SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XIII LEGISLATURA --------------------

10a Commissione permanente
(INDUSTRIA, COMMERCIO, TURISMO)

200a seduta: mercoledì 25 novembre 1998, ore 16


ORDINE DEL GIORNO
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE

Proposta di indagine conoscitiva sul riassetto del settore elettrico in vista dell'esame dello schema di decreto legislativo di prima attuazione della direttiva 96/92/CE
Svolta e accolta.

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazione

Svolta

INTERROGAZIONE ALL'ORDINE DEL GIORNO

MUNGARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del tesoro e del bilancio e della programmazione economica, dell'industria, del commercio e dell'artigianato e per il turismo e del lavoro e della previdenza sociale. - Premesso:
che l'ENI, attraverso la sua controllata Enirisorse spa, ha annumciato ufficialmente la chiusura dello storico stabilimento di «Pertusola Sud», impresa metallurgica, con sede in Crotone, che occupa attualmente 450 operai, così ridotti dopo il drastico ridimensionamento della forza lavoro effettuato negli ultimi tre anni con conseguente fuoriuscita di circa 300 addetti, tutti di altissimo livello tecnico e specializzati nel settore;
che tale annuncio è avvenuto dopo l'indizione di una asta pubblica per la cessione dell'impianto, con l'effetto di gettare nello sconcerto e nello sgomento i lavoratori, le loro famiglie e la cittadinanza tutta di Crotone, già segnata dagli effetti della grave crisi economica causata dal rapido processo di deindustrializzazione determinatosi a seguito del progressivo smantellamento del tessuto industriale della provincia di Crotone ad opera dell'ENI che, nell'arco di 6-7 anni, senza mai curarsi di ristrutturare e/o di riconvertire gli impianti, ha proceduto alla chiusura della produzione di fertilizzanti (Agrimont), del fosforo (Enichem) e persino dei reparti di acido termico e di fosfati ammonici, che erano stati creati appena nel 1989 assicurando 250 posti di lavoro, oltre all'indotto;
che dalla disertificazione delle attività industriali dell'ENI - proseguita con spietata freddezza ad onta degli impegni assunti dallo stesso Ente con l'accordo di programma stipulato in data 15 ottobre 1993 - è conseguita un'acuta e drammatica crisi occupazionale in tutto il comprensorio di Crotone; ciò che ha determinato uno stato di viva e sofferta ribellione culminata nella famigerata «notte dei fuochi» del settembre 1993 (si rammenta che tali maestranze ammontavano sul finire degli anni '70 ad oltre 1600 unità);
che, pertanto, la chiusura di Pertusola Sud, la più importante del Mezzogiorno (la sua produzione di zinco copre il cinquanta per cento del fabbisogno nazionale), costituisce solo la fase culminante di un cinico ed impressionante processo di disfattismo industriale portato avanti dall'ENI a dispetto dell'imponente falcidia occupazionale e del suo ruolo e della sua funzione di primaria impresa pubblica italiana, operante come braccio esecutivo della politica economica del Governo;
che tale politica dell'ENI, dissennata e spoliatrice delle basi economiche essenziali di un'intera comunità provinciale, la più povera d'Italia, appare oltretutto palesemente ed intollerabilmente in contrasto con l'obiettivo prioritario dell'attuale Governo (si veda il Documento di programmazione economica e finanziaria degli anni 1996 e 1997) di risanare la crisi del Sud, e segnatamente della Calabria, regione funestata da diffusi fenomeni di sottosviluppo e di arretratezza socio-economica e ciò con una speciale politica di interventi diretti a promuoverne la crescita economica e a rilanciarne l'occupazione;
che la Pertusola Sud è tuttora in condizione di essere proficuamente risanata, come inequivocabilmente accertato dalla perizia tecnico-valutativa eseguita, su incarico dello stesso ENI, dall'Agenzia Bain-Cuneo e Associati, la quale ha individuato come condizioni per un ritorno alla redditività, da un lato, il potenziamento della capacità produttiva dell'impianto (dalle attuali 110 mila tonnellate a 180-200 mila tonnellate annue di zinco) e, dall'altro lato, una congrua riduzione del costo energetico (dalle attuali lire 84/kwh a lire 45/kwh);
