SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVIII LEGISLATURA --------------------

13a Commissione permanente
(TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI)


30a seduta: giovedì 15 novembre 2018, ore 8,45

ORDINE DEL GIORNO


PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazione
Svolta
AFFARI ASSEGNATI

Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, del Regolamento, dell'affare:
Sulla normativa sui nitrati di origine agricola, anche con riferimento alla situazione in Campania oggetto della deliberazione della Giunta regionale n. 762 del 5 dicembre 2017 - Relatrice alla Commissione NUGNES
(n. 93)
L'ABBATE, MORONESE, QUARTO, LA MURA, MANTERO, DE FALCO, NUGNES, ANASTASI, CROATTI, COLTORTI, DESSI', FERRARA, TURCO, MININNO, GALLICCHIO, GARRUTI, GRASSI, DELL'OLIO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

- Premesso che:

in data 25 gennaio 2018 la Regione Puglia ha autorizzato un impianto di coincenerimento di rifiuti provenienti dal biostabilizzatore di AMIU Puglia SpA (azienda municipale igiene urbana Puglia) per una quantità di 117.000 tonnellate l'anno. La società che ha proposto il progetto è la Newo SpA;

considerato che:

da 13 anni è attivo il progetto pilota dell'Itea SpA presente a Gioia del Colle (Bari). L'iniziativa nasce infatti dalla sperimentazione di un impianto, sito a Gioia del Colle, su cui grava un parere negativo di Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Puglia che afferma: "date le criticità evidenziate nel corso delle attività pregresse sull'impianto in questione, è sconsigliabile procedere ad ulteriori sperimentazioni di questo tipo" (prot. n. 4384 del 26 gennaio 2017);

l'impianto di Gioia del Colle è un impianto sperimentale di ossicombustione simile a quello che la Newo SpA vorrebbe realizzare per il trattamento dei rifiuti. La tecnologia brevettata da Itea SpA si chiama Isotherm Pwr flameless oxy-combustion in quanto permette la produzione di energia (vapore ed energia elettrica) utilizzando combustibili solidi secondari: rifiuti urbani, rifiuti industriali, oli pesanti, pet-coke e carboni senza incenerimento, ma riscaldando l'ossigeno ad altissime temperature tramite pressione. Il prodotto della combustione, a detta dei proponenti, sarebbe composto da ceneri vetrificate, anche denominate "perle vetrose", che avrebbero, al loro interno, inglobato tutti gli inquinanti che si creano durante il processo. Sempre a detta dei proponenti, sarebbe materia prima seconda (materia prima riveniente da riciclo) da utilizzare come inerte per sottofondi stradali o nelle realizzazioni di manufatti cementizi;

considerato inoltre che:

a parere degli interroganti non si può ritenere che le "perle vetrose", data la loro natura, possano aver perso lo status di rifiuto, perché non si può escludere che, con l'abrasione o a seguito di forti sollecitazioni, possano rilasciare i metalli pesanti e gli inquinanti che contengono al loro interno;
a quanto risulta non pare esistere nessun mercato commerciale per le "perle vetrose" e quindi viene a mancare anche un altro requisito importante affinché siano considerate materiali di recupero, e verosimilmente dovrebbero essere qualificate come rifiuti speciali da destinare alle discariche autorizzate ai sensi delle normative vigenti;

il decreto legislativo n. 152 del 2006 definisce le caratteristiche di end of waste e attribuisce il compito al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di valutare "caso per caso" la cessazione della qualifica di rifiuto, non agli enti o alle organizzazioni interni ad esso, concetto che è stato ribadito ulteriormente e in maniera più restrittiva dalla sentenza n. 1229 del 28 febbraio 2018 del Consiglio di Stato;

l'impianto Newo, nella zona industriale di Modugno, occuperebbe un'area di 25.000 metri quadri di cui circa 4.000 coperti, potrebbe arrivare a bruciare 117.000 tonnellate di rifiuti, equivalente a 2.340 volte quelli bruciati nell'impianto sperimentale di Gioia del Colle. Nel progetto della Newo l'inceneritore verrà costruito in un terreno adiacente all'AMIU in territorio barese ai confini della zona industriale di Modugno, già compromessa al 97° percentile di concentrazioni medie di inquinamento, e in prossimità del sito è addirittura previsto un parco giochi;

risulta da fonti stampa: «L'impianto - che non è propriamente un inceneritore e si giova di una tecnologia sperimentale innovativa e mai attuata in Italia, precisa la Newo- verrebbe a costare 30 milioni di euro in parte già ottenuti dall'UE e dovrebbe godere anche di un finanziamento regionale, pare di 20 milioni di euro, nell'ambito del Piano regionale Rifiuti (PRGRU). La Newo ha condotto vari test di ossicombustione sui rifiuti, evidenziando (ma senza presentare dati sperimentali) che l'impianto può "gestire e trattare anche questi rifiuti nella massima sicurezza ambientale e impiantistica", dice la relazione prodotta dall'azienda», come si legge online su "ambienteambienti", in un articolo intitolato "Rifiuti. Bari, l'inceneritore della discordia fa saltare il Piano regionale?" del 30 gennaio 2018;

sulla base delle informazioni a disposizione degli interroganti si tratta di un impianto che non era previsto dalla programmazione regionale e si pone nella direzione opposta rispetto alle intenzioni della Regione, che dichiara di volersi dotare di sistemi e impianti in linea con la sostenibilità ambientale e la strategia dei rifiuti zero;

a giudizio degli interroganti l'ubicazione dell'impianto appare di difficile comprensione: oltre ad essere una zona, classificata come "zona C" nel piano regionale sulla qualità dell'aria, e quindi soggetta a risanamento, è al confine dei territori dei comuni dell'Aro BA2, comuni che hanno la migliore performance regionale in termini di raccolta differenziata e di riduzione della produzione pro capite di rifiuti, esempio di buone pratiche, messe in atto con notevoli sacrifici e che sarebbero minate della realizzazione di questo impianto di coincenerimento;

nella stessa zona, sempre AMIU Puglia si appresta a realizzare un digestore anaerobico per il trattamento del rifiuto organico raccolto a Bari. Il digestore produrrà anche biogas che sarà bruciato in loco per produrre energia, immettendo in atmosfera altri quantitativi di anidride carbonica e di altri gas inquinanti, andando a peggiorare una qualità dell'aria, già compromessa, come dichiarato da Arpa Puglia. Non si ha notizia se la ASL, che non ha ritenuto opportuno lo studio sull'impatto sanitario, abbia tenuto conto degli effetti cumulativi dei due impianti, digestore e inceneritore, che si aggiungono agli insediamenti produttivi già esistenti nella zona industriale,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ovviare alle criticità evidenziate, in particolare per quanto riguarda l'impatto ambientale sul territorio.
(3-00260, già 4-00494)