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SERVIZIO DELL’ASSEMBLEA
SENATO DELLA REPUBBLICA
—— XVIII LEGISLATURA ——




Giovedì 10 ottobre 2019


alle ore 9,30


154a Seduta Pubblica
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ORDINE DEL GIORNO



I. Discussione dei disegni di legge:

II. Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (testi allegati) (alle ore 15)

INTERROGAZIONE SULLA PREVISIONE DI INCENTIVI IN FAVORE DELLE PICCOLE CENTRALI IDROELETTRICHE


(3-01172) (9 ottobre 2019)

DURNWALDER, UNTERBERGER, STEGER, LANIECE - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

la prima bozza dello schema di decreto di incentivazione dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (cosiddetto FER 1) conteneva misure a favore delle centrali idroelettriche di piccola derivazione (fino a 220 KW);

a seguito delle interlocuzioni intercorse con la Commissione europea e degli approfondimenti svolti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel testo definitivamente emanato dal Ministero dello sviluppo economico (decreto ministeriale 4 luglio 2019), le misure incentivanti a favore delle piccole centrali idroelettriche sono state espunte;

considerato che il Presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato, da ultimo nel suo discorso di insediamento, la volontà dell'Esecutivo di adottare misure volte a combattere i cambiamenti climatici e a promuovere l'uso delle energie rinnovabili, attraverso la promozione di provvedimenti, per così dire "green", che dovrebbero, tra l'altro, contenere misure in favore delle fonti di produzione di energie rinnovabili,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle motivazioni che hanno definitivamente indotto allo stralcio delle norme incentivanti in favore delle piccole centrali idroelettriche richiamate in premessa e quali misure intenda eventualmente prevedere, all'interno dei provvedimenti annunciati dal Governo per la protezione dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile, al fine di incentivare e sostenere le piccole produzioni di fonti rinnovabili, con particolare riferimento alle zone montane.


INTERROGAZIONE SULLA CONDIZIONE DELL'AZIENDA FERROSUD SPA


(3-01164) (9 ottobre 2019) (Già 4-02235) (8 ottobre 2019)

DE BONIS - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

la Ferrosud SpA, sita in Matera, Zona Jesce, ma ricadente a cavallo di due regioni (Puglia e Basilicata), è una impresa italiana di costruzioni meccaniche del settore ferrotranviario e di ristrutturazioni rotabili, che ha offerto in passato lavoro a tantissimi cittadini lucani e che nel passato più recente, fuoriuscita dal "concordato preventivo" ha partecipato a gare pubbliche aggiudicandosele e assumendo nuovo personale, tanto da giungere a circa 100 unità lavorative, dimostrando una notevole potenzialità di espansione;

l'esperienza acquisita in oltre 40 anni ed il know how posseduto, unitamente alle dotazioni ed impianti, mettono la Ferrosud SpA in condizione di poter costruire qualsiasi tipo di carrozza in acciaio al carbonio, acciaio inox e lega leggera. Si tratta, inoltre, dell'unico stabilimento dotato di binari che consentono l'accesso dei vagoni dalla rete ferroviaria direttamente all'interno dell'opificio;

l'opificio materano ha dimostrato negli ultimi mesi di essere in grado di proseguire nella sua attività principale, avendo sottoscritto contratti con Ansaldo e Trenitalia, tutti documentati e depositati in Confapi Matera, alla Prefettura di Matera e anche al Ministero dello sviluppo economico. Tuttavia, accadimenti societari estivi hanno indotto la proprietà a mutare radicalmente la direzione aziendale, che oggi ha deciso di snaturare l'azienda ferroviaria materana, cedendola dal prossimo 21 ottobre 2019;

considerato che:

la Ferrosud SpA, già sottoposta ad una procedura fallimentare e ad un concordato preventivo, è oggi sotto il controllo della società COMETI SpA in amministrazione straordinaria, che detiene 47.500 azioni, come stabilito già con la sentenza n. 1058/2018 del Tribunale di Arezzo; la COMETI SpA è sotto il controllo del Ministero dello sviluppo economico, che ha nominato commissario straordinario, l'avvocato Antonio Casilli;

