SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVIII LEGISLATURA --------------------


13a Commissione permanente
(TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI)


**67ª seduta: martedì 9 luglio 2019, ore 14,30

ORDINE DEL GIORNO

AFFARI ASSEGNATI

Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, del Regolamento, dell'affare:
Sui temi della plastica e della bioplastica, anche con riferimento al possibile impatto economico sul comparto dell'introduzione di nuove restrizione a livello europeo, e sulla verifica delle strategie attuative degli obiettivi di tutela ambientale per la riduzione delle possibili conseguenze negative sul piano industriale e occupazionale - Relatore alla Commissione BRIZIARELLI
(n. 123)
PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni
Svolte

INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO

AGOSTINELLI , MORONESE , ACCOTO , LA MURA , NUGNES - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:

il decreto interministeriale 20 aprile 2005 istituisce il parco museo minerario delle miniere dello zolfo delle Marche in applicazione di quanto disposto dall'art. 15, comma 2, della legge n. 93 del 2001;

l'art. 3 del decreto stabilisce che la gestione del parco è affidata al consorzio del parco costituito da Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dalla Regione Marche, dalla Provincia di Ancona, dalla Provincia di Pesaro ed Urbino, dalle Comunità montane dell'alta Valmarecchia, del Catria e Cesano, dell'Esino-Frasassi e dai Comuni di Arcevia (Ancona), Novafeltria, Pergola e Sant'Agata Feltria (Pesaro e Urbino), Sassoferrato (Ancona) e Talamello (Pesaro e Urbino);

l'art. 8 del decreto definisce inoltre che, nelle more dell'approvazione dello statuto e del riconoscimento della personalità giuridica di diritto pubblico del consorzio, è costituito il comitato di gestione provvisoria che esercita tutti i poteri di indirizzo, controllo e gestione, ed è composto da un presidente, nominato dal Ministro previo parere della Regione Marche, e da otto componenti nominati dal Ministro;

il decreto ministeriale n. 60 del 16 marzo 2017 approva lo statuto dell'ente, che all'art. 11, comma 1, sancisce: "Il Consiglio Direttivo è composto dal Presidente e da sei componenti nominati dal Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare secondo le seguenti modalità: a) un rappresentante del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare su designazione del Ministro stesso; b) un rappresentante del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo su designazione del Ministro stesso; c) un rappresentante dell'Istituto Superiore per la Protezione e della Ricerca Ambientale (ISPRA) su designazione dell'Istituto stesso; d) un rappresentante della. Regione Marche su designazione della Regione medesima; e) due rappresentanti degli Enti locali costituenti il Consorzio designati a maggioranza relativa degli stessi";

considerato che:

le designazioni di 5 componenti del consiglio direttivo risultano già avvenute, mancando solo il componente designato dal Ministro nonché il presidente;

alla luce delle dimissioni dei componenti del comitato di gestione provvisoria, l'ente si trova dal mese di agosto 2018 sprovvisto dell'organo di indirizzo, controllo e gestione, restando in carica il solo presidente che deve garantire esclusivamente l'attività ordinaria del parco,

si chiede di sapere se e quali provvedimenti intenda adottare il Ministro in indirizzo per porre fine alla provvisorietà e restituire la piena funzionalità al parco così da perseguire, come da statuto, il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale, etno-antropologico, storico-culturale e tecnico-scientifico dei siti, beni e tradizioni legati alla storia e alla cultura mineraria.
(3-00439)

MOLLAME , MORONESE , CASTELLONE , L'ABBATE - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:

le sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea pronunciate il 19 luglio 2012 (causa C-565/10, relativa alla procedura di infrazione n. 2004/2034) e il 10 aprile 2014 (causa C-85/13, relativa alla procedura di infrazione n. 2009/2034) per il mancato rispetto della normativa comunitaria relativa al trattamento delle acque reflue urbane, costringono l'Italia a pagare una multa forfettaria di 25 milioni di euro, cui si aggiungono 30 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nell'adeguarsi alle norme in materia di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane;

ai sensi dell'art. 2 del decreto-legge n. 243 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 18 del 2017, è stato nominato il commissario straordinario unico per la progettazione, l'affidamento e la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione oggetto di sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea;