che il finanziamento necessario per il conseguimento di tali risultati può essere facilmente ottenuto sia attraverso la corresponsione di 158 miliardi a fondo perduto stanziati dal contratto di programma del 1993 e tuttora disponibili, sia attraverso la conversione in capitale del costo (80 miliardi) di decom-missioning che in ogni caso l'ENI dovrebbe sopportare in caso di chiusura dello stabilimento, sia infine attraverso l'erogazione da parte dell'ENI (che - si badi - ha registrato utili per oltre lire 4.500 miliardi nell'esercizio 1996) di una adeguata «dote finanziaria» che l'Ente non ha mai negato di dover riconoscere in considerazione, oltre tutto, dei benefici che si rifletteranno sul suo Gruppo per l'uscita di Pertusola dal suo parametro di consolidamento;
che, quanto all'altra condizione rappresentata dal risparmio energetico, è dimostrato che è possibile ottenere l'energia elettrica intorno alle 45 lire/kwh, costruendo una centrale termoelettrica, a ciclo combinato, da integrare nei cicli produttivi della Pertusola, che utilizzi, assieme al vapore recuperato, il metano prodotto a pochi metri dallo stabilimento come suggerito dalla citata perizia BAIN-Cuneo (è noto, infatti, per come sarà denunciato con apposita iniziativa parlamentare, che l'ENI, attraverso l'AGIP spa, già dal 1976 estrae dal sottosuolo marittimo di Crotone quantità crescenti di metano fino a raggiungere l'attuale standard di ricavi annui pari a circa il 18 per cento della produzione nazionale);
che l'attuazione di una siffatta ristrutturazione e di un potenziamento dello storico impianto metallurgico è la condizione necessaria ma anche sufficiente per la preservazione dell'occupazione oggi ad alto rischio nonchè per il sicuro avvio di un sano e durevole ciclo produttivo dell'impianto medesimo;
che solo a questa auspicata quanto doverosa condizione di rinnovata e più economica produttività della fabbrica in questione, in linea del resto con un'elementare esigenza di accortezza manageriale e con una moderna visione di marketing industriale, l'ENI avrebbe già potuto conseguire e potrà ancora conseguire, anche a tutela della sua immagine di holding pubblica, la giusta valorizzazione della sua azienda, ossia di un bene rientrante nel patrimonio dello Stato;
che solo allora, quindi, l'ENI dovrebbe in ipotesi procedere alla «privatizzazione» della Pertusola Sud, senza incorrere, com'è recentemente avvenuto, nel sospetto di una surrettizia operazione di «svendita» dell'impianto a «corpo morto» per lasciare insediare al suo posto una fabbrica di produzione di nickel ad opera di investitori esteri di dubbia affidabilità e tuttavia pinguamente agevolati con denaro dello Stato italiano; l'operazione per fortuna è rientrata in dirittura di arrivo grazie alle forti preplessità ed ostilità ambientali accumulatesi intorno ad un simile avventuroso progetto,
si chiede di conoscere:
se il Ministro del tesoro, in coerenza con il suo più volte proclamato proposito di risolvere il problema occupazionale e di incentivare la ripresa economica nel Sud, ossia di colmare il tradizionale gap del Mezzogiorno rispetto al resto d'Italia anche in vista dell'ormai prossimo traguardo dell'Europa unita, non ritenga di intervenire, avvalendosi della sua potestà decisionale propria dell'azionista pubblico di maggioranza, per imporre al vertice dell'ENI, ed in primis al suo presidente dottor Bernabè, di procedere senza indugi alla necessaria ristrutturazione ed ammodernamento della Pertusola Sud spa allo scopo di riportarla ad una condizione di economicità e garantirne così la permanenza in attività con piena salvaguardia dell'occupazione esistente e auspicabilmente da incrementare in rapporto al prevedibile accrescersi della produttività aziendale;
se inoltre lo stesso Ministro del tesoro, sempre nella sua surriferita qualità, non ritenga opportuno dare precise direttive nel senso di subordinare l'eventuale privatizzazione della impresa in questione (rectius: collocazione sul mercato della stessa), solo a condizione che l'acquirente nazionale o estero si impegni contrattualmente alla continuazione dell'impresa, all'occorrenza con l'accompagnamento pro tempore dell'ENI, per un periodo non inferiore ad anni cinque, e comunque a garantire in ogni caso, e quindi anche nell'ipotesi di una riconversione totale o parziale della tipica attività d'impresa, a mantenere e possibilmente incrementare gli attuali livelli occupazionali.
(3-02245)