminuzione e che, quale conseguenza, le tariffe per l'equo compenso dovevano essere adeguate sì, ma al ribasso;

preso atto che:

il Ministero, nell'emanazione del decreto del 30 dicembre 2009, aveva considerato necessario il monitoraggio delle dinamiche reali del mercato dei supporti e degli apparecchi interessati dal prelievo per copia privata, ritenendo opportuno proporre l'istituzione di un tavolo di lavoro tecnico, le cui analisi e proposte potessero essere di supporto all'aggiornamento del decreto stesso;

è stato istituito un "osservatorio" che ha assunto una posizione collaborativa rispetto a SIAE, pregiudicando così gli interessi degli autori più giovani e meno famosi che beneficiano pochissimo o a volte per nulla dei proventi dell'equo compenso a causa dell'iniquità in sede di redistribuzione operata da SIAE;

ritenuto che il rendiconto di gestione 2014 di SIAE evidenzia una situazione debitoria verso gli aventi diritto oramai stabilmente sopra i 900 milioni di euro e una chiusura in leggero attivo solo grazie ai 40 milioni di interessi maturati sul capitale non ancora distribuito, restituendo una fotografia generale della SIAE pressoché analoga a quelle degli ultimi anni: la società sarebbe in grave deficit se non avesse i proventi finanziari, ovverosia le rendite del capitale investito in banche, fondi, obbligazioni e titoli. Infatti il margine operativo di SIAE vede un deficit di quasi 27 milioni di euro, stabile rispetto allo scorso anno: la società perde quindi stabilmente diverse decine di milioni di euro nella sua gestione tipica, l'intermediazione di diritti, mentre SIAE nel corso del 2014 ha ottenuto una remunerazione finanziaria dei fondi investiti pari al 3,27 per cento, questo ha fruttato interessi attivi per oltre 35 milioni di euro ai quali vanno sommati altri 5 generati da plusvalenze su vendite di titoli in portafoglio. Più di 40 milioni che raddrizzano ancora una volta il bilancio SIAE, che ha nel 2014 un utile prima delle tasse di circa 5 milioni (3,5 dopo le tasse). Senza proventi finanziari ci sarebbe un passivo di 35 milioni, capace di spingere SIAE verso l'ennesimo commissariamento,

si chiede di sapere:

in riferimento alle maggiori entrate SIAE, conseguenti all'attuazione del decreto del 2014, se il Ministro in indirizzo non ritenga importante farsi promotore, presso la società, della possibilità di destinare un quota pari al 10 per cento delle maggiori entrate a progetti di sperimentazione musicale portati avanti da giovani artisti minori di 25 anni;

se ritenga di avviare di una verifica approfondita e puntuale sui bilanci SIAE per capire quanto la SIAE trattenga per sé e quanto effettivamente ridistribuisca agli autori;

se intenda introdurre una rappresentanza dei consumatori nel comitato permanente sul diritto d'autore;

se ritenga opportuno attivarsi al fine di rendere più efficiente anche la tutela dei diritti degli autori, a giudizio dell'interrogante sacrosanta;

se non ritenga di dover revocare il decreto che ha aumentato a dismisura questo sovrapprezzo, a giudizio dell'interrogante iniquo e obsoleto, su svariati dispositivi tecnologici.