Mercoledì 13 Ottobre 2010 - 438ª Seduta pubblica (Pomeridiana)

(La seduta ha inizio alle ore 16:36)

L'Assemblea del Senato ha avviato la discussione dello Schema di Decisione di finanza pubblica (DFP) per gli anni 2011-2013 (doc. LVII, n. 3), vale a dire il documento che sostituisce per la prima volta il DPEF e che espone per il triennio considerato gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica, le previsioni tendenziali a legislazione vigente del conto economico della pubblica amministrazione, del saldo di cassa e del debito, sia complessivi che articolati per i sottosettori istituzionali, e gli obiettivi programmatici dei saldi e del debito, per il complesso delle amministrazioni pubbliche e per i suoi sottosettori, al netto e al lordo degli interessi e delle misure una tantum, espressi in percentuale del PIL.

La relatrice, sen. Bonfrisco (PdL), ha illustrato i contenuti della DFP, da cui emerge anzitutto come nel primo semestre del 2010 l'economia mondiale abbia continuato a crescere a un ritmo sostenuto, così come il commercio mondiale. L'inflazione è rimasta sotto controllo e nell'area dell'euro il PIL è cresciuto, in termini congiunturali, dell'1 per cento. Per l'Italia i dati sembrano mostrare un certo consolidamento della ripresa iniziata agli inizi dell'anno, con incrementi tendenziali delle esportazioni verso tutti i principali partner commerciali. Se i prezzi vanno raffreddandosi, gli stipendi e le retribuzioni nel primo semestre dell'anno hanno fatto registrare una crescita significativa, soprattutto nel settore privato, superiore a quella dell'inflazione. Il 2010 dovrebbe registrare a consuntivo una revisione al rialzo della crescita di 0,2 punti percentuali e una revisione al ribasso di pari entità che dovrebbe riflettersi solo nel 2011. Nel biennio 2012-2013, la crescita del PIL si attesterebbe al 2 per cento in ciascun anno, mentre l'incidenza del debito sul prodotto dovrebbe salire al 118,5 per cento del PIL e il disavanzo per il 2010 al 5 per cento dello stesso PIL. Le stime indicano poi una riduzione del disavanzo nel triennio 2011-2013 e attestano una pressione fiscale in costante diminuzione. Le entrate tributarie sono previste in riduzione al 28,8 per cento rispetto al PIL del 2010 e rimangono sostanzialmente stabili sino al 2013. Il valore totale della spesa al netto degli interessi, in rapporto al PIL, evidenzia una riduzione di 4 punti percentuali, mentre la spesa per interessi si mantiene sostanzialmente stabile nello stesso periodo. La spesa totale presenta, nel periodo 2010-2013, un tasso di crescita cumulato pari al 5,3 per cento che, al netto degli oneri per interessi, si riduce al 3,7 per cento. La spesa primaria corrente è prevista invece in aumento dello 0,5 per cento nel 2011 e di poco meno del 2 per cento in media nel biennio 2012-2013. Le spese in conto capitale presentano nel triennio di previsione una riduzione rispetto al PIL di 1,3 punti percentuali, molto più contenuta di quella stimata per le spese correnti al netto degli interessi (-2,7 punti percentuali di PIL), anche per effetto di politiche dirette alla riqualificazione della spesa pubblica. Quanto infine al debito pubblico, esso dovrebbe iniziare a ridursi a partire dal 2012, raggiungendo il 115,2 per cento nell'anno successivo.

Il relatore di minoranza, sen. Morando (PD), ha anzitutto stigmatizzato il giudizio che lo stesso Governo esprime sulla DFP, definita politicamente superata, una posizione che, tenuto conto della necessità di presentare a breve alle istituzioni comunitarie il Piano nazionale di riforme con cui l'Italia indicherà come conseguire gli obiettivi fissati dalla Strategia UE 2020, rappresenta una vera e propria ammissione di impotenza politica da parte del Governo, una manifestazione della crisi del PdL e del suo leader. La DFP non distingue tra dati tendenziali e obiettivi programmatici solo perché il Governo, incapace di conseguirli, si affida passivamente alle decisioni europee proprio quando i grandi Paesi dell'area euro fanno esattamente l'opposto. In realtà, l'Italia è afflitta da una crescita troppo debole che determina un deficit di competitività, il tutto collocato in un quindicennio di produttività stagnante. Ciò impone una visione strategica, analiticamente illustrata dal sen. Morando, capace di corrispondere ai guasti determinati da mercati del lavoro da riformare, fisco troppo pesante sul lavoro e sull'impresa, infrastrutture materiali e immateriali carenti, pubblica amministrazione inefficiente; obiettivi cui si aggiungono quelli strutturali individuati dalla Strategia UE 2020: occupazione, inclusione sociale, ricerca e innovazione, educazione, energia e cambiamento climatico.

Nel corso della successiva discussione, sono intervenuti i sen. Lannutti, Carlino, De Toni (IdV), Marco Filippi, Cabras, Ferrante, Treu, Carloni, Barbolini, Andria (PD), Baldassarri, De Angelis (FLI), D'Alia (UDC-SVP-Aut: UV-MAIE-IS-MRE), Vaccari (LNP), Costa, Spadoni Urbani e Fleres (PdL).

(La seduta è terminata alle ore 20:12 )



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