SENATO DELLA REPUBBLICA
------------------- XVIII LEGISLATURA --------------------


9a Commissione permanente
(AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE)


*110a seduta: martedì 12 maggio 2020, ore 12,30

ORDINE DEL GIORNO

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni interrogazioni svolte
IN SEDE REDIGENTE

I. Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:
1. MOLLAME ed altri. - Disposizioni per la ricerca, raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi destinati al consumo
(Pareri della 1a, della 2a, della 5a, della 6a, della 7a, della 10a, della 12a, della 13a, della 14a Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(810)
2. TARICCO ed altri. - Norme in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi freschi o conservati destinati al consumo
(Pareri della 1a, della 2a, della 5a, della 6a, della 7a, della 10a, della 12a, della 13a, della 14a Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(918)
3. BERGESIO ed altri. - Disposizioni in materia di cerca, raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi destinati al consumo
(Pareri della 1a, della 2a, della 5a, della 6a, della 7a, della 10a, della 12a, della 13a, della 14a Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(933)
- Relatore alla Commissione VALLARDI

II. Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico (Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Maria Chiara Gadda ed altri; Susanna Cenni e Antonella Incerti; Parentela ed altri; Golinelli ed altri)- Relatore alla Commissione MOLLAME
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 10ª, della 11ª, della 12ª, della 13ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(988)
AFFARI ASSEGNATI

Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti di cui all'articolo 50, comma 2, del Regolamento, degli affari:
1. Questione inerente alle nuove biotecnologie in agricoltura - Relatrice alla Commissione FATTORI
(n. 200)
2. Problematiche della filiera bufalina in Italia - Relatrice alla Commissione LONARDO
(n. 237)

IN SEDE CONSULTIVA

Esame congiunto del disegno di legge:
Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019
(Relazione alla 14ª Commissione)
(1721)
- e del documento:
Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020
(Parere alla 14ª Commissione)
(Doc. LXXXVI, n. 3)
- Relatrice alla Commissione ABATE


INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO


TARICCO , BITI , D'ARIENZO , MANCA , ASTORRE , PITTELLA , STEFANO , FEDELI , ROJC , FERRAZZI , ALFIERI , VATTUONE , VALENTE , IORI , CIRINNA' , BOLDRINI , PINOTTI , MESSINA Assuntela , LAUS , GIACOBBE - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

l'attività apistica in Italia è caratterizzata da una dimensione aziendale estremamente variabile, che va dalle grandi imprese specializzate, alle aziende agricole in cui l'apicoltura è attività integrativa, fino agli hobbisti che praticano l'apicoltura per l'autoconsumo. Secondo i dati raccolti dalla Commissione europea, l'Italia, insieme alla Francia, ha una media di 27 alveari per apicoltore, attestandosi vicino alla media europea, in termini di resa media di ciascun alveare (25 chilogrammi all'anno), con una produzione di miele effettiva, secondo le stime dell'Osservatorio nazionale sul miele, di oltre 23.3.000 tonnellate; il Piemonte risulterebbe, a livello geografico, la regione più produttiva con oltre 5.000 tonnellate stimate nel 2018, seguita da Toscana ed Emilia-Romagna;

l'apicoltura è un'attività agricola molto sensibile ed esposta alle condizioni meteorologiche e vede, per ogni tipologia di prodotto, molto concentrate nel tempo le fasi del raccolto. Le api dipendono infatti totalmente dalle fioriture, da cui dipende la loro sopravvivenza; se le piante soffrono la siccità, il gelo, il freddo o il caldo anomalo, le api ne risentono immediatamente e pesantemente: prolungati periodi siccitosi, ad esempio, determinano carenza di nettare e di polline, che causa l'arresto dell'allevamento della covata e l'indebolimento della famiglia; temperature fredde nel periodo delle fioriture limitano o bloccano la produzione nettarifera, con conseguente assenza o scarsità di raccolto; piogge prolungate impediscono alle api di uscire dall'alveare, le obbligano a consumare elevate quantità di scorte fino a portare addirittura la colonia alla morte per fame;

