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Senato del Regno - Assemblea

Resoconti: elenco cronologico

XXIV Legislatura (dal 27 novembre 1913 al 29 settembre 1919)

Presidente del Senato

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Presidente del Senato

Altre informazioni sulla legislatura

La XXIV legislatura fu inaugurata a Roma il 27 novembre 1913 e chiusa il 29 settembre 1919. Fu la più lunga legislatura del Regno. In Senato si svolsero 201 sedute. Giuseppe Manfredi rivestì nuovamente la carica di presidente del Senato fino alla morte, sopraggiunta il 6 novembre 1918; gli successe Adeodato Bonasi.

La legislatura fu preceduta dal patto Gentiloni, un accordo politico che comportava la desistenza in taluni collegi elettorali tra i candidati dell’Unione elettorale cattolica e i politici liberali di area moderata o conservatrice. Le elezioni della Camera dei deputati del 26 ottobre 1913 furono contraddistinte da un avanzamento degli schieramenti radicali e socialisti, e da un’affermazione della presenza cattolica.

Giovanni Giolitti si dimise da capo del governo il 10 marzo 1914 a seguito delle dimissioni di due ministri radicali, nonostante il recente successo in Parlamento del provvedimento governativo per la copertura delle spese della guerra in Libia. Il 12 marzo l’incarico di primo ministro passò a Antonio Salandra, che il 2 aprile ottenne la fiducia della Camera con ampia maggioranza e fu acclamato per il suo discorso di insediamento in Senato.

Nella primavera del 1914 il paese fu attraversato da un’ondata antimilitarista e antibellicista, sostenuta dalla maggior parte delle forze politiche democratiche e socialiste. La situazione internazionale tuttavia precipitò a causa di una singolare concatenazione di eventi: il 28 giugno 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo fu assassinato a Sarajevo; il 23 luglio fu lanciato l’ultimatum austriaco alla Serbia, seguito dalla dichiarazione di guerra del 28 luglio che fu all’origine della prima guerra mondiale.

L’Italia rimase per molti mesi estranea al conflitto, dichiarando ufficialmente la propria neutralità il 2 agosto, nel momento in cui la Germania entrava in guerra contro il Belgio e la Francia; seguirono a brevissimo giro le dichiarazioni di guerra degli altri paesi coinvolti nel conflitto: Austria, Germania e Turchia contro Francia, Belgio, Gran Bretagna, Serbia, Russia, Montenegro e Giappone.

Nel frattempo prese prudentemente consistenza il disegno interventista del governo italiano, soprattutto dopo il varo del secondo governo Salandra, con Sidney Sonnino al ministero degli Esteri.

Il Partito socialista restò a lungo contrario alla guerra, e ciò determinò l’allontanamento di alcuni esponenti interventisti, tra i quali Benito Mussolini, espulso dal partito il 29 novembre 1914. Ancora alla vigilia della dichiarazione italiana di guerra all’Austria, il Psi non avrebbe abbandonato le proprie posizioni neutraliste, che furono quelle proprie anche della maggior parte delle organizzazioni italiane dei lavoratori, fiduciose nel fatto che si potessero ottenere larghe concessioni dall’Austria senza dover ricorrere alla guerra.

Nelle sedute parlamentari del 3 dicembre, Salandra confermò la neutralità italiana, ma in un clima di vigile attesa che lasciava presagire un possibile coinvolgimento del paese nel conflitto. Gli ordini del giorno sulle comunicazioni del governo furono approvati alla Camera a larghissima maggioranza, al Senato (15 dicembre) all’unanimità. In questa prospettiva, la visita a Roma il 20 dicembre dell’ex cancelliere tedesco Barnhard von Bülow ebbe lo scopo di rassicurare il governo italiano di poter ricevere concessioni territoriali, in particolare il Trentino, in cambio della neutralità nel conflitto mondiale.

Il 30 dicembre il Senato si arricchì della nomina di 33 nuovi senatori, tra i quali Luigi Albertini, Guglielmo Marconi e Leone Wollemborg.

Nel marzo 1915 il presidente del Consiglio Salandra presentò alla Camera un disegno di legge per la difesa economica e militare dello Stato, chiedendone la procedura d’urgenza. Il governo rispose pertanto in modo inverso alle richieste pacifiste del Psi e delle organizzazioni dei lavoratori: nello stesso periodo predispose numerosi provvedimenti che miravano al rafforzamento dell’esercito e della marina, e alla pianificazione dell’economia di guerra. In particolare destò apprensione il disegno di legge governativo sul richiamo in servizio d’urgenza degli ufficiali di complemento, che tuttavia fu approvato con ampissima maggioranza. Il 13 marzo, mentre nel paese si susseguivano le manifestazioni contro la guerra, i ministri della Guerra, della Marina e del Tesoro presentarono alla Camera il disegno di legge di conversione del decreto-legge relativo alla costituzione del corpo aeronautico. Furono inoltre approvati i finanziamenti per la difesa e i provvedimenti volti a contrastare la diffusione di notizie d’interesse militare (legge 21 marzo 1915, n. 273). Nonostante questi preparativi alla guerra, ancora all’inizio di aprile il ministro degli Esteri Sonnino era possibilista, poiché riteneva di poter garantire all’Italia ampi compensi territoriali in via negoziale con l’Austria.

