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SERVIZIO DELL’ASSEMBLEA
SENATO DELLA REPUBBLICA
—— XVIII LEGISLATURA ——




Mercoledì 5 dicembre 2018


alle ore 9,30


67a Seduta Pubblica
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ORDINE DEL GIORNO



I. Discussione di mozioni sulla tutela del settore agroalimentare italiano (testi allegati)

II. Discussione congiunta del disegno di legge:

e dei documenti:

III. Discussione del disegno di legge:
MOZIONI SULLA TUTELA DEL SETTORE AGROALIMENTARE ITALIANO


(1-00057 p. a.) (27 novembre 2018)

ROMEO, PATUANELLI, BERGESIO, MOLLAME, VALLARDI, FATTORI, RIPAMONTI, ABATE, SBRANA, AGOSTINELLI, PUGLIA, TRENTACOSTE, ARRIGONI, ANGRISANI, AUGUSSORI, AUDDINO, BAGNAI, BOTTICI, BARBARO, CASTALDI, BONFRISCO, CASTELLONE, BORGHESI, COLTORTI, BOSSI Simone, CORBETTA, BOSSI Umberto, CORRADO, BRIZIARELLI, CROATTI, BRUZZONE, CRUCIOLI, CALDEROLI, DELL'OLIO, CAMPARI, DONNO, CANDURA, EVANGELISTA, CANTU', FLORIDIA, CASOLATI, GALLICCHIO, DE VECCHIS, GIANNUZZI, FAGGI, GIARRUSSO, FERRERO, FREGOLENT, GIROTTO, FUSCO, L'ABBATE, IWOBI, LA MURA, MARIN, LANNUTTI, MARTI, LANZI, MONTANI, LOMUTI, NISINI, LUCIDI, OSTELLARI, LUPO, PAZZAGLINI, MAIORINO, PELLEGRINI Emanuele, PEPE, MANTOVANI, PERGREFFI, MARILOTTI, PIANASSO, MATRISCIANO, PILLON, MAUTONE, PIROVANO, MONTEVECCHI, PISANI Pietro, MORONESE, MORRA, PITTONI, NOCERINO, PIZZOL, NUGNES, PUCCIARELLI, ORTIS, RIVOLTA, PARAGONE, RUFA, PELLEGRINI Marco, SAPONARA, PERILLI, SAVIANE, PIRRO, SOLINAS, PISANI Giuseppe, TESEI, PRESUTTO, TOSATO, ROMANO, VESCOVI, SANTILLO, ZULIANI, SILERI, TURCO, URRARO, VANIN, VONO - Il Senato,

premesso che:

a luglio 2018 l'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), al fine di ridurre di un terzo entro il 2030 i casi di morte per diabete, cancro e malattie cardiovascolari, avevano dichiarato che nelle diete era necessario ridurre i grassi saturi, il sale, gli zuccheri e l'alcol, il cui consumo oltre misura potrebbe avere effetti dannosi per la salute;

l'obiettivo sarebbe stato raggiunto disincentivando l'uso dei suddetti prodotti, adottando, da un lato, una tassazione simile a quella sull'alcol e tabacco e su altre sostanze nocive e, dall'altro, apponendo sulle confezioni "avvisi di pericolo";

all'uopo, durante l'incontro di alto livello delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili del settembre 2018, venne discussa una bozza preliminare di risoluzione che prevedeva misure fiscali penalizzanti ed etichettature per disincentivare l'acquisto di alcuni prodotti del settore agroalimentare;

dopo un lungo negoziato, il 27 settembre 2018 i capi di Stato e di Governo dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, hanno approvato la dichiarazione politica "Time to Deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations", dal testo molto bilanciato, asciutto, di ampia portata e senza toni prescrittivi, in linea con gli interessi italiani di tutela della salute e delle eccellenze del made in Italy nel settore agroalimentare;

il 12 novembre 2018 sette Paesi, guidati da Brasile e Francia, hanno presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'ONU, nell'ambito dell'iniziativa "Global Health and Foreign Policy", una risoluzione contenente, sostanzialmente, le misure punitive già proposte nella bozza preliminare. Se approvate, esse danneggerebbero pesantemente il made in Italy agroalimentare, le nostre tradizioni gastronomiche, il nostro export, la nostra agricoltura e la reputazione dei prodotti tipici italiani;

qualora il nuovo testo presentato fosse approvato, andrebbe a vanificare l'intento della dichiarazione del 27 settembre e tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite sarebbero sollecitati ad applicare tasse, etichette dissuasive all'acquisto, come per le sigarette, e restrizioni alla pubblicità e al marketing su gran parte dei prodotti alimentari tipici del made in Italy, i quali verrebbero classificati come nocivi per la salute;