da oltre un decennio si è assistito alla radicalizzazione delle stagioni e degli eventi climatici, con sempre più frequenti fenomeni meteorologici estremi: temperature stagionali anomale, prolungati periodi siccitosi o, in alternativa, prolungati periodi piovosi, trombe d'aria e violente grandinate, che impattano su una pratica così esposta come l'apicoltura;

considerato che:

l'annata produttiva 2019 si sta presentando per l'intera apicoltura nazionale, ed in modo ancora più accentuato, stante la dimensione, per il territorio piemontese, come la più critica e problematica di sempre. Le pessime condizioni meteo climatiche, caratterizzate da periodi di persistente siccità con temperature sopra la media stagionale nei mesi primaverili, seguiti poi da copiose precipitazioni e da un significativo calo termico protrattosi per buona parte del mese di maggio, hanno determinato la scarsa o nulla resa delle fioriture primaverili e la perdita pressoché totale della produzione di miele di acacia nelle aree del Nord e del miele di agrumi nel Sud Italia, e dello stesso miele di melata;

lo scarso raccolto è stato per lo più consumato dalle api e comunque è risultato spesso insufficiente anche solo per mantenere il livello di sopravvivenza: innumerevoli infatti le colonie morte per fame nel mese di maggio, e comunque straziante la situazione degli apiari che sopravvivono solo grazie alla nutrizione artificiale somministrata dagli apicoltori; nel 2019, dunque, molte colonie d'api hanno rischiato di morire di fame proprio nel periodo dell'anno in cui si sarebbe dovuto assistere al picco di raccolto; i ripetuti e necessari interventi di nutrizione artificiale, pur esponendo fortemente gli apicoltori dal punto di vista economico, non hanno comunque potuto essere sostitutivi del "bottino" che le api trovano nell'ambiente, che è ricco anche di lieviti, enzimi e altre sostanze utili al nutrimento della covata e al corretto sviluppo del sistema immunitario della colonia, con conseguente indebolimento delle famiglie stesse;

in questa annata, inoltre, in alcune aree si è assistito ad un fenomeno sciamatorio assolutamente incontrollabile e senza precedenti, con conseguente ulteriore riduzione del potenziale produttivo;

dato atto che:

le aziende apistiche sono purtroppo reduci da un trend negativo cominciato già nel lontano 2011 che ha riguardato gran parte delle annate di questo periodo, e sono nuovamente chiamate a fronteggiare un'annata disastrosa come la presente, che vede la stima della mancata produzione di miele, del primo semestre 2019, documentata in modo dettagliato nel rapporto ISMEA "Il settore apistico nazionale. Analisi di mercato e prime valutazioni sui danni economici per la campagna produttiva 2019", che ha evidenziato una forte penalizzazione della produzione soprattutto nelle regioni del Settentrione, data la forte specializzazione di tale produzione al Nord dell'Italia, con il Piemonte come regione più colpita (secondo anagrafe apistica, sono stati rilevati un totale di 5.769 apicoltori in regola con il censimento di cui 3.851 amatoriali che producono per autoconsumo, il 67 per cento del totale, e 1.918 che producono per il commercio, il 33 per cento del totale, e di questi ultimi ben 457, con più di 100 alveari, hanno sviluppato un'importante attività economica attorno all'allevamento delle api detenendo il 61 per cento del totale degli alveari, 129.586 circa); il bilancio della stagione 2019 fa ipotizzare ad oggi perdite di almeno il 70 per cento della produzione annuale e lo stesso raccolto dei mieli estivi, che è ancora in corso, tendenzialmente fa registrare quantitativi non eccellenti e comunque realizzati su non più del 50 per cento degli alveari;