prima del fitto del ramo di azienda alla neonata FERROCOS Srl, al commissario straordinario Casilli e al Ministero sarebbe giunta un'allettante offerta di acquisto delle azioni della Ferrosud SpA, che invece di snaturare lo stabilimento ferroviario, permetterebbe all'azienda metalmeccanica di Matera di portare a termine le commesse già acquisite e di poter continuare la produzione e ristrutturazione delle carrozze ferroviarie che altrimenti saranno costruite e manutenute all'estero (Spagna);

per contro, si è appreso che il 7 ottobre presso il Ministero dello sviluppo economico si è tenuto un Tavolo tra le parti interessate, presente la neonata FERROCOS Srl, che ha promesso di presentare il suo piano industriale nei prossimi giorni, mentre alcuna risposta è giunta per l'allettante offerta di acquisto delle azioni e mantenimento del livello occupazionale della Ferrosud SpA, senza snaturare il territorio dal suo antico stabilimento ed oggi unico in Italia funzionante;

tenuto conto che:

il ruolo del commissario straordinario nell'interesse del Ministero e dei creditori, deve valutare le opportune scelte strategiche di politica industriale, atte a garantire il prosieguo della produzione e, quindi, ad assicurare il tasso occupazionale a tutela di tutta la comunità materana;

dalle verifiche effettuate presso gli uffici del Ministero dello sviluppo economico è emerso che l'avvocato Casilli, in occasione di una prima richiesta di acquisto di azioni della Ferrosud SpA, avrebbe espresso parere favorevole alla vendita delle stesse, supportato dal parere favorevole ricevuto dal comitato di sorveglianza e regolarmente comunicato al Ministero dello sviluppo economico, garantendo la continuità aziendale e il livello occupazionale dell'azienda, come da verbale del 6 maggio 2019;

l'interrogante, il 3 ottobre 2019, ha appreso dal Ministero che il medesimo commissario straordinario Casilli avrebbe ricevuto un'offerta di gran lunga migliorativa per l'acquisto delle stesse azioni, ma avrebbe provveduto, questa volta, a richiedere un parere pro veritate al professor Giustino De Cecco, remunerando un consulente esterno invece di consultare il comitato di sorveglianza. Tale parere legale del professor De Cecco non avrebbe consentito al commissario, solo questa volta, una valutazione positiva per la vendita delle azioni societarie, in quanto la sentenza di 1° grado non è passata in giudicato, verifica che non aveva fatto in precedenza (verbale del Ministero dello sviluppo economico del 6 maggio 2019);

il commissario straordinario, pur avendo ricevuto il parere legale, avrebbe comunicato con posta certificata del 10 settembre 2019, inviata al promissario acquirente, di avere già notiziato il Ministero e che era in attesa di una decisione ministeriale. Invece, l'interrogante ha appreso dagli uffici del Ministero che alcuna comunicazione sarebbe mai giunta al Ministero e, pertanto, alcuna risposta sarebbe stata mai inviata dallo stesso al promissario acquirente, né tantomeno al commissario straordinario;

l'interrogante è preoccupato, in quanto le motivazioni del fitto del complesso aziendale comunicate sono generiche e in più non è stato predisposto dall'attuale consiglio di amministrazione di Ferrosud SpA un piano industriale commisurato all'attuale situazione aziendale, che giustifichi tale scelta in termini di investimenti e di prospettive di sviluppo;

