Giovedì 7 Luglio 2011 - 580ª Seduta pubblica (Antimeridiana)

(La seduta ha inizio alle ore 09:04)

Con 162 voti favorevoli, 134 contrari e un astenuto, il Senato ha accordato la fiducia al Governo, così convertendo definitivamente in legge, con modificazioni, il decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia (ddl n. 2791).

Al termine della discussione, cui hanno preso parte i sen. Rusconi, Vimercati, Bastico, Tomaselli, Ghedini, Incostante, Morando, D'Ubaldo (PD), Lannutti, Bugnano (IdV) e Pichetto Fratin (PdL), il primo ad intervenire in sede di dichiarazioni di voto finali è stato il sen. Baldassarri (FLI) che ha espresso il voto contrario del Gruppo. Il decreto presenta infatti misure che avranno un impatto deludente sullo sviluppo, mentre le necessarie riforme strutturali vengono rimandate ancora e si prosegue senza costrutto nella serie di manovre economiche giunte all'astronomica cifra di 176 miliardi di euro nella legislatura.

Contrario anche il voto dichiarato dal sen. Bruno (API), posto che il decreto non raggiungerà l'obiettivo di dare una scossa all'economia essendo assai modesto al pari della maggioranza che sorregge il Governo. Esso presenta infatti interventi discutibili, ma non le necessarie misure strutturali né i correttivi proposti dalla sua parte politica, come ad esempio il taglio dei rimborsi elettorali ai partiti.

Il sen. Viespoli (CN-Io Sud) ha invece dichiarato il voto favorevole del Gruppo in virtù di un approccio al testo realista e di consenso critico. Infatti, pur non mancando lacune e misure insoddisfacenti, sono particolarmente da apprezzare le previsioni relative al credito d'imposta per le imprese che investono in ricerca e innovazione e per quelle che investono nel Mezzogiorno, nonché le misure volte a rendere più snelli e nel contempo più trasparenti gli appalti pubblici.

Il voto contrario del Gruppo all'ennesima fiducia posta dal Governo è stato espresso dal sen. Mascitelli (IdV). All'avversione ad un Esecutivo che procede soltanto per spot ma che dimostra sempre più chiaramente, ad esempio a Napoli, la sua incapacità di risolvere i problemi dei cittadini, tanto da predisporre una manovra economica che scarica la crisi sulla prossima legislatura, si aggiunge il giudizio negativo sul decreto dove il Governo, per paura di fibrillazioni interne, ha evitato di inserire le misure realmente necessarie all'economia, alle imprese e alle famiglie.

Anche il sen. D'Alia (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-VN-MRE-PLI) ha dichiarato di non votare la fiducia ad un Governo che conferma la sua strutturale incapacità, il che già è costato all'Italia il mancato aggancio alla pur timida ripresa economica in atto a livello mondiale. La manovra annunciata causerà anzi ulteriore depressione all'economia e farà pagare il prezzo più alto alle fasce deboli della popolazione. L'unica misura apprezzabile nel decreto è quella inserita alla Camera grazie ad un emendamento dell'UDC in materia di detassazione degli investimenti nel Mezzogiorno.

Annunciando voto contrario, il sen. Pistorio (MPA-AS) si è detto deluso per la distanza tra le intenzioni che il Governo ha mostrato nell'emanare il decreto e i contenuti dello stesso, che di fatto avranno un impatto impalpabile anche nelle misure astrattamente condivisibili. Ancora una volta l'Esecutivo ha perso un'occasione per mantenere gli impegni assunti nei confronti del Mezzogiorno.

Il sen. Vaccari (LNP) ha invece dichiarato il voto favorevole del Gruppo ad un decreto che aiuta l'economia italiana grazie a misure importanti come quelle per il credito di imposta, l'istituzione di zone a burocrazia zero e di distretti turistici, le norme innovative e più trasparenti in materia di opere pubbliche, i tagli alla burocrazia e le misure di semplificazione.

Il voto contrario del Gruppo ad un Governo paralizzato e fallimentare è stato dichiarato dal sen. Latorre (PD), che ha lamentato come ancora una volta siano cadute nel vuoto le puntuali proposte che la sua forza politica ha da tempo elaborato a sostegno della crescita, obiettivo che invece il Ministro Tremonti si ostina a non voler perseguire individuando nel taglio delle spese lo strumento unico per abbattere il debito pubblico. Inoltre, il decreto introduce misure che rendono più torbido il meccanismo di affidamento degli appalti pubblici, svuota di fatto istituti pur apprezzabili come il credito d'imposta, né sono stati accolti emendamenti migliorativi, come quello del PD volto a coinvolgere la Cassa depositi e prestiti per facilitare la riscossione da parte delle imprese dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione.

Infine, il sen. Quagliariello (PdL) ha dichiarato il voto favorevole del Gruppo ad un decreto che dà al Paese il segnale della ripresa dopo che, nella prima parte della legislatura, il Governo ha assicurato stabilità, tenuta dei conti pubblici e coesione sociale malgrado la più grave crisi economica mondiale dal 1929. La manovra predisposta dal Ministro Tremonti garantirà il raggiungimento nel 2014 del pareggio di bilancio e l'opposizione, che appare animata da sentimento antinazionale e che continua a fingere di non sapere che l'Italia non può attivare la leva dell'aumento della spesa pubblica, ha perso un'occasione per perseguire l'interesse generale approvando un decreto ricco di misure necessarie e positive per il Paese.

(La seduta è terminata alle ore 13:56 )



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