Mercoledì 20 Maggio 2020 - 219ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 09:35)

Al termine dell'esame di mozioni di sfiducia individuale nei riguardi del Ministro della giustizia Bonafede, sono state respinte la mozione presentata dai sen. Romeo (L-SP), Ciriani (FdI) e Bernini (FI), con 160 voti contrari, 131 voti favorevoli e un'astensione, e la mozione presentata dalla sen. Bonino (Misto) e altri, con 158 voti contrari, 124 voti favorevoli e 19 astensioni.

Il sen. Pepe (L-SP), illustrando la mozione n. 230, presentata dai Gruppi di opposizione, ha chiesto le dimissioni del Ministro che ha nominato capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una persona priva di competenze in materia penitenziaria e antimafia; ha svuotato la direzione generale degli affari penali accorpandola con quella degli affari civili; non ha fatto fronte alle rivolte nelle carceri italiane, in cui si sospetta la regia della criminalità; ha aperto a interventi normativi che accolgono le richieste dei rivoltosi; ha scaricato sulla magistratura di sorveglianza la responsabilità della scarcerazione di pericolosi mafiosi; non ha protetto polizia penitenziaria, visitatori, detenuti e avvocati penalisti nell'emergenza epidemiologica; ha adottato provvedimenti al limite della costituzionalità. La sen. Bonino (Misto), illustrando la mozione n. 235, ha ricordato che la giustizia è una garanzia per tutti, non un mezzo di moralizzazione civile o di lotta politica. Ha quindi chiesto le dimissioni del Ministro non già per la scarcerazione di tre mafiosi ultraottantenni e di 120 persone che attendono ancora il giudizio di primo grado o non hanno avuto condanna definitiva, bensì per la cultura del sospetto, per il populismo penale e penitenziario, l'ampliamento a dismisura delle intercettazioni.

Nella discussione generale sono intervenuti a sostegno della mozione n. 235 i sen. Nencini e Cucca (IV), secondo i quali le sorti del Governo non andrebbero legate a quelle del Ministro della giustizia, e il sen. Dalmas (FI) che ha invocato i principi del garantismo giuridico; il sen. Urso (FdI) ha sostenuto la mozione n. 230, denunciando il baratto sulle nomine tra Italia Viva e il Presidente del Consiglio; i sen. Ostellari (L-SP) e Vitali (FI), pur riconoscendo che il ministro Bonafede è una brava persona, ne hanno chiesto le dimissioni per inadeguatezza al ruolo; i sen. Paragone e Giarrusso (Misto) hanno difeso le posizioni del magistrato Di Matteo; il sen. Casini (Aut), pur non condividendo l'indirizzo politico del Ministro Bonafede, ha criticato il tentativo di far cadere il Governo con mozioni di segno opposto; i sen. Pellegrini e Lomuti (M5S) hanno difeso l'operato del Ministro della giustizia, che ha profuso un impegno senza precedenti nel contrasto della corruzione; il sen. Mirabelli (PD) ha rinnovato il sostegno al Ministro della giustizia, segnalando i temi, a partire dalla prescrizione, sui quali occorre una migliore sintesi.

In replica il Ministro della giustizia Bonafede ha ricordato che la nomina del vertice del DAP è stata oggetto di informativa alle Camere; ha ribadito di non aver subito condizionamenti nelle scelte discrezionali e di aver ipotizzato per il dottor Di Matteo un ruolo più specifico, analogo a quello di Falcone, presso il Ministero. Ha ricordato i provvedimenti adottati per contrastare la corruzione e la criminalità, la realizzazione di quattro nuovi padiglioni per 800 posti, l'assunzione di mille agenti di polizia penitenziaria, l'istituzione dell'ufficio per il lavoro in carcere. La riduzione del rischio di contagio nelle carceri non è un'illazione ma un dato obiettivo, segnalato dalle autorità sanitarie competenti e preso in considerazione da tutti i Paesi colpiti dall'epidemia. La riduzione della popolazione carceraria è conseguenza di leggi già vigenti, la maggioranza ha semplificato le procedure e ha imposto l'uso del braccialetto elettronico. Il Ministro ha giudicato infondate le accuse delle opposizioni in tema di scarcerazioni: il decreto Cura Italia esclude esplicitamente i mafiosi dai benefici penitenziari e gli arresti domiciliari per motivi di salute sono previsti dal codice del 1930 e da una legge del 1975. Sul tema della prescrizione, il Ministro ha evidenziato la necessità di approfondire gli effetti della riforma del processo penale e ha richiamato il principio di leale collaborazione fra forze di Governo.