per contro, le organizzazioni sindacali presenti all'incontro, hanno evidenziato come non sia stato presentato alcun piano industriale da parte di Ferrosud SpA, passaggio questo indispensabile per verificare che ci sia un reale impegno di investimento, sia per la ristrutturazione di tutti gli impianti, sia per un portafoglio clienti credibile nel settore ferroviario. Tali organizzazioni sindacali dimenticano, però, che il giorno 19 luglio 2019 al Tavolo chiesto in Prefettura dalle medesime organizzazioni sindacali, la Ferrosud SpA, con l'allora presidente ingegner Antonio Ingusci, aveva garantito il deposito di un piano industriale entro il 30 settembre 2019 e tale scadenza era stata accettata dai sindacati. Questi ultimi oggi dimenticano che l'attuale presidente è la dottoressa Bianchini, che ha stranamente riferito al Tavolo del Ministero dello sviluppo economico del 7 ottobre che le commesse dichiarate nei mesi scorsi nel pacchetto d'ordine di 50 milioni di euro, non sono mai state in capo allo stabilimento Ferrosud SpA di Matera, nonostante la presenza degli stessi negli uffici dello stabilimento materano e nonostante la esibizione degli stessi al precedente Tavolo ministeriale e a quello della Prefettura di Matera del 19 luglio scorso,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non sia del parere che vada verificato l'operato del commissario straordinario, avvocato Antonio Casilli, al fine di salvaguardare gli interessi della COMETI SpA e, di conseguenza, dei creditori della Ferrosud SpA, le cui azioni sono interamente detenute dalla COMETI;

se ritenga che la Ferrosud SpA, con la cessione del ramo di azienda alla neonata Ferrocos Srl, sia poi in grado di continuare nella sua produzione industriale, garantendo il livello occupazionale delle circa 90 unità in organico almeno sino al prossimo 3 ottobre e il soddisfacimento dei creditori, percependo solo un fitto annuo di circa 36.000 euro;

se non ritenga di dover verificare se gli uffici del Ministero, il giorno 7 ottobre, abbiano valutato la bontà dell'operazione di affitto, atteso che la Ferrocos SpA all'incontro si è impegnata ad impiegare solo parte del personale Ferrosud SpA nelle attività di core business di Coseco per la produzione di compattatori per l'igiene ambientale e non per la ristrutturazione di vagoni ferroviari;

se non ritenga, conseguentemente, di affidare un nuovo incarico, affinché si acquisiscano e si valutino più proficuamente un completo piano industriale.


INTERROGAZIONE SULLA RISOLUZIONE DEI DIVERSI TAVOLI DI CRISI AZIENDALE APERTI PRESSO IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO


(3-01168) (9 ottobre 2019)

URSO, ZAFFINI, CIRIANI - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

da notizie stampa si apprende che sono più di 183 i tavoli di crisi aperti al Ministero dello sviluppo economico, con circa 300.000 dipendenti coinvolti (senza contare l'indotto);

il Ministro pro-tempore, rispondendo ad un question time, il 25 luglio 2019, ha ammesso che non esiste un registro ufficiale che definisca i tavoli di crisi aperti per cui "non è possibile fornire un numero che sia ufficiale";

il decreto "salva imprese" (decreto-legge n. 101 del 2019) che annunciava "Misure urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali", in fase di conversione in Parlamento, contiene alcune norme per le vertenze ex Ilva e Whirlpool (nonché per le crisi aziendali in Sicilia e in Sardegna) del tutto insufficienti a garantire la continuità produttiva ed i loro dipendenti;

ancora senza soluzione industriale resta il caso Alitalia, che continua a bruciare risorse pubbliche e la cui mancata soluzione avrebbe ricadute drammatiche sul settore turistico italiano;

drammaticamente in linea con il dato nazionale è quello dell'Umbria, dove, negli ultimi 10 anni, si sono registrati numerosissimi casi di crisi aziendali con un impatto fortemente negativo sui livelli occupazionali e che hanno messo a rischio la solidità dell'apparato produttivo regionale, con pesantissime ricadute anche sull'indotto;

secondo i recenti dati forniti dall'Osservatorio INPS, la cassa integrazione guadagni ordinaria, nella prima metà del 2019, ha registrato nella regione umbra un tendenziale e preoccupante incremento, pari al 18 per cento, con un aumento delle ore complessive che da 2.652.018 del 2018 a 3.043.837 del 2019;