sembra impensabile che si vada a ridiscutere un principio che era stato approvato e chiarito ai massimi livelli dei capi di Stato e di Governo all'ONU. Inoltre, un organismo politico come l'ONU non può approvare indicazioni prescrittive come quelle indicate nel documento del 12 novembre, nel quale viene esplicitamente riportata la seguente locuzione "è urgente che gli stati membri approvino";

nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione, per cercare di individuare una posizione comune ed entro il prossimo 7 dicembre dovrà essere finalizzato un testo definitivo che sarà poi presentato il 13 dicembre all'Assemblea generale dell'ONU, per essere votato dagli Stati membri;

la filiera agroalimentare italiana, tra produzione, trasformazione, distribuzione al dettaglio e ristorazione, con un valore di oltre 130 miliardi l'anno, costituisce il 9 per cento del Pil nazionale, occupa 3,2 milioni di lavoratori, vale a dire il 13 per cento del totale in Italia, e coinvolge 1,3 milioni di imprese, pari al 25 per cento del totale delle aziende iscritte nei registri camerali;

secondo i dati diffusi da "Nomisma Agrifood Mmonitor", nel 2017 l'export agroalimentare italiano ha superato la cifra record record di 40 miliardi di euro, trainato soprattutto da prodotti quali: vini, formaggi e salumi, vale a dire categorie merceologiche che verrebbero colpite dai provvedimenti proposti dal gruppo guidato da Francia e Brasile;

l'applicazione, a livello globale, dei provvedimenti proposti dai citati sette Paesi condurrebbe a una forte contrazione delle vendite dei prodotti agroalimentari italiani all'estero, con la conseguenza di ridurre i margini positivi della bilancia commerciale, nonché di mettere a serio rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e la stessa sopravvivenza di tantissime piccole e medie imprese, tenuto conto che solo il 2 per cento delle aziende alimentari italiane supera i 50 addetti;

una ricerca Nomisma del 2015 sugli effetti delle "etichette a semaforo" nel mercato inglese ha evidenziato un significativo calo nelle vendite e nelle quote di mercato proprio dei prodotti tipici italiani, con perdite addirittura del 14 per cento per quanto riguarda il parmigiano reggiano DOP porzionato;

le produzioni italiane, per la loro intrinseca peculiarità, sono poste alla base della "Dieta mediterranea", riconosciuta dall'Unesco «Patrimonio immateriale dell'umanità», quale modello alimentare sano ed equilibrato, fondato prevalentemente su cibi di origine vegetale e sul consumo diversificato e bilanciato;

la scienza ha dimostrato che la dieta mediterranea è una dieta salubre che aiuta a prevenire malattie croniche come patologie cardiovascolari, diabete e obesità;

grazie, infatti, alle abitudini alimentari fondate sulla dieta mediterranea e uno stile di vita attivo, l'Italia rappresenta il secondo Paese più longevo del pianeta, il terzo meno obeso di tutta l'area OCSE e il più sano al mondo secondo la classifica "Bloomberg Health Index", stilata nel 2017, malgrado condizioni economiche meno favorevoli rispetto ad altre nazioni;

secondo i dati del sistema di sorveglianza "OKkio alla Salute", coordinato dal Ministero della salute, l'Italia è tra i pochissimi Paesi il cui tasso di obesità infantile è in calo, con una riduzione del 13 per cento a partire dal 2009;

provvedimenti coercitivi come quelli suggeriti dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale dell'ONU deresponsabilizzano a parere dei proponenti del presente atto di indirizzo il consumatore e ne condizionano le scelte, senza indirizzarlo verso una dieta più salutare;

si ritiene di dover scongiurare la diffusione di sistemi di valutazione dei prodotti agroalimentari unicamente basati sui profili nutrizionali oppure su rappresentazioni grafiche che pongono ingiustificatamente l'accento sulla composizione del singolo prodotto, a prescindere dalle modalità e dalla frequenza di consumo;

la modifica degli ingredienti dei prodotti finalizzata a sostituire il sale, i grassi o gli zuccheri, e avviata dalle aziende agroalimentari dei Paesi che hanno applicato provvedimenti simili a quelli invocati dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale, ha condotto alla riduzione delle componenti naturali dei prodotti in favore di additivi chimici;

la posizione assunta dall'OMS e dall'ONU rischia di avvantaggiare unicamente i produttori di alimenti dietetici e di sostituti chimici per alimenti;

l'applicazione di tasse o etichette discriminanti, ove già in vigore, non ha condotto ad alcun miglioramento dei trend relativi alla diffusione dell'obesità e delle malattie non trasmissibili;

le imprese del settore agroalimentare e le associazioni di agricoltori, hanno manifestato forte preoccupazione per le disposizioni contenute nella risoluzione in discussione all'Assemblea generale dell'ONU,

impegna il Governo:

1) a difendere, con la massima determinazione, il settore agroalimentare italiano in tutte le sedi politiche e diplomatiche internazionali, in particolare all'ONU (e nelle sue agenzie come OMS e FAO) e nell'ambito dell'Unione europea;

2) a porre in essere una pronta e decisa azione diplomatica volta a cancellare o a modificare fortemente la risoluzione presentata nell'ambito dell'iniziativa "Global Health and Foreign Politics" in discussione all'Assemblea dell'ONU, al fine di scongiurare le inique conseguenze che l'approvazione di tale documento avrebbe per il settore agroalimentare italiano e in particolare per le esportazioni italiane;

3) ad avviare un confronto, nelle opportune sedi, al fine di chiarire quali siano le finalità che hanno portato la Francia a promuovere questa iniziativa in collaborazione con Paesi extra europei senza un preventivo accordo con gli altri Stati membri europei, nonostante sia un Paese che, in maniera del tutto analoga all'Italia, vanta numerosi prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea e che con l'approvazione senza modifiche di questo documento rischia di essere essa stessa pesantemente penalizzata.

(1-00061) (4 dicembre 2018)

BERNINI, MALAN, BATTISTONI, BERUTTI, LONARDO, SERAFINI, GALLIANI, GALLONE, GIAMMANCO, MALLEGNI, MANGIALAVORI, MOLES, RIZZOTTI, RONZULLI - Il Senato,

premesso che:

nella dichiarazione politica "Time to deliver", approvata il 27 settembre 2018 dai Capi di Stato e di Governo dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, non vi è alcun riferimento specifico a cibi o a bevande che possono essere dannosi per la salute. Al contrario, il testo parla di regimi alimentari che possono esserlo nel loro complesso, rapportati comunque allo stile di vita che si conduce;

la risoluzione presentata dai 7 Paesi del gruppo Foreign policy and global health (Brasile, Francia, Norvegia, Indonesia, Sudafrica, Thailandia, Senegal) per l'esame della seconda commissione dell'ONU, nell'ambito dell'iniziativa "Global health and foreign politics", mira a creare un legame tra alcune malattie e alcune tipologie di alimenti o bevande;

appare una forzatura ridiscutere sugli alimenti, dopo sole sette settimane dalla presentazione del principio sugli stili di vita, che è stato approvato ai massimi livelli dai capi di Stato e di Governo;

la risoluzione tratta di cibi salutari e non salutari, introducendo un'indicazione non supportata dalla scienza, che invece si riferisce a diete salutari e non;

l'obiettivo dei proponenti della risoluzione sembra quello di evidenziare che i prodotti messi all'indice debbano essere colpiti da restrizioni, dazi e regolamentazioni stringenti sulla loro commercializzazione;

va evidenziato che già il solo legame tra malattie e alimenti rappresenta un'estrema banalizzazione dei problemi legati alla salute, posto che la salute e le malattie sono certamente e principalmente legate anche all'attività fisica, lavorativa, sportiva, oltre che allo stile di vita, all'età anagrafica e all'ambiente in cui si vive;

ove fosse approvata la risoluzione, tutti i Paesi sarebbero autorizzati ad apporre etichette con ben visibili bollini su cibi e bevande, come quelli ad esempio in uso sulle sigarette, che danneggerebbero l'export dell'industria della trasformazione agroalimentare italiana;

vale al contrario ricordare l'impatto straordinario che ha quotidianamente un cubetto di formaggio grana ovvero mezzo litro di latte intero sulla crescita di un bambino. Gli stessi alimenti se mangiati da un soggetto adulto, magari in sovrappeso, possono avere impatti diversi, proprio ad evidenziare che si tratta di una questione legata alla dieta e non agli alimenti o alle bevande;

peraltro va evidenziato come la Food and drugs administration (FDA) statunitense ha pubblicato un invito ad indicare sulle confezioni degli olii contenenti il 70 per cento di acido oleico (olio extra vergine di oliva italiano) che il loro consumo porta benefici cardiovascolari, quando sostituisce il grasso saturo dannoso per il cuore;

quindi una risoluzione che imponesse di scrivere su un prodotto alimentare sano come il formaggio grana o come il latte intero, ovvero sull'olio extravergine di oliva, che nuoce alla salute, sarebbe non solo sbagliata ma, da un punto di vista scientifico, completamente priva di fondamento;