fra i casi contemplati dalla Corte europea ricadono i Comuni di Cinisi e Terrasini, in provincia di Palermo, i cui rispettivi depuratori, posti sotto sequestro da parte della magistratura, rispettivamente nel dicembre 2014 e nell'ottobre 2015 per un "sistematico inquinamento delle acque con relativo danneggiamento della flora e della fauna marina", risultano del tutto inadeguati;

la struttura commissariale ha già tessuto un lungo dialogo con le amministrazioni comunali interessate e con gli enti d'ambito preposti, redigendo due studi di fattibilità per interventi risolutivi. Impresa ardua riuscire a coniugare le diverse esigenze locali che si muovono sulla linea del detto "Not in my backyard". Intanto si continua ad inquinare un ambito marino individuato come "area sensibile", prossimo a una riserva naturale e destinato a intensa attività turistica e balneazione per la particolare bellezza dei siti, e si continua a corrispondere il pagamento delle sanzioni imposte dall'Unione europea;

un primo studio di fattibilità prevedeva la realizzazione di un impianto consortile (Terrasini-Cinisi-aeroporto "Falcone e Borsellino") da realizzare in ampliamento e adeguamento dell'esistente impianto del Comune di Cinisi. L'amministrazione comunale di Cinisi si è opposta, anche senza fondati motivi;

il commissario straordinario è pervenuto all'elaborazione di un ulteriore studio di fattibilità, ravvisando il fatto che a pochi chilometri dai comuni di Cinisi e Terrasini si trova un grande impianto di depurazione consortile in esercizio, in territorio di Carini, che risulta dimensionato per un numero di abitanti equivalenti serviti, di gran lunga più elevato di quelli all'atto gravanti;

si tratta dell'impianto di depurazione consortile di Carini, realizzato a circa 14,5 chilometri a est dell'agglomerato di Cinisi, che attualmente serve i comuni di Carini, Capaci, Torretta e Isola delle Femmine. L'impianto è stato realizzato per trattare i reflui anche dell'area industriale di Carini, in una specifica linea di trattamento, distinta da quella civile, che al momento non è attiva, perché non provengono reflui industriali;

quest'ultimo studio di fattibilità giunge alla conclusione che il progetto di convogliamento dei reflui dei comuni di Cinisi, Terrasini e dell'aeroporto Falcone e Borsellino all'esistente impianto consortile di Carini è vantaggioso economicamente e a livello ambientale;

il commissario straordinario, attraverso detto studio di fattibilità, ha dato parere favorevole all'ipotesi di convogliamento dei reflui di Cinisi e Terrasini all'impianto di trattamento consortile di Carini, tenuto conto del fatto che lungo il tragitto della premente vengono captati e portati a trattamento i reflui, non solo della struttura aeroportuale, ma anche quelli della popolosa frazione di Villagrazia di Carini, che non sarebbe dotata di alcun impianto di trattamento;

si ribadisce che il primo studio di fattibilità prevedeva il convogliamento dei reflui del comune di Terrasini all'impianto del comune di Cinisi, previo ampliamento e messa a norma di quest'ultimo. Soluzione che non trovò sviluppo per l'opposizione dell'amministrazione comunale di Cinisi;

il commissario straordinario unico del Governo per la depurazione nel corso di un'audizione tenutasi il 12 settembre 2018 in VIII Commissione permanente (Ambiente, territorio e lavori pubblici) presso la Camera dei deputati, tracciando il quadro del primo anno di lavoro sulle procedure d'infrazione C565/10 e C85/13 in materia di depurazione delle acque, ha dichiarato che non è più rinviabile un profondo intervento di adeguamento della norma relativa all'istituzione dei ruoli del commissario unico che comporti un rafforzamento della struttura e garantisca una maggiore semplificazione,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di adottare le opportune iniziative, affinché l'organizzazione della struttura commissariale sia ridefinita con nuove regole che semplifichino e chiariscano le procedure, giungendo al suo rafforzamento, all'accelerazione degli interventi, all'integrazione delle risorse finanziarie, nonché all'individuazione dei soggetti destinatari delle opere realizzate in assenza dell'ente d'ambito, come spesso capita al Sud, per assicurarne la continuità nella gestione.
(3-00648)