ancora più preoccupante il dato della cassa integrazione straordinaria che ha segnato, nel periodo gennaio-giugno 2019, un aumento del 70 per cento e raggiungendo quota di 1.761.913 ore;

gli eventi sismici del 2016 hanno contribuito definitivamente a mettere in ginocchio il tessuto produttivo dell'Umbria: tra lentezze burocratiche e amministrative, promesse non mantenute e personale mai assegnato, la ricostruzione non è partita, minando qualsiasi possibilità di ripresa;

giacciono, ancora oggi irrisolte sui tavoli del Ministero, alcune gravi crisi, prima fra tutte quella della J&P SpA, la ex Antonio Merloni, che attualmente occupa in Umbria 300 unità di personale, oltre all'indotto, e che, se entro gennaio 2020 non sarà trovato un investitore disposto a intervenire, è destinata al peggio, posto che i tentativi di salvataggio finora esperiti a livello governativo e regionale non hanno prodotto alcun risultato utile;

resta irrisolta, altresì, anche la crisi della IMS-Isotta Fraschini, che, con i suoi circa 180 dipendenti, è destinata alla chiusura, in assenza di investitori del settore ghisa-alluminio disposti a farsi avanti;

ancora attendono soluzione le crisi aziendali della ex Cementir, della ex Novelli, della Treofan, di Mercatone 1, mentre è in osservazione speciale l'AST di Terni, un'azienda che produce un milione di tonnellate di acciai speciali all'anno, dove 700 unità di personale sono state messe in cassa integrazione ordinaria;

la forte concentrazione di crisi aziendali in una sola regione determina una situazione sull'orlo dell'emergenza sociale;

appare necessario e urgente effettuare una valutazione generale dell'indirizzo della politica industriale del Paese e introdurre strumenti idonei a supportare la crescita economica e ridurre i volumi di sofferenza del comparto produttivo, con conseguenze pesanti sulla vitalità del tessuto economico e sociale,

si chiede di sapere quali provvedimenti urgenti il Ministro in indirizzo ritenga di adottare al fine di contrastare adeguatamente ed efficacemente la crisi del comparto economico e produttivo che investe ormai da tempo l'Italia, e come intenda rendere efficace l'azione dei tavoli di crisi, contribuendo a trovare soluzioni industriali per mantenere in attività i siti produttivi e, quindi, i livelli occupazionali.


INTERROGAZIONE SULL'INFORMAZIONE E LA TUTELA DEL CONSUMATORE CON RIGUARDO AI PRODOTTI ORIGINALI ITALIANI


(3-01171) (9 ottobre 2019)

ROMEO, BERGESIO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

le eccellenze italiane contraddistinte dal marchio "made in Italy" rappresentano una straordinaria leva competitiva ad alto valore aggiunto per il nostro Paese testimoniata anche della costante crescita delle nostre esportazioni, soprattutto nell'agroalimentare dove i nostri marchi sono riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo;

il made in Italy è tuttavia un marchio sottoposto ad alto rischio di contraffazione;

questo fenomeno, noto in agricoltura come "italian sounding", consente di evocare l'origine italiana attraverso simboli, nomi, marchi, immagini, che richiamano in modo ingannevole l'italianità di un alimento privo di qualunque legame col nostro Paese;

la maggioranza dei consumatori attribuisce un valore significativo alla fornitura in etichetta delle informazioni relative alla provenienza dei prodotti agroalimentari commercializzati, ritenendo importante avere un quadro informativo corretto e completo per compiere una scelta consapevole;

con lo scopo di rendere obbligatorio, per specifiche categorie di alimenti, l'indicazione del luogo di provenienza quando esista un nesso tra talune qualità degli alimenti e la relativa provenienza è stato introdotto l'articolo 3-bis del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12;