in particolare vengono incriminati i cibi italiani contenenti sali, grassi e zuccheri;

la stessa maggioranza, per iniziativa di alcuni suoi deputati, ha tentato di criminalizzare l'utilizzo degli zuccheri, paventando l'introduzione di una sugar tax sulle bevande alcoliche e su altri alimenti contenenti zucchero, peraltro attaccando pesantemente l'industria italiana della trasformazione della barbabietola da zucchero, già in crisi perché colpita dalle nefaste politiche europee;

le esportazioni italiane nel settore agroalimentare hanno superato i 41 miliardi di euro nel 2017, il 7 per cento in più rispetto al 2016,

impegna il Governo:

1) a portare in sede ONU delle evidenze scientifiche sulla qualità e sulle caratteristiche nutrizionali positive dei prodotti italiani derivanti dalla trasformazione agroalimentare, tali da supportare l'azione diplomatica italiana, che porti al ritiro o alla bocciatura in sede ONU della risoluzione citata o di eventuali risoluzioni simili, verificando anche i vizi formali presenti nella risoluzione e ricordando che le Nazioni Unite non possono approvare indicazioni prescrittive;

2) ad intervenire in ogni sede europea per ripristinare il volume dei trasferimenti alla politica agricola nazionale italiana che sarebbe penalizzata dalla recente approvazione dell'ipotesi di bilancio UE 2021-2017, che purtroppo prevede tagli al settore agricolo e ai fondi alla coesione che coinvolgono le regioni italiane a forte vocazione agricola, che potrebbero avere pesanti ripercussioni sulla produzione italiana;

3) a valorizzare in ogni sede, mediante i più opportuni investimenti e le strutture più adeguate allo scopo, gli alimenti e le bevande che caratterizzano il made in Italy e la cosiddetta dieta mediterranea, considerata patrimonio immateriale dell'umanità dell'Unesco, proponendo un'importante campagna di pubblicizzazione e valorizzazione dei nostri prodotti all'estero e agevolando con iniziative concrete, anche di carattere fiscale, i nostri esportatori di prodotti agroalimentari, affinché possano essere i nostri stessi prodotti i migliori ambasciatori nel mondo;

4) a promuovere campagne per incoraggiare regimi alimentari equilibrati in Italia, dove siano presenti tutti gli alimenti salutari della dieta italiana.

(1-00062) (4 dicembre 2018)

TARICCO, MARCUCCI, BITI, MAGORNO, SBROLLINI, STEFANO, MALPEZZI, MIRABELLI, VALENTE, FERRARI, COLLINA, CIRINNA', BINI - Il Senato,

premesso che:

nel luglio 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report «Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;

il report dell'Organizzazione mondiale della sanità, fra le altre raccomandazioni, sostiene la necessità di:

accelerare l'attuazione degli impegni presi nel 2011 e 2014 per ridurre l'uso di tabacco, l'uso dannoso di alcol, diete malsane e l'inattività fisica, tenendo conto, a seconda dei casi, dei migliori acquisti e di altri interventi raccomandati per la prevenzione e il controllo di malattie non trasmissibili, nonché le priorità degli Stati membri;

implementare gli interventi economicamente efficaci per eliminare gli acidi grassi generati industrialmente dall'approvvigionamento alimentare, tenendo conto delle indicazioni dell'OMS;

attuare interventi economicamente vantaggiosi e basati su dati concreti per arrestare il sovrappeso e l'obesità infantile entro il 2025, tenendo conto delle indicazioni dell'OMS;

impiegare i pieni poteri legali e fiscali per attuare politiche e misure legislative e regolamentari che riducano al minimo il consumo di prodotti nocivi per la salute e promuovano stili di vita sani e forniscano un flusso di entrate per il finanziamento dello sviluppo;

promuovere sistemi di produzione e fornitura di alimenti favorevoli alla salute per ridurre le malattie non trasmissibili per la salute e contribuire a promuovere diete sane per tutti;

tali raccomandazioni, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, hanno la finalità di contrastare il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari e l'obiettivo di ridurre di almeno un terzo entro il 2030 i morti per le malattie non trasmissibili anche riducendo nella dieta l'apporto di grassi saturi, sale, zuccheri e alcol;

pur essendo le finalità condivisibili, la strada inizialmente scelta non appariva, tuttavia, adeguata alle finalità stesse ed era sicuramente avversa ai modelli alimentari della nostra tradizione mediterranea;

