SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVI LEGISLATURA --------------------

11a Commissione permanente
(LAVORO, PREVIDENZA SOCIALE)



137ª seduta: mercoledì 17 febbraio 2010, ore 15


ORDINE DEL GIORNO

IN SEDE CONSULTIVA
Esame del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° gennaio 2010, n. 1, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa (Approvato dalla Camera dei deputati). - Relatore alla Commissione GIULIANO.
(Parere alle Commissioni 3ª e 4ª riunite)
Esame. Parere favorevole con osservazione (2002)


IN SEDE REFERENTE
Esame congiunto dei disegni di legge:

1. BORNACIN. - Disposizioni in materia di rivalutazione dei trattamenti pensionistici.
(Pareri della 1ª e della 5ª Commissione)
(1186)
2. D'ALIA. - Disposizioni in materia di rivalutazione dei trattamenti pensionistici e per la disciplina della separazione contabile delle gestioni previdenziali e assistenziali.
(Pareri della 1ª e della 5ª Commissione)
(1416)
- Relatore alla Commissione PICHETTO FRATIN.

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni.
interrogazioni svolte

INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO




POLI BORTONE - Ai Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
il mercato farmaceutico italiano risulta essere, secondo uno studio di Farmindustria in collaborazione con la Fondazione Magna Carta, uno dei settori maggiormente trainanti l’intera economia italiana;
la maggior parte delle case farmaceutiche ha fatto ricorso durante il 2009 all’utilizzo degli ammortizzatori sociali previsti dal Governo, adducendo come argomentazione generica della contrazione della spesa farmaceutica e del proliferare dei farmaci generici;
a fronte di un andamento del mercato del farmaco sicuramente non negativo, la maggior parte delle multinazionali del farmaco (tra cui AstraZeneca, Simesa, Abbott, Bracco, Bristol Meyers Squibb, Pfizer, Wyeth Lederle, Schering, Bayer, GlaxoSmithKline, Dompè, Marvecs Pharma, Innovex, Sanofi Aventis, Keryos) hanno utilizzato lo strumento della cessione di rami d’azienda come metodo spregiudicato per licenziare lavoratori, di fatto, senza sottostare alle leggi del diritto del lavoro;
tale forma di cessione di servizi da un’azienda ad un’altra, ai sensi della legislazione vigente (art. 2112 del codice civile), comporta, tra l’altro, anche la cessione di tutti i rapporti di lavoro;
l’articolo 2112 del codice civile intende per trasferimento d’azienda “qualsiasi operazione che, in seguito a cessione contrattuale o fusione, comporti il mutamento nella titolarità di un’attività economica organizzata, con o senza scopo di lucro, preesistente al trasferimento e che conserva nel trasferimento la propria identità a prescindere dalla tipologia negoziale o dal provvedimento sulla base del quale il trasferimento è attuato ivi compresi l’usufrutto o l’affitto di azienda” e per trasferimento di ramo trasferimento di d’azienda il trasferimento di parte dell’azienda “intesa come articolazione funzionalmente autonoma di un’attività economica organizzata, identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del suo trasferimento”. L’articolo dispone ancora che, in caso di trasferimento d’azienda, il rapporto di lavoro continua con il cessionario (l’azienda acquirente) ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano;
quindi, secondo quanto previsto dalla vigente normativa, una volta realizzatosi il trasferimento di azienda, vengono trasferiti anche i rapporti di lavoro preesistenti al trasferimento senza necessità del consenso da parte dei lavoratori;
una volta effettuato il trasferimento di ramo aziendale l’azienda cessionaria non è in alcun modo obbligata alla continuazione dell’esercizio del ramo di azienda acquisito;
a giudizio dell’interrogante, una tale soluzione è palesemente contraria a qualsivoglia legge sulla tutela dei lavoratori, dal momento che si arriva al paradosso che le multinazionali del farmaco citate in precedenza hanno inteso licenziare grossa parte del loro organico, soprattutto informatori scientifici del farmaco, tramite la cessione di rami aziendali, senza che nessuno rilevasse un illecito;
secondo dati forniti dalla Federazione degli informatori scientifici del farmaco, attualmente, in Italia, il numero di informatori scientifici licenziati tramite il subdolo strumento della cessione d’azienda ammonta a circa 7000 unità, di cui la maggior parte nelle regioni del Sud Italia;
lo Stato italiano continua ad utilizzare gli ammortizzatori sociali per aziende che, in realtà, operano un illecito in materia di diritto del lavoro;
il mercato farmaceutico italiano è il quarto al mondo;
tali spregiudicate operazioni sono state commesse da multinazionali farmaceutiche già coinvolte in truffe effettuate a danno del Servizio sanitario nazionale;
la determinazione del prezzo dei farmaci è anche funzione dei costi di produzione che le aziende sostengono e quindi anche del costo del personale;
a fronte di tali massicci licenziamenti operati dalle case farmaceutiche non si è assistito ad una diminuzione del prezzo dei farmaci,
si chiede di sapere:
se il Governo italiano sia a conoscenza di questo “cartello” posto in essere da alcune aziende farmaceutiche a discapito dei lavoratori italiani;
se non sia opportuno avviare un’inchiesta sulle numerose cessioni di rami aziendali poste in essere nell’ ultimo triennio da parte di multinazionali operanti nel mercato farmaceutico;
se non sia necessario, in un’ottica di razionalizzazione della spesa sanitaria, sospendere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali da parte di tutte quelle multinazionali farmaceutiche che hanno licenziato ingiustamente ed illegalmente centinaia di informatori scientifici del farmaco.
(3-01110)

