Mercoledì 27 Giugno 2012 - 753ª Seduta pubblica (Pomeridiana)

(La seduta ha inizio alle ore 16:36)

L'Assemblea del Senato ha ripreso la discussione dei disegni di legge costituzionale di riforma del Parlamento e della forma di Governo, nel testo proposto dalla Commissione (ddl nn. 24, 873, 894, 1086, 1114, 1218, 1548, 1589, 1590, 1761, 2319, 2784, 2875, 2941, 3183, 3204, 3210 e 3252), interrotta lo scorso 21 giugno quando l'intero articolo 2, cui erano riferiti gli emendamenti sul Senato federale, e gli emendamenti in tema di forma di Governo furono rinviati in Commissione.

Dopo che il relatore, sen. Vizzini (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI), ha dato conto degli esiti dei lavori della Commissione, dove la proposta del Senato federale non è stata approvata mentre l'esame degli emendamenti sulla forma di Governo è stata rinviato, l'Assemblea ha dibattuto gli emendamenti all'articolo 2.

Il clima in Assemblea si è infuocato al momento della votazione degli emendamenti volti ad inserire in Costituzione il Senato federale. Ne è risultata l'approvazione di un testo, a maggioranza semplice a seguito del convergere dei voti dei Gruppi LNP e PdL, che modifica l'articolo 57 della Costituzione prevedendo l'istituzione del Senato federale della Repubblica, composto da 250 senatori eletti a suffragio universale e diretto su base regionale (nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sei, il Molise ha due senatori e la Valle d'Aosta uno), cui si aggiunge la partecipazione di un rappresentante per ogni Regione eletto da ciascun consiglio o assemblea regionale fra i propri componenti all'inizio di ciascuna legislatura regionale. Per la Regione Trentino Alto Adige/Südtirol i consigli delle Province autonome eleggono ciascuno un rappresentante. I rappresentanti delle Regioni nel Senato federale, cui è riconosciuto diritto di voto sulle materie di legislazione concorrente ovvero di interesse degli enti territoriali, non sono membri del Parlamento, non ricevono la relativa indennità e ad essi si applica la prerogativa dell'insindacabilità delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.

Considerando l'approvazione dell'emendamento uno stravolgimento del lavoro svolto in Commissione, che aveva prodotto un testo condiviso da una maggioranza superiore alla soglia dei due terzi dei componenti del Senato, il sen. Vizzini ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di relatore.

Nel corso del dibattito, forti critiche sono venute, tra gli altri, dalla sen. Finocchiaro (PD) secondo cui il voto odierno, voluto in modo irresponsabile dal PdL e dalla Lega Nord, di fatto decreta la morte della prospettiva di riforma costituzionale. Il frutto della rinnovata intesa tra i due partiti della precedente maggioranza di Governo ha prodotto, ad avviso del sen. Belisario (IdV), uno scempio costituzionale, mentre il sen. D'Alia (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) ha accusato la vecchia maggioranza di essersi assunta la responsabilità di far fallire le riforme e di vanificare cinque mesi di proficuo lavoro in Commissione, per di più scegliendo il peggiore espediente per far saltare il taglio del numero dei parlamentari. Il sen. Valditara (Terzo Polo:API-FLI) ha infine fatto notare che, a seguito dell'inserimento del Senato federale, la riforma con ogni probabilità non otterrà l'approvazione finale con la maggioranza qualificata necessaria per l'immediata entrata in vigore, rendendo possibile il referendum confermativa con il conseguente slittamento delle norme al 2018 e la conferma del bicameralismo perfetto anche per la prossima legislatura. Il sen. Castelli (LNP) ha invece difeso l'emendamento che, istituendo il Senato federale e prevedendo la partecipazione dei rappresentanti dei territori, restituisce dignità ad una legislatura che altrimenti avrebbe prodotto una riforma costituzionale priva di reali significati

Il provvedimento torna ora in Commissione per l'esame degli emendamenti in tema di presidenzialismo e per la nomina di un nuovo relatore.

(La seduta è terminata alle ore 19:47 )



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