il Ministro pro tempore delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ha dato mandato all'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) di realizzare appositi studi diretti ad individuare la presenza di un nesso comprovato tra talune qualità degli alimenti e la relativa origine o provenienza nonché per valutare in quale misura sia percepita come significativa l'indicazione relativa al luogo di provenienza e quando la sua omissione sia riconosciuta ingannevole;

la modifica introdotta ha previsto che, successivamente al nulla osta della Commissione europea e al risultato degli studi di ISMEA, un decreto interministeriale fra Ministro delle politiche agricole, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro della salute desse attuazione alla norma individuando specifici alimenti per i quali in etichetta fosse specificato il luogo di provenienza. Terminati i primi due passaggi, il decreto è stato trasmesso dal ministro Centinaio al ministro Di Maio e al ministro Grillo;

il ministro Di Maio si è impegnato pubblicamente a portare avanti, in tutte le sedi competenti, prima fra tutte l'Europa, il percorso virtuoso avviato dal ministro Centinaio per affermare con forza il rapporto fra la qualità e l'origine dei prodotti agroalimentari commercializzati;

l'articolo 39 del regolamento (UE) n. 1169/2011 ha previsto che gli Stati membri possono adottare disposizioni che richiedono ulteriori indicazioni obbligatorie per tipi o categorie di alimenti, laddove si agisca per la protezione dei consumatori, la prevenzione delle frodi e la repressione della concorrenza sleale,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo abbia intenzione di portare avanti il percorso intrapreso dal Governo Conte I in materia di etichettatura obbligatoria e se non ritenga oggi stesso di controfirmare il decreto interministeriale per tutelare i consumatori e, al contempo, salvaguardare le imprese agroalimentari del nostro Paese, esempio unico di qualità in tutto il mondo, colpite dalla diffusione del fenomeno dell'italian sounding.


INTERROGAZIONE SUGLI INTERVENTI DI SOSTEGNO ALLE IMPRESE TURISTICHE ITALIANE DANNEGGIATE DAL FALLIMENTO DEL GRUPPO THOMAS COOK


(3-01167) (9 ottobre 2019)

BERNINI, MALAN, TESTOR, BIASOTTI, MALLEGNI, GALLIANI, PAROLI, RONZULLI, TIRABOSCHI, BARACHINI, BARBONI, DE SIANO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

in seguito al fallimento del colosso britannico dei viaggi "Thomas Cook", uno dei principali tour operator europei, che risulta debitore nei confronti dei suoi fornitori per oltre 2 miliardi di euro, moltissime piccole imprese italiane dovranno affrontare una situazione di grave difficoltà, determinata dal mancato pagamento dei servizi resi nel corso dell'estate 2019 e dalla cancellazione degli ordini relativi ai prossimi mesi, per far fronte ai quali erano stati assunti rilevanti impegni economici;

secondo le stime delle maggiori associazioni di categoria del settore alberghiero, sarebbero attualmente oltre 4.000 gli hotel sul nostro territorio nazionale che subirebbero un danno che oscilla tra i 400 e i 600 milioni di euro, con evidenti ripercussioni negative in termini economici anche sull'indotto legato a tali strutture ricettive;

il Governo spagnolo ha annunciato un piano da circa 300 milioni di euro per aiutare il settore turistico a contenere gli effetti del fallimento del tour operator britannico Thomas Cook. Si tratta di un piano che il Governo spagnolo ha messo a punto in appena una settimana per gestire l'urgenza del fallimento. La somma stanziata servirebbe non solamente da copertura in vista del brusco calo di arrivi, circa 700.000 turisti in totale per il prossimo futuro, ma anche da sostegno per le perdite derivanti dai mancati pagamenti;

una parte delle risorse del piano spagnolo verrà destinata alla promozione e al miglioramento dei collegamenti aerei sotto forma di incentivi alle compagnie aeree affinché attivino voli che vadano a coprire il buco finanziario lasciato dalla compagnia di viaggi;

in assenza di interventi urgenti, è alta la probabilità che si scateni un "effetto domino", determinando il fallimento delle strutture ricettive esposte nei confronti di Thomas Cook e, a cascata, dei loro fornitori, senza dimenticare le possibili conseguenze per i lavoratori che prestano servizio in tali aziende;