Nelle dichiarazioni di voto, la sen. Unterberger (Aut) ha annunciato voto contrario sottolineando la contraddittorietà delle mozioni di sfiducia e criticando la logica della giustizia spettacolo. Il sen. Renzi (IV) ha invitato il Ministro e M5S a riflettere sull'onta del massacro mediatico; per motivi politici (il Presidente del Consiglio ha legato le sorti del Governo alla permanenza in carica del Ministro della giustizia) ha annunciato voto contrario alle mozioni di sfiducia, riconoscendo però che non sono strumentali e pongono questioni vere. Il sen. Balboni (FdI) ha affermato che il Ministro non era tenuto a motivare le nomine, ma nel momento in cui ha deciso di farlo doveva dire la verità. La riorganizzazione degli affari penali non c'è stata, la struttura è stata invece depotenziata. Consapevole delle esternazioni dei mafiosi contro un incarico a Di Matteo, il Ministro ha perso un'occasione per dare un segnale. Infine, se la rivolta delle carceri è stata gestita bene, non si comprende perché siano state accettate le dimissioni del capo del DAP Basentini. Il sen. Grasso (Misto-LeU) ha rinnovato la fiducia al Ministro al quale ha sollecitato un confronto sul lavoro futuro, a partire dalla riforma del CSM. Anche la sen. Rossomando (PD) ha annunciato voto contrario alle mozioni di sfiducia, sottolineando la gravità del momento politico, insistendo sul legame tra legalità e garanzie, richiamando le riforme del processo penale e civile. La sen. Bongiorno (L-SP), annunciando voto favorevole a entrambe le mozioni di sfiducia, ha accusato il Ministro di non aver fatto nulla per accelerare i processi; ha evidenziato il paradosso delle scarcerazioni che hanno riguardato detenuti definitivi anziché persone in custodia cautelare; ha invitato il Ministro a fare qualcosa rispetto alla dichiarazione di un pentito secondo cui Di Matteo non sarebbe stato nominato al vertice del DAP per una trattativa Stato mafia. Il sen. Aimi (FI), annunciando voto favorevole alle mozioni, ha rilevato le oscillazioni di Italia Viva e ha ribadito la distanza da posizioni giustizialiste e dal fanatismo sanzionatorio. Il sen. Perilli (M5S) ha rinnovato una piena fiducia al Ministro, suggerendo una lettura rovesciata delle mozioni di sfiducia, presentate da forze che in passato volevano abolire l'ergastolo, il 41-bis e le intercettazioni. Ha ricordato infine che il Ministro Bonafede e il magistrato Di Matteo sono dalla stessa parte e lottano per la stessa causa. Il sen. Ciampolillo (Misto) ricordando che Di Matteo è una figura di punta di M5S e che alla direzione del Dap gli è stato preferito un anonimo funzionario, ha annunciato voto favorevole alle mozioni. In dissenso dal Gruppo, il sen. Quaglierello (FI) ha operato una distinzione tra le due mozioni, la prima garantista la seconda giustizialista.

Respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità, presentate dai sen. Augussori (L-SP) e Fiammetta Modena (FI), l'Assemblea ha avviato la discussione delle, sul ddl n. 1811, conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2020, n.19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, sen. Parrini (PD), ha riferito sul provvedimento. L'articolo 1 reca una definizione dettagliata delle misure di contenimento potenzialmente applicabili, su specifiche parti del territorio nazionale o sulla sua totalità, che potranno essere adottate per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili anche più volte, fino al 31 luglio 2020, termine dello stato di emergenza dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, e con possibilità di modularne l'applicazione, in aumento o in diminuzione secondo l'andamento epidemiologico del virus. A seguito di una integrazione approvata dalla Camera dei deputati si consente ai soggetti con disabilità motorie o con problematiche psichiatriche e comportamentali, certificate ai sensi della legge n. 104 del 1992, di uscire dall'ambiente domestico con un accompagnatore, purché siano pienamente rispettate le condizioni di sicurezza sanitaria. La Camera, inoltre, ha previsto l'adozione di protocolli sanitari d'intesa con la Chiesa e le confessioni religiose diverse dalla cattolica per la definizione delle misure necessarie per lo svolgimento delle funzioni religiose in condizioni di sicurezza; ha previsto che l'attività sportiva e motoria sia comunque garantita a condizione che sia rispettata la distanza interpersonale di uno o due metri; ha espunto l'ipotesi di una soppressione dei servizi di trasporto delle persone, la cui prosecuzione è consentita solo a condizione che sia rispettata una distanza interpersonale di sicurezza, predeterminata e adeguata; ha introdotto la limitazione o sospensione delle procedure concorsuali e selettive, a esclusione dei concorsi per il personale sanitario e socio-sanitario. L'articolo 1-bis, aggiunto dalla Camera, prevede che per ragioni di approvvigionamento alimentare siano consentite su tutto il territorio nazionale le attività di raccolta a mano di prodotti agricoli e selvatici non legnosi, purché svolte individualmente e limitatamente al comune di residenza o dimora. L'articolo 2 stabilisce che le misure di contenimento elencate nell'articolo 1 siano adottate con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito, di norma, il comitato tecnico scientifico. La Camera dei deputati ha introdotto la previsione di una illustrazione preventiva alle Camere - da parte del Presidente del Consiglio o di un Ministro da lui delegato - del contenuto dei provvedimenti da adottare, al fine di tener conto degli eventuali indirizzi formulati in sede parlamentare. Ove non sia possibile adempiere all'illustrazione preventiva per ragioni di urgenza, si prevede l'illustrazione nell'ambito dell'informativa di cui al successivo comma 5, nel quale si stabilisce che il Presidente del Consiglio dei ministri o un Ministro da lui delegato riferisca ogni quindici giorni alle Camere sulle misure adottate. In casi di estrema necessità e urgenza, nelle more dell'adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e con efficacia limitata fino a tale momento, è conferita al Ministro della salute la facoltà di adottare, con ordinanze di carattere contingibile e urgente, le misure previste dall'articolo 1. L'articolo 3 è volto a regolare il rapporto tra le misure statali adottate con DPCM per fronteggiare l'emergenza epidemiologica e i provvedimenti degli enti territoriali emanati per la medesima finalità. L'articolo 4 delinea il quadro sanzionatorio per la violazione delle misure di contenimento del contagio, prevedendo prevalentemente sanzioni amministrative, pecuniarie e interdittive e solo nei casi più gravi una sanzione penale. L'articolo 4-bis, introdotto dall'altro ramo del Parlamento, prevede la proroga di novanta giorni dei piani terapeutici in scadenza durante lo stato di emergenza. L'articolo 5 dispone l'abrogazione, a eccezione di alcune specifiche disposizioni, del decreto-legge n. 6 del 2020, nonché dell'articolo 35 del decreto-legge n. 9 del 2020, in materia di coordinamento tra misure statali e ordinanze sindacali di contenimento dell'epidemia. Prevede, inoltre, la clausola di salvaguardia delle autonomie speciali e la clausola di invarianza finanziaria.

Alla discussione hanno partecipato i sen. De Vecchis, Corti, Stefania Pucciarelli, Pillon, Pianasso, Grassi, Marzia Casolati, Vescovi, Pellegrini (L-SP); Paola Binetti, Moles, Maria Rizzotti (FI); Daniela Garnero Santanché, Isabella Rauti (FdI); Martelli, Ciampolillo (Misto); Coltorti, Elvira Evangelista (M5S); Grimani (IV); Roberta Pinotti (PD). Le opposizioni hanno contestato la possibilità tramite decreto-legge di sanare numerosi provvedimenti illegittimi (dpcm), che hanno limitato libertà garantite dalla Costituzione, e di autorizzare l'esercizio di poteri eccezionali. In seconda istanza hanno dubitato dell'utilità di discutere e prorogare misure che appaiono superate dalla fase due. Hanno rilevato inoltre che, in contrasto con le dichiarazioni di principio, il Governo ha abbandonato i cittadini, molti dei quali non fruiscono della cassa integrazione, e ha fissato modalità di riapertura nella fase due che sono incompatibili con la sopravvivenza delle piccole imprese.

Il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione del testo licenziato dalla Camera dei deputati e la Conferenza dei Capigruppo ha organizzato la discussione sulla fiducia che si svolgerà domani.

(La seduta è terminata alle ore 20:49 )



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