sempre secondo il rapporto ISMEA, una valutazione del danno limitata ai soli mancati ricavi è stimata nel 2019 attorno a oltre 70 milioni di euro (la sola regione Piemonte con 16,4 milioni di euro), rendendo evidente lo stato di criticità che il settore sta attraversando,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda valutare la possibilità di intervenire attraverso misure straordinarie di sostegno, finalizzare a superare i limiti dei percorsi utilizzati per la gestione delle calamità naturali in agricoltura, dal momento che l'attività produttiva apistica, fondamentale nell'equilibrio dell'agricoltura nazionale e nello specifico di quella piemontese, rischia un pesante declino, anche a causa delle molteplici difficoltà che il settore ha affrontato negli ultimi anni, dalle siccità, alle gelate, alle morie e agli spopolamenti;

se non ritenga necessario prendere in considerazione la possibilità di attivare interventi come il microcredito, l'abbattimento delle commissioni di garanzia, i contributi in conto interessi, o l'accesso a finanziamenti agevolati con garanzie pubbliche, il congelamento o la dilazione dei pagamenti dei contributi agricoli e di tutti i tributi riguardanti l'apicoltura, anche destinando adeguate risorse alle aziende che dall'apicoltura traggono un'importante quota del loro sostentamento economico, anche in considerazione del fatto che intervenire a sostegno dell'apicoltura contribuisce anche allo sviluppo delle produzioni agricole italiane di qualità, che sono fortemente connesse all'impollinazione delle api ed al mantenimento della biodiversità.


(3-01151)


BERGESIO , CENTINAIO , VALLARDI , SBRANA - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

il programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2020 (PSRN), sottomisura 17.1 "assicurazione del raccolto, degli animali e delle piante", di cui all'articolo 37 del regolamento (UE) n. 1305/2013, riconosce un contributo pubblico per la copertura parziale dei costi sostenuti per il pagamento dei premi assicurativi da parte degli agricoltori;

il sistema prevede il pagamento da parte dell'azienda agricola beneficiaria dell'intero premio, compresa la parte a carico del PSRN che dovrebbe essere rimborsata entro l'anno di riferimento;

la complessità burocratica relativa alla gestione della misura nella pratica si riflette in un ritardato termine dei pagamenti che sta mettendo in estrema difficoltà oltre agli agricoltori, anche i consorzi di difesa che, anticipando alle compagnie assicurative i versamenti delle quote di competenza delle aziende, si ritrovano più esposti con gli istituti bancari nella richiesta di prestiti;

l'organismo pagatore Agea si è trovato fin dal 2015 a dover gestire questo sistema di rimborso, rilevando non poche difficoltà che hanno portato ad un generalizzato ritardo nei pagamenti, in parte recuperato nel 2018, anno in cui si è arrivati a soddisfare un numero rilevante di pagamenti;

ad oggi, nonostante gli sforzi compiuti, permangono alcune criticità in riferimento ai rimborsi assicurativi legati alla frutta, all'uva da vino e ad altre colture vegetali;

secondo i dati forniti dai consorzi di difesa, la provincia di Cuneo risulta tra quelle più colpite dai ritardati pagamenti, con riferimento al comparto frutticolo, strategico per l'economia del territorio, dove "la Granda" detiene il primato di area frutticola del Piemonte, con l'80 per cento degli ettari coltivati a frutta dell'intera regione e più di 4.000 aziende specializzate;

situazioni analoghe di riscontrano anche per il comparto zootecnico nazionale e rischiano di generare grandi difficoltà nella gestione delle aziende agricole,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo voglia attivarsi immediatamente nella risoluzione della problematica, adottando le misure necessarie a determinare una velocizzazione dei processi di rimborso, per una gestione più efficiente delle misure di sostegno alle aziende agricole;

se voglia fornire in tempi ristretti un cronoprogramma di intervento per il rimborso dei pagamenti rimasti ancora in sospeso a partire dall'anno 2015.


(3-01259)