in considerazione dei tempi lunghi che caratterizzeranno la procedura fallimentare e dei costi che sarà necessario affrontare per tentare di recuperare almeno in parte i crediti, avviando azioni legali nei vari Paesi nei quali operavano le consociate del gruppo Thomas Cook, gli interroganti ritengono che sia quanto mai urgente prevedere l'attivazione di un sostegno in forma di credito d'imposta, di importo proporzionale al credito vantato verso Thomas Cook, per evitare che le imprese vadano in crisi di liquidità, che le stesse saranno ovviamente tenute a restituire non appena entreranno in possesso delle somme di loro spettanza;

altro aspetto che potrebbe parzialmente alleviare lo stato di crisi delle aziende colpite riguarda la definizione di un regime di Iva per cassa per tutte le fatture emesse e da emettere nei confronti di Thomas Cook, per evitare che le imprese debbano anticipare un'imposta che non hanno incassato e che potrebbero non incassare mai;

è, altresì, opportuno garantire le risorse necessarie per assicurare a tutte le imprese del settore turistico-alberghiero adeguati incentivi al fine di effettuare investimenti, anche attraverso il rifinanziamento del tax credit;

intervenire tempestivamente consentirebbe a migliaia di piccole e medie imprese di onorare gli impegni già assunti con fornitori e dipendenti e di affrontare l'imminente stagione turistica invernale nella consapevolezza di continuare a dare un servizio ai propri clienti,

si chiede di sapere quali iniziative, per la propria competenza, il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di salvaguardare il lavoro di migliaia di strutture turistico-ricettive colpite dal fallimento della compagnia turistica Thomas Cook.


INTERROGAZIONE SUI PROFILI DI CRITICITÀ DELLA RECENTE NORMATIVA IN TEMA DI INTERVENTI PER LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA E ANTISISMICA


(3-01173) (9 ottobre 2019)

FERRARI, MARCUCCI, COLLINA - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

il decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, "decreto crescita", ha apportato alcune modifiche alla disciplina riguardante gli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico. L'articolo 10, dai commi da 1 a 3, ha previsto la possibilità per il soggetto che sostiene le spese per gli interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico di ricevere, in luogo dell'utilizzo della detrazione, un contributo anticipato dal fornitore che ha effettuato l'intervento, sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante;

tale contributo è recuperato dal fornitore sotto forma di credito d'imposta, di pari ammontare, da utilizzare in compensazione, in 5 quote annuali di pari importo, senza l'applicazione dei limiti di compensabilità, lasciando l'impresa esecutrice, quasi sempre di piccole dimensioni, la gran parte dell'onere finanziario derivante dal costo dell'intervento stesso;

considerato che:

la filiera delle imprese della riqualificazione energetica e della ristrutturazione del patrimonio immobiliare a uso residenziale, che è riuscita in questi anni a sostenere l'occupazione nel nostro Paese, ha immediatamente evidenziato le difficoltà economiche e finanziarie, per molti insostenibili, a cui è soggetta a seguito dell'approvazione delle suddette disposizioni;

tutte le associazioni di categoria hanno espresso un parere fortemente contrario alle modifiche introdotte dal decreto crescita in materia di incentivi per gli interventi di efficienza energetica, considerando questa nuova modalità non solo un aggravio burocratico per l'utilizzo degli incentivi ma anche un ostacolo alla libera concorrenza, con l'effetto di creare un danno alle imprese della filiera delle costruzioni;

l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha pubblicato il 1° luglio 2019 sul suo bollettino settimanale n. 26 il pronunciamento in merito alla nuova disciplina dell'ecobonus scontato in fattura per i lavori di efficientamento energetico. Ha rilevato che l'articolo 10 "nella sua attuale formulazione, appare suscettibile di creare restrizioni della concorrenza nell'offerta di servizi di riqualificazione energetica a danno delle piccole e medie imprese, favorendo i soli operatori economici di più grandi dimensioni";

