Giovedì 7 Giugno 2012 - 739ª Seduta pubblica (Antimeridiana)

(La seduta ha inizio alle ore 09:33)

Il Senato ha approvato, in prima lettura e con modificazioni, il ddl n. 3284 di conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica. Il testo, approvato con numerose modifiche fra cui quelle proposte dalle Commissioni riunite, passa ora all'esame della Camera dei deputati.

Le dichiarazioni di voto finali hanno evidenziato l'ampiezza dello schieramento favorevole al decreto, sul quale si sono astenuti i Gruppi IdV e LNP. Il sen. Mascitelli (IdV), pur condividendo l'obiettivo di eliminare gli sprechi ma non certo l'ostinazione del Governo nel colpire solo i cittadini più deboli, ha valutato il decreto un passo indietro rispetto a quanto deciso con le manovre dell'estate scorsa che avevano stabilito il principio del superamento del criterio della spesa storica con un risparmio già stimato in quattro miliardi. Per il sen. Fleres (CN:GS-SI-PID-IB-FI) il provvedimento rappresenta un progresso in direzione di una corretta amministrazione e un primo sostegno all'economia reale grazie alla norma sulla compensazione fra i debiti fiscali e i crediti vantati dalle imprese; particolare soddisfazione suscita l'accoglimento di un ordine del giorno che impegna il Governo ad accorpare le strutture pubbliche, a ridurre il numero di incarichi, a snellire le strutture di vertice. Il sen. Rutelli (Terzo Polo:ApI-FLI) ha evidenziato come il decreto, indispensabile benché tardivo e non del tutto risolutivo, debba essere seguito da misure che consentano allo Stato di riappropriarsi del potere di controllo, anche al fine di favorire l'accelerazione del processo di integrazione comunitaria. La sen. Sbarbati (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI), posto che la riforma del Titolo V della Costituzione ha determinato un ampliamento delle materie di competenza delle Regioni senza prevedere un riequilibrio dell'assetto istituzionale che garantisse al Governo la capacità di guidare i processi di risanamento economico, ha sottolineato la necessità di eliminare sprechi e inefficienze, recuperando risorse da destinare alla crescita e al contenimento della pressione fiscale. Il sen. Vaccari (LNP), nel lamentare l'insostenibile peso della pressione fiscale, ha rilevato la debolezza delle misure inserite nel decreto, inadeguate per risollevare il Paese che, in un contesto di negatività delle performance e delle prospettive dell'intera Europa, si posiziona al minimo di opportunità di import e ad un livello medio come rischio macroeconomico, con conseguenze che continuano ad essere pagate soprattutto dal Nord. Per il sen. Agostini (PD) la norma che riguarda i crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione costituisce uno dei cardini della riforma, tanto più che il provvedimento riguarda tutta la pubblica amministrazione, quella centrale come gli enti locali e persino le Regioni sottoposte a commissariamento per i piani di rientro del debito sanitario. Il decreto avvia il processo di spending review e introduce strumenti in grado di rompere incrostazioni e interessi corporativi creatisi nel corso dei decenni intorno al sistema della spesa pubblica italiana. Infine, il sen. Azzollini (PdL) ha salutato positivamente l'introduzione del metodo della spending review, unico in grado di ridurre il perimetro della spesa pubblica italiana. Dopo che negli ultimi anni sono stati adottati per necessità gli strumenti dei tagli orizzontali e dell'aumento delle tasse, il decreto avvia un processo virtuoso pur presentando alcuni elementi di criticità, come ad esempio l'introduzione del commissario straordinario che potrebbe porre qualche problema di governance e la centralizzazione degli acquisti. In dissenso dai rispettivi Gruppi, hanno dichiarato il loro voto contrario i sen. Peterlini (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) e Lannutti (IdV).

Il Senato ha quindi incardinato la discussione dei disegni di legge costituzionale di riforma del Parlamento e della forma di Governo, nel testo proposto dalla Commissione (ddl nn. 24, 873, 894, 1086, 1114, 1218, 1548, 1589, 1590, 1761, 2319, 2784, 2875, 2941, 3183, 3204, 3210 e 3252).

In assenza giustificata del relatore di maggioranza, sen. Vizzini (PdL), che ha depositato la relazione scritta, il relatore di minoranza, sen. Pardi (IdV), ha evidenziato nel dettaglio limiti e pericoli, soprattutto in termini di bilanciamento dei poteri dello Stato, delle misure contenute nel testo predisposto in Commissione. La riforma proposta ricalca in gran parte le linee direttrici di quella precedente clamorosamente bocciata da una ampia maggioranza di cittadini attraverso il referendum. Approfittando dell'anomala e vastissima maggioranza parlamentare creatasi attorno al Governo tecnico, si tenta nuovamente di amplificare a dismisura i poteri dell'Esecutivo smantellando così uno dei cardini dell'ordinamento costituzionale, vale a dire la centralità del Parlamento. Le pur condivisibili intenzioni riformatrici, in particolare la riduzione del numero dei parlamentari, risultano frustrate per eccesso di timidezza. Meglio sarebbe stato limitarsi a un più incisivo ridimensionamento del numero dei parlamentari cui far seguire l'indispensabile riforma della legge elettorale; una simile impostazione avrebbe ottenuto l'unanimità dei consensi in Parlamento.

Le questioni pregiudiziali e sospensive proposte ed illustrate dai sen. Li Gotti, Belisario, Carlino (IdV), Mura, Divina (LNP), Poretti e Perduca (Radicali nel PD) sono state respinte. Contro la loro approvazione si sono espressi i sen. Bruno (Terzo Polo:API-FLI, Peterlini (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) e Ceccanti (PD), mentre il sen. Del Pennino (Misto-PRI) ha annunciato la sua non partecipazione al voto. La Presidenza ha infine dichiarato aperta la discussione generale e ne ha rinviato lo svolgimento alla prossima settimana.

(La seduta è terminata alle ore 13:29 )



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