Pubblicato il 4 giugno 2020, nella seduta n. 225
RUOTOLO , ERRANI , DE PETRIS , NUGNES , FATTORI - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
in base a quanto risulta agli interroganti, su richiesta della Procura di Torre Annunziata in merito ad un presunto business dei permessi per il progetto di recupero e riqualificazione dell'area ex Cirio di Castellamare di Stabia, il GIP ha emesso otto ordinanze di arresti domiciliari per corruzione. L'indagine, partita con intercettazioni ordinate dalla DDA nell'inchiesta madre denominata "Olimpo", si snoda attorno all'imprenditore Adolfo Greco (sotto accusa per concorso esterno in associazione camorristica, per presunte collusioni con il clan Zagaria, e per estorsione aggravata) per i rapporti intrecciati con esponenti politici e funzionari pubblici allo scopo di ottenere "il rilascio del permesso per costruire il complesso residenziale" accanto alla ferrovia Castellamare-Torre;
come racconta il primo filone dell'inchiesta "Olimpo", l'operazione edilizia sull'ex stabilimento industriale sarebbe diventata oggetto di accordi tra esponenti dei clan di camorra D'Alessandro e Cesarano e il Greco. Per quanto si apprende, in uno scenario "segnato da una fitta trama di corruzioni" secondo le parole del gip di Torre Annunziata, il progetto per il recupero della fabbrica dismessa avrebbe mosso un affare da cento milioni di euro in un'area comprata appena per 12 miliardi di lire nel 1999, per la realizzazione di un quartiere residenziale composto da 328 appartamenti, 110 alloggi riservati all'housing sociale e gli altri 220 in vendita sul libero mercato, oltre box e locali commerciali;
in base alle informazioni di cui sono a conoscenza gli interroganti, con l'approvazione del Piano Casa Regionale, applicato anche nell'area stabiese tra il 2013 e il 2015, la PolGre Europa 2000 (società proprietaria della ex area industriale Cirio) ottiene dalla Provincia, per le inadempienze del Comune di Castellammare, la nomina di un commissario ad acta che provveda all'istruttoria ai fini del provvedimento di rilascio del permesso a costruire;
l'inchiesta coinvolge, oltre al costruttore Greco, al suo ingegnere di fiducia, e al commissario nominato dall'Amministrazione provinciale di Napoli, anche tre funzionari dell'Agenzia delle entrate, accusati di aver favorito l'azienda di Greco, in cambio di una presunta tangente che avrebbero ricevuto da Greco. Le intercettazioni coinvolgono poi due parlamentari, entrambi accusati di corruzione per aver manipolato la nomina del commissario ad acta per favorire il Greco e destinatari di un'ordinanza di arresti domiciliari con richiesta da parte dello stesso GIP dell'autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza, e un consigliere regionale, indagato per il reato di traffico di influenze illecite per aver assunto impegni con il Greco tesi al ritiro di emendamenti presentati dal gruppo regionale del PD contrari alla modifica della zona 7 del PUT in cui ricade la stessa aera ex Cirio;
nell'Amministrazione comunale guidata dal Sindaco in carica figura l'attuale come assessore ai lavori pubblici e alle attività produttive, citato negli atti dell'inchiesta di Torre Annunziata come una "pedina" di Greco, ancorché non indagato. Dall'indagine investigativa, l'imprenditore Greco sostiene che costui deve a lui il trasferimento dell'ASI e che tale assessore avrebbe potuto fare con precisione quella "ricerca" in archivio, dal 1959, su cui si sarebbero potuti arginare i problemi. A giudizio degli interroganti, sulla permanenza nel ruolo di questo assessore nell'attuale Giunta si ravvisano profili di opportunità, pur nel doveroso rispetto delle indagini. Allo stesso modo suscita quantomeno perplessità la tempistica e le procedure adottate dall'Amministrazione in carica per assumere l'atto di decadenza del permesso a costruire: da dicembre 2018, quando sono scattati gli arresti di Greco e altri, fino a marzo 2020. Sono trascorsi, nei fatti, ben 16 mesi per mettere un punto fermo, nonostante la mozione presentata dal consigliere comunale di Leu a marzo 2019 che proponeva di revocare in autotutela il permesso a costruire, discussa poi a luglio in Consiglio comunale con la richiesta agli uffici di predisporre un atto ricognitivo su tutta la vicenda;
quanto emerge dall'inchiesta, se i fatti trovassero conferma, getterebbe pesanti ombre sul modo in cui il Consiglio regionale ha approvato le modifiche al PUT. Greco e suoi uomini si attribuiscono infatti il merito di aver fatto inserire tali norme nell'allegato alla finanziaria, impedendo con il voto di fiducia la discussione sugli emendamenti contrari;
secondo quanto risulta agli interroganti, la discussione sulle prospettive del waterfront di Castellammare di Stabia e sul futuro del tratto di costa a nord della città risulta aver inciso sulle consiliature di quattro amministrazioni comunali, con l'esperienza amministrativa del Sindaco Salvatore Vozza che nel febbraio 2010 a due mesi dal voto sottopose al Consiglio comunale un provvedimento (in coerenza con quanto previsto dal PRG non prevedendo l'applicazione del Piano Casa sull'area dal programma "Più Europa", finanziato con risorse europee), scelta che avrebbe impedito di avanzare la speculazione edilizia sull'area ex Cirio;
considerato che:
in attesa che gli organi inquirenti completino le proprie indagini, appare opportuno verificare quanto prima se i fatti emersi dagli atti prodotti dalla Procura di Torre Annunziata sull'area ex Cirio di Castellamare di Stabia, e da quelli derivanti dall'inchiesta "Olimpo", che risultano gravissimi delineando un intreccio politico-affaristico inquietante, siano tali da alterare e condizionare la vita dell'Amministrazione comunale, conformemente a quanto stabilito dall'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico degli enti locali;
la comunità di Castellamare di Stabia, dopo questa rilevante indagine investigativa, ha diritto a conoscere in modo documentato la realtà gestionale, l'efficienza dei servizi erogati, l'oculatezza nell'amministrazione del patrimonio e il buon andamento degli uffici esercitati nel proprio Comune,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno disporre, ex articolo 143 del Testo unico degli enti locali, la nomina, da parte del prefetto, di una commissione d'indagine per l'accesso agli atti dell'amministrazione locale, al fine di accertare l'entità e la portata dei fenomeni di condizionamento malavitoso degli organi amministrativi ed elettivi, nonché garantire la piena trasparenza e la corretta azione amministrativa dell'ente locale.