l'Autorità ritiene inoltre che la norma, nella misura in cui non prevede la possibilità di successiva cessione del credito a terzi, con le modalità opportunamente definite dall'Agenzia delle entrate "possa generare un'indebita distorsione del mercato a vantaggio di pochi operatori, a detrimento delle imprese di medie e piccole dimensioni attive nell'offerta dei servizi di riqualificazione energetica, con evidenti ricadute negative ai danni dei consumatori, i quali vedrebbero significativamente ridotta la loro libertà di scelta";

tenuto conto che:

lo stesso decreto crescita ha introdotto la facoltà per le imprese esecutrici dell'intervento di efficienza energetica di cedere il credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi, lasciando però inalterati i rischi per artigiani e piccole imprese. Un intervento che secondo le associazioni di categoria rischia di agevolare esclusivamente le grandi catene, le multiutility e gli ex monopolisti dell'energia che hanno le capacità economiche ed organizzative per sostenere le modifiche apportate alla disciplina degli incentivi;

al decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, in corso di esame in Parlamento, sono stati depositati emendamenti finalizzati ad affrontare e risolvere la questione,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo in merito a quanto sopra;

quali iniziative, anche normative, intenda adottare al fine di risolvere le problematiche derivanti dall'articolo 10 del decreto crescita;

se intenda convocare, con urgenza, un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico, con le associazioni degli operatori del settore, al fine di trovare una soluzione condivisa rispetto ai contenuti complessivi dell'articolo 10 da inserire nel primo provvedimento utile all'esame del Parlamento.


INTERROGAZIONE SULLE MISURE DI COMPENSAZIONE DELLE SPESE PER GLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA E ANTISISMICA


(3-01170) (9 ottobre 2019)

GIROTTO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

l'articolo 10, commi da 1 a 3, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58 (cosiddetto decreto crescita), introduce la possibilità per il soggetto che sostiene le spese per gli interventi di cui agli articoli 14 e 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, rispettivamente interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico, di ricevere, in luogo dell'utilizzo della detrazione, un contributo anticipato dal fornitore che ha effettuato l'intervento, sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante (cosiddetto sconto in fattura);

detto contributo è recuperato dal fornitore sotto forma di credito d'imposta, di pari ammontare, da utilizzare in compensazione, in 5 quote annuali di pari importo, senza l'applicazione dei limiti di compensabilità. I fornitori che hanno effettuato le due tipologie di intervento a loro volta hanno facoltà di cedere il credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi. Con ulteriore modifica, analoga facoltà è stata concessa ai beneficiari di detrazioni per interventi di realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici, con installazione di impianti basati sull'impiego delle fonti rinnovabili di energia, nonché ai relativi fornitori;

il comma 3-ter consente altresì ai beneficiari della detrazione per gli interventi di realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici, con particolare riguardo all'installazione di impianti basati sull'impiego delle fonti rinnovabili di energia (di cui all'articolo 16-bis, comma 1, lettera h), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni e integrazioni, testo unico delle imposte sui redditi), di cedere il proprio credito ai fornitori di beni e servizi necessari alla realizzazione degli stessi interventi; tali soggetti possono a loro volta cedere il credito ai propri fornitori, con l'esclusione di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi. Come per gli altri interventi disciplinati dalle norme in esame, è esclusa la cessione dei crediti a istituti di credito e intermediari finanziari;

considerato che:

le modifiche introdotte ai sensi dell'articolo 10, tuttavia, hanno creato numerose criticità in fase applicativa, destando forti preoccupazioni nelle piccole e medie imprese operanti nei settori degli impianti, del legno e dell'arredamento;

alcune di queste imprese, associate alla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), hanno avviato un procedimento davanti alla Commissione europea;

