Premesso che:
il 30 settembre 2016, il quotidiano "Milano Finanza" ha pubblicato l'articolo "Polo nucleare, l'Italia ci riprova", in cui si descrive l'esistenza di un progetto di fusione tra Sogin SpA (Società gestione impianti nucleari) e Ansaldo nucleare per estendere le attività di decommissioning all'estero;
il progetto di fusione societaria sarebbe curato direttamente dal Ministero dello sviluppo economico e sarebbe stato già discusso anche con i vertici delle due società;
considerato che:
la Sogin SpA è la società di Stato incaricata, ai sensi del decreto legislativo n. 79 del 1999, dello smantellamento degli impianti nucleari italiani non più in esercizio, della gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti e della chiusura del ciclo del combustibile. La società è interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, ed opera in base agli indirizzi strategici del Governo;
le installazioni nucleari interessate dal decommissioning sono le 4 ex centrali nucleari italiane di Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta) e gli impianti Enea di Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera) nonché l'impianto Fabbricazioni nucleari di Bosco Marengo (Alessandria). Nel 2004 Sogin ha acquisito la quota di maggioranza del 60 per cento di Nucleco SpA, operatore nazionale specializzato nella gestione integrata dei rifiuti radioattivi e delle sorgenti provenienti dalle attività medico-sanitarie e di ricerca scientifica e tecnologica;
il decreto legislativo n. 31 del 2010 ha affidato a Sogin il compito di localizzare, realizzare e gestire il parco tecnologico e il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività nucleari, industriali, di ricerca e di medicina nucleare;
alla Sogin compete il coordinamento delle attività previste dall'accordo stipulato tra il Governo italiano e la Federazione russa nell'ambito del programma "Global Partnership" che riguarda lo smantellamento dei sommergibili nucleari russi e la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato;
considerato inoltre che Ansaldo nucleare è impegnata nella realizzazione e nella manutenzione di reattori nucleari in Cina, in Romania e in Slovacchia. È controllata dalla società Ansaldo energia che è partecipata da Cdp Equity con il 44,84 per cento, dopo la cessione del 40 per cento a Shanghai electric corporation, leader mondiale nella produzione di macchinari per la generazione di energia e attrezzature meccaniche. Cdp Equity si è impegnata ad acquistare entro il 2017 il rimanente 15 per cento di Ansaldo energia, attualmente di Finmeccanica,
si chiede di sapere:
se le informazioni circa l'esistenza di un progetto che riguarda la fusione tra Sogin SpA e Ansaldo nucleare, pubblicate dal quotidiano "Milano Finanza", corrispondano al vero e quali siano le strategie future che lo stesso progetto di fusione intende sostenere in merito alle attività di decommissioning e alla realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti nucleari oggi pienamente attribuite alla Sogin SpA;
se i Ministri in indirizzo non ritengano che sia rischioso concedere attività rilevanti per la politica e la sicurezza nazionale, come quelle del decommissioning e della realizzazione e gestione del deposito nazionale di rifiuti nucleari, a società con capitale straniero;
se abbiano condiviso il progetto di fusione e non ritengano che sia opportuno avviare una riflessione, coinvolgendo pienamente il Parlamento.
GIROTTO , DONNO , GIARRUSSO , CAPPELLETTI , BUCCARELLA , PAGLINI , CASTALDI , SCIBONA , MORONESE , LEZZI - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze. -
il 10 ottobre 2016, l'inserto "Affari&Finanza" del quotidiano "la Repubblica" ha pubblicato l'articolo "Sogin, il nucleare che brucia miliardi" in cui si asserisce che gli "oneri A2" pagati nella bolletta elettrica, destinati a copertura degli oneri per il decommissioning nucleare, sono aumentati da 170 milioni di euro del 2013 a 622 milioni di euro nel 2015;
l'eccessivo incremento degli "oneri A2" è stato determinato dall'aumento delle spese per il mantenimento delle scorie più pericolose all'estero;
il Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, nell'audizione del 14 settembre 2016 tenuta presso la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ha illustrato la strategia nazionale sul nucleare indicando come primo pilastro il riprocessamento all'estero del combustibile contenuto nelle ex centrali nucleari e gli accordi tra UK e Francia, in particolare l'accordo tra la Sogin e la Nuclear decomissioning authority (NDA), autorità responsabile della gestione del decomissioning nel Regno Unito per il quale il combustibile da trattare è stato già inviato da tempo nel Regno Unito; l'accordo intergovernativo di Lucca Italia-Francia (2006), che prevede il trattamento in Francia di 235 tonnellate di combustibile nucleare utilizzato presso gli impianti nucleari italiani. Anche in questo caso, la spedizione è stata effettuata quasi per intero e restano da spedire solo 13 tonnellate, attualmente mantenute nei depositi temporanei e in condizioni di sicurezza;
gli accordi con l'estero prevedono che le giacenze di combustibile, le ulteriori materie e i rifiuti vetrificati e compattati derivanti dal riprocessamento del combustibile in Francia e in UK dovranno essere restituiti all'Italia;
inoltre, il ministro Calenda ha eposto una serie di informazioni sui tempi del rientro indicando sia per la Francia che per l'UK un periodo tra il 2020 e la fine del 2025, senza però far alcun riferimento agli incrementi dei costi sostenuti per il loro mantenimento all'estero;
considerato inoltre che:
l'accordo intergovernativo di Lucca del 24 novembre 2006 tra l'Italia e la Francia ha previsto 3 date fondamentali: il 31 dicembre 2015 come termine ultimo per la spedizione del combustibile italiano in Francia, sotto riserva per le 15 tonnellate di combustibile MOX (combustibile di ossido misto) di Garigliano, di ottenimento delle autorizzazioni supplementari necessarie al loro trattamento (da parte dell'Autorità di sicurezza francese); il 31 dicembre 2018 per la definizione del programma definitivo di rientro dei residui in Italia; il 31 dicembre 2025 come termine ultimo per il completo rientro in Italia dei rifiuti provenienti dal riprocessamento;
l'attuazione del programma di operazioni con la Francia aveva raggiunto una situazione di stallo con una sospensione dei trasporti durata circa un anno e mezzo e poi positivamente sbloccata all'inizio del 2015. La sospensione delle attività era motivata da questioni tecniche e anche dai tempi dell'iter per il deposito;
il comitato italo-francese di monitoraggio, composto dal Ministère de l'écologie, du développement durable et de l'énergie e dal Ministero dello sviluppo economico, riunitosi a Parigi il 5 marzo 2015, ha concordato la ripresa dei trasporti di combustibile dalle due centrali italiane (Trino e deposito Avogadro a Saluggia, entrambi in provincia di Vercelli) all'impianto di riprocessamento in Francia (La Hague). Al riguardo l'Autorità di sicurezza francese ha concesso, in data 21 giugno 2016, l'autorizzazione alla modifica della licenza di esercizio dell'impianto di La Hague. Ciò permetterà di adeguare tale impianto per il trattamento del combustibile MOX e di completare il ciclo di spedizioni;
un nuovo incontro di monitoraggio dell'accordo è previsto per la fine del mese di ottobre 2016. Nella fase attuale, si sta valutando un aggiornamento del calendario di spedizione per tener conto del ritardo derivante dal periodo di sospensione dei trasporti, fermi restando gli impegni al rientro in Italia alla fine del trattamento;
considerato altresì che:
rispetto all'accordo con l'UK, 1.600 tonnellate di combustibile irraggiato italiano sono state riprocessate a Sellafield, 920 tonnellate sono relative a contratti anteriori al 1976, mentre 680 tonnellate circa sono relative ai due contratti sottoscritti dall'ENEL dopo quella data: un contratto del 1979, per combustibile Magnox della centrale di Latina (573 tonnellate), e un contratto del 1980, per combustibile delle centrali di Trino e del Garigliano (rispettivamente 52 e 54 tonnellate circa). Il riprocessamento ha prodotto circa 5.500 metri cubi di rifiuti radioattivi e più precisamente 17,3 metri cubi di rifiuti ad alta attività, 847 metri cubi di rifiuti a media attività e 4.626 metri cubi di rifiuti a bassa attività. Sono questi i volumi che dovrebbero rientrare in Italia;
dalla "Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse" della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali, approvata dal Parlamento nel dicembre 2012, emerge che la parte inglese offre come opzione la possibilità di sostituire i rifiuti a bassa e media attività, che vengono condizionati in matrici cementizie, con quantità radiologicamente equivalenti di rifiuti ad alta attività, condizionati in vetro;
secondo le valutazioni fatte dalla Sogin, la sostituzione azzererebbe il volume di rifiuti a bassa e media attività da ricevere, elevando il volume di quelli ad alta attività solo da 17,3 a 18,7 metri cubi, e si tratterebbe di un incremento che non modifica il numero dei contenitori, che sarebbero comunque necessari (4, 2 per i rifiuti prodotti dal combustibile di Latina, uno per ciascuno per quello di Trino e del Garigliano). La maggiore quantità andrebbe infatti a colmare i vuoti all'interno dei contenitori stessi, lasciando quindi immutato il volume effettivo;
l'opzione di sostituzione offerta dalla Nuclear Decommissioning Authority, l'ente pubblico con funzioni analoghe a quelle dell'italiana Sogin, è ovviamente a titolo oneroso, per i quantitativi di rifiuti destinati a rientrare in Italia il costo della sostituzione sarebbe pari a circa 150 milioni di sterline;
una valutazione complessiva dei costi derivanti dalla spedizione di tutti i rifiuti, senza sostituzione, effettuata dalla Sogin, mostra una cifra pari a circa 270 milioni di sterline, alla quale andrebbe poi sommata quella necessaria per il deposito;
considerato infine che sulla base di una valutazione comparativa dei costi da sostenere nel breve e nel lungo periodo, il Governo ha scelto l'opzione di sostituzione e, tenuto conto degli aspetti di sicurezza, di radioprotezione e di protezione dell'ambiente, il Ministro dello sviluppo economico, accogliendo la proposta avanzata dalla Sogin, ha emanato in data 10 agosto 2009 una direttiva con la quale impegna la Sogin stessa a definire con la NDA un accordo di sostituzione in cui vengano fissati anche i tempi di rientro dei rifiuti ad alta attività coerenti con gli analoghi tempi indicati negli accordi presi con la Francia (termine del rientro 2025),
quali siano le cause che hanno determinato l'incremento degli oneri A2 dal 2013 al 2015 e se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno, per quanto di competenza, spostare l'aumento degli oneri dai costi della bolletta elettrica verso la fiscalità generale;
se sia stato concluso l'accordo con la NDA;
se siano stati coinvolti il Ministero degli esteri e le Commissioni parlamentari competenti nella finalizzazione dell'accordo e, eventualmente, quali siano state le ragioni, oltre a quelle esposte, che hanno determinato la convenienza, quali siano i termini stabiliti per il rientro del combustibile riprocessato e a quanto ammonterebbero i costi complessivi da sostenere;
ai sensi dell'accordo, a chi sarà attribuita la proprietà del plutonio ricavato dall'attività di riprocessamento e per quale impiego civile o militare.