in detto documento, redatto dalla Commissione indipendente, volto a raccomandare linee di azione agli Stati membri per il raggiungimento di tale obiettivo, venivano utilizzate espressioni generiche nell'ambito dell'analisi delle possibili azioni a contrasto delle malattie non trasmissibili, riferendosi genericamente ad effetti che su tali malattie possono avere i cibi "non salutari" (al pari, peraltro, di inquinamento, fumo di sigaretta, stile di vita sedentario) e si accennava all'opportunità di utilizzare etichette che contenessero segnali di allarme sulle confezioni di tali prodotti alimentari, per scoraggiarne il consumo;

in seguito alle polemiche che tale approvazione aveva suscitato, l'Organizzazione mondiale della sanità chiariva che la propria posizione non «criminalizza specifici alimenti», ma fornisce indicazioni e raccomandazioni per una dieta sana e che si adoperava in particolare per promuovere la riduzione del consumo di sodio, zuccheri e grassi saturi. L'Organizzazione mondiale della sanità affermava di non volere criminalizzare determinati alimenti ma di raccomandare politiche che promuovessero un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi;

il 27 settembre 2018, i capi di Stato e di Governo dei Paesi membri delle Nazioni Unite, hanno approvato la dichiarazione "Time to Deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations", molto più equilibrata, che veniva incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre 2018;

il 12 novembre 2018 sette Paesi (Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia) hanno nuovamente presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'ONU, una risoluzione nell'ambito dell'iniziativa "Global Health and Foreign Policy", contenente, sostanzialmente, le dannose e non utili misure punitive originarie;

la nuova presa di posizione mirava nuovamente a colpire gli alimenti che contengono zuccheri, grassi e sale, chiedendo nuovamente apposite etichette nutrizionali e la riformulazione delle ricette sulla base di modelli culturali lontani dal "Made in Italy" e dalle tradizioni plurisecolari trasmesse da generazioni di nostri agricoltori, che si sono impegnati per mantenere le caratteristiche inalterate nel tempo, a favore di un modello di alimentazione artificiale ispirato a consumi standardizzati su base planetaria;

la suddetta scelta rischia di minare un patrimonio che è alla base della dieta mediterranea, che ha consentito all'Italia di conquistare, con il 7 per cento della popolazione, il primato della percentuale più alta di ultraottantenni in Europa, davanti a Grecia e Spagna, ma anche una speranza di vita che è tra le più alte a livello mondiale ed è pari a 80,6 anni per gli uomini e a 85 anni per le donne;

la qualità del modello alimentare italiano tra l'altro è stata riconosciuta anche con l'iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco il 16 novembre 2010;

nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione, per cercare di individuare una posizione comune ed entro il prossimo 7 dicembre dovrà essere finalizzato un testo definitivo che sarà poi presentato il 13 dicembre all'Assemblea generale dell'ONU, per essere votato dagli Stati membri;

considerato che:

non esistono cibi sani o insalubri, ma solo diete più o meno sane. Le posizioni emerse nell'ambito dell'Onu e dell'Organizzazione mondiale della Sanità rischiano di produrre in tutto il mondo informazioni e posizioni che, come nel caso del Cile, iniziano a marchiare con il bollino nero, sconsigliandone di fatto l'acquisto, prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, andando ad incidere pesantemente sulle esportazioni del "Made in Italy" agroalimentare, crollate nel caso di cui sopra del 12 per cento nei primi sette mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A questo si aggiunge il caso della Gran Bretagna, che prevede l'adozione di un'etichetta a semaforo con la quale si escludono dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole, «per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta»;

il settore agroalimentare italiano nel 2018 ha messo a segno un nuovo record delle esportazioni con un aumento del 3 per cento nei primi sei mesi, dopo il valore di 41,03 miliardi del 2017, proprio grazie al traino delle denominazione di origine (Dop) con quasi l'85 per cento in valore del "Made in Italy, che le istituzioni europee e quelle internazionali dovrebbero tutelare e non discriminare,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi con una decisa e concertata azione diplomatica in ambito europeo, per respingere o significativamente cambiare la risoluzione di cui in premessa, al fine di evitare le scorrette, inutili e dannose conseguenze che l'approvazione di un tale documento riverserebbe sulla salute, sulla qualità dell'alimentazione, sulla ricchezza delle tradizioni ed anche sul settore agroalimentare italiano, in particolare per le prospettive del nostro export;

2) ad assumere le iniziative di competenza, in tutte le sedi opportune, per la tutela e la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, al fine di evitare che ad esse vengano applicate sovrattasse o etichette che ne scoraggino il consumo presso il più vasto pubblico.