Pubblicato il 24 ottobre 2017, nella seduta n. 904
DALLA ZUANNA , CATTANEO , DALLA TOR , FORMIGONI - Ai Ministri della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali. -
Preso atto del "Regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 della Commissione del 25 maggio 2011", recante disposizioni di attuazione del regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l'elenco delle sostanze attive approvate e della direttiva 2001/99/CE del 20 novembre 2001 che modifica l'allegato I della direttiva 91/414/CEE del Consiglio, relativa all'immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, con l'iscrizione delle sostanze attive glifosato e tifensulfuron metile;
considerato che:
a breve l'Italia dovrà esprimere la sua opinione sul rinnovo dell'autorizzazione al commercio del diserbante glifosato, vista l'imminente scadenza di tale autorizzazione alla messa in commercio in ambito comunitario;
l'EFSA, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma, ha stabilito il 12 novembre 2015 la non cancerogenità del glifosato, smentendo lo IARC e scrivendo che: "Il rapporto conclude che è improbabile che il glifosate costituisca un pericolo di cancerogenicità per l'uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui di glifosate negli alimenti";
il 7 settembre 2017, l'EFSA ha stabilito che il glifosato non costituisce un potenziale pericolo come perturbatore endocrino sostenendo che: "the current assessment concluded that the weight of evidence indicates that glyphosate does not have endocrine disrupting properties through oestrogen, androgen, thyroid or steroidogenesis mode of action based on a comprehensive database available in the toxicology area";
la stessa EFSA, l'8 giugno 2017, ha esaurientemente replicato alle critiche avanzate da alcuni componenti del gruppo di lavoro IARC e, oltre a rispondere puntualmente alle critiche tecniche EFSA, ha spiegato come le sue valutazioni sull'improbabile cancerogenicità del glifosato non si siano basate sulle due sole pubblicazioni (peraltro si trattava di review, ossia di conclusioni tratte dall'esame di diversi articoli), ma su tutti gli oltre 700 studi sul glifosato analizzati approfonditamente dai suoi comitati scientifici. Ad EFSA era inoltre ben noto che le due pubblicazioni erano state condotte con il sostegno finanziario di Monsanto (Monsanto paper) e valutate dalla commissione tenendo conto dell'esplicito conflitto di interessi;
FAO e OMS, in un meeting congiunto del 16 maggio 2016 (JMPR), hanno scritto: "In view of the absence of carcinogenic potential in rodents at human-relevant doses and the absence of genotoxicity by the oral route in mammals, considering the epidemiological evidence from occupational exposures, the Meeting concluded that glyphosate is unlikely to pose a carcinogenic risk to humans from exposure through the diet". Con tale affermazione l'OMS smentisce le affermazioni IARC e conclude che non vi è rischio cancerogeno derivante dall'uso del glifosato;
inoltre, il 15 marzo ed il 15 giugno 2017 l'ECHA, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche, ha classificato il glifosato come non cancerogeno, non mutageno e non tossico per la riproduzione;
l'improvvisa soppressione dell'utilizzo del diserbante glifosato metterebbe in crisi la misura 10 dei vari PSR (piani di sviluppo rurale) di tutte le Regioni italiane, costringendo le imprese agricole a restituire i fondi messi a bando e regolarmente assegnati, allo scopo di favorire alcune pratiche conservative con minima lavorazione, o lavorazioni sulla fila, che comportano, ad esempio, il divieto di aratura e di lavorazioni che invertono gli strati del terreno, con tecniche specifiche che portano a significativi risparmi energetici ed economici;
la sola Regione Lombardia investe 60 milioni di euro nella misura 10, così motivando tale scelta: "Con l'attivazione della sottomisura 10.1 'Pagamenti per impegni agro climatico ambientali' si intende promuovere l'introduzione ed il mantenimento di pratiche agricole a basso impatto ambientale, proponendo modelli produttivi più attenti ad un uso sostenibile delle risorse. Si intende altresì accordare un sostegno alle attività di tutela della biodiversità attraverso la conservazione di specie e varietà vegetali e di razze animali autoctone a rischio di abbandono in modo da garantire la conservazione del patrimonio genetico di interesse lombardo". A tale scopo il diserbante glifosato è un presidio di elezione per vari ordini di ragioni, tra cui il fatto di essere uscito già da 16 anni dalla tutela brevettuale: come tale può essere considerato un agrofarmaco generico che, se vietato, andrebbe sostituito con altri diserbanti "di marca", che, oltre ad avere un costo anche di 3-4 volte superiore, costringerebbero gli agricoltori a ripetute somministrazioni e costosi passaggi in campo con i trattori, svantaggiosi in termini di emissioni inquinanti di gas serra e di compattazione del terreno;
presso il Ministero della salute è presente una banca dati dei prodotti fitosanitari da cui risulta che numerose sono le aziende, di cui molte nazionali, che commercializzano o che hanno commercializzato in passato quasi 350 differenti prodotti contenenti glifosato, per effetto diretto ed evidente della liberalizzazione brevettuale del prodotto;
rilevato che:
la stampa nazionale e internazionale riporta almeno tre episodi occorsi durante il procedimento giudiziario intentato negli USA contro la multinazionale Monsanto company che ha brevettato il prodotto; in particolare, si riporta che: 1) sono stati omessi dati sulla non pericolosità del glifosato; 2) si è omesso di dichiarare affiliazioni in potenziali conflitti di interessi con associazioni ostili all'impiego di agrofarmaci (i cosiddetti Aaron Blair papers e Portier papers); 3) è stata rilevata una decina di modifiche ai draft paper dello IARC, rimaste inspiegate dal gruppo di lavoro, in cui la valutazione finale passava senza alcuna spiegazione da "non correlabile al cancro" a "correlabile al cancro";
i due componenti del gruppo di lavoro IARC (A. Blair e C. Portier) hanno riconosciuto di aver omesso di informare il gruppo stesso di dati epidemiologici a loro conoscenza che mostravano l'assenza di cancerogenicità del glifosato (A. Blair) o omesso di dichiarare affiliazioni in potenziali conflitti di interessi con associazioni e contratti di consulenza con studi legali ostili all'impiego di agrofarmaci e del glifosato in particolare (C. Portier);
considerato, infine, che non garantire il rinnovo all'autorizzazione del glifosato significherebbe prendere una decisione non congruente con le conclusioni degli organismi di valutazione comunitari (EFSA e ECHA), sconfessando, dunque, il loro operato e creando un precedente dalle conseguenze imprevedibili, ma certamente deleterie per la credibilità delle istituzioni scientifiche e tecniche comunitarie,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno prevedere un'estensione, magari limitata nel tempo, dell'autorizzazione del glifosato, affinché prima di adottare una decisione definitiva sul suo utilizzo nel nostro Paese si possa: 1) fare piena luce sulle perplessità emerse all'interno dell'unica organizzazione internazionale, lo IARC, che ha definito il glifosato come "probabile cancerogeno (Gruppo 2A)"; 2) condurre un'accurata valutazione tecnica, con Regioni e Province autonome, sull'impatto che il divieto all'impiego potrebbe avere sui piani di sviluppo rurale, con particolare attenzione alle misure 10 dei PSR; 3) condurre un'indagine che permetta di stimare in modo più accurato l'entità dell'esposizione al glifosato della popolazione generale e degli agricoltori per confrontarla con i limiti di sicurezza proposti da EFSA e da JMPR.