POLI BORTONE - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
i dipendenti dell’azienda Adelchi sono ormai da mesi in stato di agitazione per il mantenimento del posto di lavoro;
a giudizio dell’interrogante, il problema non può certo essere risolto attraverso l’impegno di far lavorare, a rotazione, 10 dipendenti, atteso che i dipendenti della Cluster Adelchi sono ben 560;
ad oggi nell’accordo di programma stipulato il 1° aprile 2008 non vi è alcuna certezza,
esiste la necessità urgente di ricorrere allo strumento degli ammortizzatori sociali per il 2010 con un evidente impegno sia da parte del Governo nazionale che del Governo regionale finalizzato a stanziare le risorse necessarie all’avvio degli aiuti;
ammesso ed auspicato che finalmente vada in porto detto accordo, appare all’interrogante assolutamente opportuno che il budget fissato sia gestito, in termini di responsabilità, anche dai lavoratori, secondo i più attuali metodi gestionali di compartecipazione dei lavoratori al buon andamento dell’azienda;
ad opinione dell’interrogante, una vera politica per il Mezzogiorno si attua concretamente proprio a partire dalla salvaguardia dei posti di lavoro già esistenti e dalle azioni positive di supporto delle istituzioni tutte, compreso il Governo, nei riguardi delle piccole e medie imprese che della economia meridionale rappresentano il tessuto vitale;
l’unione e l’impegno non solo di Confindustria Lecce ma anche del sindacato ha permesso di giungere all’attivazione di strumenti, come gli accordi di reciprocità, utili ad aprire una possibile soluzione del problema;
ad oggi non è ben chiaro se i soldi per gli ammortizzatori sociali siano effettivamente stati stanziati e dunque siano disponibili,
si chiede di sapere:
se ai Ministri in indirizzo risulti l’effettivo stanziamento dei fondi ad hoc per l’avvio degli ammortizzatori sociali;
se reputino opportuno promuovere nuove forme che regolamentino gli interventi di sostegno alle piccole e medie imprese, anche mediante forme di partecipazione dei lavoratori al capitale di rischio;
se reputino necessario un intervento forte e deciso volto a garantire i posti di lavoro degli occupati in aziende in crisi del Salento, nonché a garantire l’impegno, da parte del Governo, ad onorare in tempi brevi i patti contenuti nell’accordo di programma del 2008;
se siano state effettivamente stanziate le quote di competenza sia da parte del Governo che da parte della Regione Puglia.
(3-01111)