Atto n. 4-04627

Pubblicato il 16 dicembre 2020, nella seduta n. 283

DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

l'11 novembre 2020 il Parlamento europeo, con 633 voti favorevoli, ha adottato una risoluzione a supporto di un trattato bilaterale tra Unione europea e Repubblica popolare cinese sulla protezione di 100 prodotti con indicazione geografica;

secondo quanto si apprende da organi di stampa, a fronte di 100 prodotti europei, l'accordo tutelerà 26 prodotti italiani, con la prospettiva di estendere l'accordo, dopo 4 anni dall'entrata in vigore, ad altri 175 prodotti, incrementando l'ampiezza delle liste allegate, per la reciproca protezione;

considerato che:

l'accordo è il primo in ordine di tempo in materia di proprietà intellettuale con il Paese asiatico e permetterà, una volta entrato in vigore con il voto favorevole del Parlamento europeo e di quello cinese, di avere uno strumento efficace di tutela delle indicazioni geografiche originarie degli Stati membri della UE in quel Paese;

le indicazioni geografiche, previste dai regolamenti UE come DOP e IGP, sono un diritto di proprietà intellettuale, riconosciuto a livello multilaterale dall'accordo TRIPs (aspetti commerciali connessi ai diritti di proprietà intellettuale) nel quadro dell'istituzione dell'organizzazione mondiale del commercio (OMC), dall'accordo di Lisbona sulla protezione delle denominazioni di origine del 1958 e dall'atto di Ginevra di detto accordo, entrato in vigore il 26 febbraio 2020;

sicuramente l'accordo UE-Cina sulle indicazioni geografiche, concluso dopo 10 anni di negoziati con l'individuazione, per ciascuna parte, di 100 indicazioni geografiche cui assegnare un elevato livello di protezione, assicurando la tutela da imitazioni o pratiche sleali, rappresenta un successo per entrambe le parti ed una grande opportunità per lo sviluppo delle aree rurali del nostro Paese, per presentare e valorizzare, anche all'estero, il meglio della produzione;

l'accordo, infatti, dovrebbe generare vantaggi commerciali reciproci e consentire ai consumatori di avere accesso a prodotti di qualità garantiti. In termini di valore, il mercato delle indicazioni geografiche della UE è pari a circa 74,8 miliardi di euro, ossia il 6,8 per cento dei prodotti alimentari e delle bevande della UE, con esportazioni per 16,9 miliardi di euro, che rappresentano il 15,4 per cento di tutte le esportazioni UE di prodotti alimentari e bevande;

il mercato cinese presenta poi un elevato potenziale di crescita. Nel 2019 la Cina è stata la terza destinazione dei prodotti agroalimentari della UE, raggiungendo 14,5 miliardi di euro, nonché la seconda destinazione delle esportazioni di prodotti protetti come indicazioni geografiche (per il 9 per cento del valore), tra cui vini, prodotti agroalimentari e bevande spiritose. Inoltre, grazie a questo ulteriore accordo (la cooperazione UE-Cina è stata avviata nel 2006 e ha consentito nel 2012 di proteggere 10 indicazioni geografiche di entrambe le parti) i consumatori europei potranno scoprire le vere specialità cinesi come il Pixian Dou Ban (pasta di fagioli Pixian), Anji Bai Cha (thè bianco Anji), Panjin Da Mi (riso Panjin) e Anqiu Da Jiang (zenzero Anqiu);

nell'elenco UE delle indicazioni geografiche ci sono prodotti quali Cava, champagne, feta, Irish whiskey, Münchener Bier, Ouzo, Polska wódka e queso manchego. Le 26 italiane che fanno parte del deal bilaterale sono: l'aceto balsamico di Modena, il formaggio Asiago, i vini Asti, barbaresco, bardolino superiore, barolo, brachetto d'Acqui, il Brunello di Montalcino, il Chianti, il prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, il dolcetto d'Alba, il Franciacorta, il soave, il vino nobile di Montepulciano, il Montepulciano d'Abruzzo, il vino toscano, la bresaola della Valtellina, il gorgonzola, il grana padano, la grappa, la mozzarella di bufala campana, il parmigiano reggiano, il pecorino romano, il prosciutto di Parma e quello di San Daniele, il taleggio;

tenuto conto che:

la maggior parte di questi 26 prodotti italiani, oggetto dell'accordo, rappresenta il Nord e pochissimi il Centro e il Sud;

sostenere i comparti agroalimentari significa anche agevolarne le esportazioni, purché nel rispetto di tutte le disposizioni e, in quest'ottica, la Cina rappresenta, senza dubbio, una destinazione di grande interesse per l'agroalimentare italiano. Sarebbe però opportuno consentire l'accesso al mercato cinese ad un numero maggiore di produzioni d'eccellenza, presenti non solo nel Nord dell'Italia ma anche nel Sud;

l'elenco delle denominazioni italiane, iscritte nel registro delle denominazioni di origine protette (DOP), delle indicazioni geografiche protette (IGP) e delle specialità tradizionali garantite (STG), di cui al regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012, aggiornato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali al 27 novembre 2020, ne annovera tantissimi di prodotti d'eccellenza al Sud, a partire dalla Basilicata che ne ha 12; la Puglia 24; la Calabria 19, la Sardegna 8, la Sicilia 39, la Campania 32, il Molise 6 e l'Abruzzo 10, per un totale di 150 prodotti su un totale nazionale di 311;

per quanto riguarda le denominazioni dei soli prodotti IGP, l'elenco del 27 novembre del Ministero ne prevede per la Basilicata 7; per la Puglia 9; per la Calabria 6, per la Sardegna 2, per la Sicilia 15, per la Campania 11, per il Molise uno e per l'Abruzzo 4, per un totale di 55 prodotti su un totale nazionale di 137;

si assiste continuamente ad una sorta di discriminazione tra il Nord ed il Meridione d'Italia su molti fronti e tutto ciò non è più sopportabile. È tempo, ormai, che le politiche e i comportamenti dei governi e delle classi dirigenti e, in parallelo, l'azione delle forze economiche, che hanno portato alla formazione di una geografia economica italiana disuguale, cambino direzione,

si chiede di sapere:

come mai su un totale di 311 prodotti italiani DOP, IGP e STG, di cui circa la metà (150) proviene dai territori del Sud e su un totale di 137 prodotti IGP, di cui 55 del Sud, ne sia stato preso solamente uno del Sud e 26 delle regioni del Nord Italia;

se il Ministro in indirizzo voglia assumere iniziative volte a far sì che nei prossimi negoziati venga presa in considerazione in maniera più equa la provenienza territoriale dei prodotti;

quali ulteriori azioni intenda intraprendere per una maggiore tutela dei prodotti DOP, IGP e STG del Sud Italia nel mercato globale.