anche l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella segnalazione a Governo e Parlamento del 17 giugno 2019, ha evidenziato che la norma, nella sua attuale formulazione, appare suscettibile di creare restrizioni della concorrenza nell'offerta di servizi di riqualificazione energetica a danno delle piccole e medie imprese, favorendo i soli operatori economici di più grandi dimensioni. Il nuovo sistema di incentivazione fiscale per i lavori di efficientamento energetico introdotto dal decreto crescita, di particolare appetibilità per la domanda, si pone, in ragione delle modalità prescelte per il trasferimento dei crediti fiscali dai soggetti aventi diritto ai fornitori, quale meccanismo realmente fruibile solo dalle imprese di grande dimensione, che risultano le uniche in grado di praticare gli sconti corrispondenti alle detrazioni fiscali senza confronti concorrenziali, potendo compensare i correlativi crediti d'imposta in ragione del consistente volume di debiti fiscali, godendo anche di un minor costo finanziario connesso al dimezzamento da 10 a 5 anni del periodo di compensazione del credito d'imposta;

in tale contesto, particolarmente destabilizzante per le piccole e medie imprese che operano nel settore è anche il disposto di cui al comma 3-ter, che, come già detto in precedenza, ha introdotto, anche per gli interventi di vendita e installazione di impianti fotovoltaici residenziali, la possibilità della cessione ai fornitori del credito IRPEF per detrazione fiscale da parte dei clienti;

anche tale beneficio può essere proposto ai clienti solo da grandi gruppi industriali, perché possiedono sia capienza di imposte a debito sufficientemente ampia per la compensazione dei crediti fiscali acquisiti dai clienti, sia la capacità di ricorrere al credito bancario, ovvero di imporre il timing dei pagamenti ai propri fornitori per colmare i gap di liquidità connessi con l'acquisizione dei crediti;

appare necessaria, dunque, e non più rinviabile una modifica della norma di cui all'articolo 10 del decreto-legge n. 34,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno attivarsi con iniziative di competenza, anche di proposta legislativa, al fine di superare le criticità esposte;

se non ritenga opportuno convocare urgentemente un tavolo con tutti gli operatori del settore al fine di addivenire ad una rapida soluzione del problema.


INTERROGAZIONE SUL FINANZIAMENTO DEL FONDO NAZIONALE PER IL SERVIZIO CIVILE


(3-01169) (9 ottobre 2019)

VONO, SBROLLINI - Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport - Premesso che:

con il decreto legislativo n. 40 del 2017, in attuazione della legge delega n. 106 del 2016, emanata durante il Governo pro tempore Renzi, il servizio civile è diventato "universale" per accogliere tutte le richieste dei giovani che, per scelta volontaria, intendono fare un'esperienza di grande valore formativo e civile che possa fornire loro competenze utili per l'immissione nel mondo del lavoro;

con la legge di stabilità per il 2016 (legge n. 208 del 2015), sono stati assegnati al fondo nazionale per il servizio civile ben 115 milioni di euro (115.730.527 euro);

negli anni successivi tali fondi sono andati diminuendo, tanto da dover essere integrati con risorse provenienti da altre amministrazioni e risparmi delle precedenti programmazioni;

considerato che:

il Consiglio dei ministri del Governo Conte I, in data 31 luglio 2019, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha approvato un disegno di legge che introduce disposizioni a favore del servizio civile universale e, per garantire il sostegno statale e la continuità del contingente complessivo di operatori volontari da avviare al servizio civile, ha previsto un incremento di 70 milioni di euro, per l'anno 2019, del Fondo nazionale per il servizio civile;

inoltre, il bando pubblicato per circa 40.000 giovani tra i 18 e i 29 anni è scaduto proprio mercoledì 9 ottobre alle ore 14.00,

si chiede di sapere quale sarà l'orientamento del Governo in ordine allo stanziamento dei fondi indicati nel suddetto disegno di legge della Presidenza del Consiglio dei ministri e se, inoltre, si intenda intraprendere come iniziativa urgente anche l'emanazione di un bando aggiuntivo che assorba i progetti già approvati.