Il 26 aprile 1915 il governo Salandra firmò il patto di Londra, con il quale l’Italia si impegnava a entrare in guerra a fianco degli Stati dell’Intesa entro un mese. Il patto garantiva, in caso di vittoria, il trasferimento all’Italia dei territori del Trentino e dell’Alto Adige fino al Brennero, di Trieste, dell’Istria e di un’ampia porzione di costa dalmata; esso prevedeva inoltre il possesso di Valona e confermava la sovranità italiana sulle isole del Dodecaneso. Non si escludevano concessioni in Medio Oriente e ritocchi dei confini coloniali in Africa.

Il paese e il Parlamento erano tuttavia in quel momento ancora su posizioni ampiamente neutraliste; Salandra si rese conto di dover aggirare il giudizio dell’opinione pubblica contraria alla guerra rassegnando le dimissioni, che furono prontamente respinte dal re, il quale per tutta risposta ordinò la mobilitazione generale: sotto la pressione internazionale, il Parlamento si piegò alla volontà del sovrano, votando il 10 maggio i pieni poteri al governo sulla base di un disegno di legge presentato dal ministro Orlando (legge 22 maggio 1915, n. 671).

Iniziò così la mobilitazione per la guerra: il 23 maggio l’Italia dichiarò guerra all’Austria; furono emanati tre decreti relativi alla pubblica sicurezza, alla stampa e ai controlli postali, tutti pesantemente limitativi delle libertà. Il re stesso si trasferì sul fronte, dopo aver nominato luogotenente generale del Regno Tommaso di Savoia, duca di Genova.

Dopo circa un mese ebbe inizio la prima vera battaglia sull’Isonzo (a partire dal 23 giugno 1915), che si concentrò sull’altopiano del Carso e fece retrocedere le forze austriache fino all’inizio dell’inverno, quando subentrò una stasi nella condotta della guerra.

Con il regio decreto n. 993 del 26 giugno 1915 fu stabilita la mobilitazione industriale per assicurare i rifornimenti dell’esercito.

Nel corso dei primi mesi di combattimenti, l’attività parlamentare fu confinata a sessioni sempre più brevi e sempre più finalizzate alla conversione dei decreti-legge del governo, a tal punto da suscitare le vivaci proteste di deputati e senatori, contrari alla pratica di una decretazione debordante.

La situazione di stallo creatasi al fronte, unitamente ai metodi antiquati nella conduzione della guerra e alle ingenti perdite di soldati, indussero il governo a inviare il 6 febbraio 1916 il ministro della Guerra, il generale e senatore Vittorio Zupelli, dal generale Cadorna, capo del Comando supremo militare, ma il colloquio rimase privo di costrutto; il braccio di ferro tra gli alti comandi dell’esercito e il governo fece emergere un dissidio insuperabile, che portò alle dimissioni di Zupelli il 9 marzo. Ma l’inefficienza di Cadorna si rivelò all’opinione pubblica soltanto a partire dal 15 maggio 1916, quando gli austriaci iniziarono in Trentino una poderosa offensiva, la Strafexpedition (spedizione punitiva), che li portò ad avanzare in ampie porzioni di territorio italiano. Convocato dal ministro Sonnino il 25 maggio, il generale Cadorna comunicò la propria indisponibilità a dare spiegazioni sulla condotta della guerra; il governo decise allora di inviare al fronte il nuovo ministro della guerra, il generale Paolo Morrone, per raccogliere informazioni.

I tentennamenti del governo sulla destituzione di Cadorna provocarono l’indebolimento e la perdita di credibilità del governo stesso: il 10 giugno 1916 un voto negativo della Camera dei deputati sull’autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio causò la caduta del governo Salandra.

Con una compagine di “unità nazionale”, il nuovo governo fu presieduto da Paolo Boselli, decano della Camera. Nemmeno con Boselli migliorarono le relazioni tra il governo e il comando supremo dell’esercito; le offensive austriache furono tuttavia contenute e le operazioni militari cominciarono a riequilibrarsi. Sostenuto dai buoni risultati militari, Cadorna inasprì ulteriormente i rapporti con il governo, impedendo ai ministri l’ingresso in zona di guerra senza il permesso preventivo del comando supremo.

Il 9 agosto 1916 le truppe italiane entrarono a Gorizia. Il 25 agosto l’Italia dichiarò guerra alla Germania.

Dopo il primo anno di guerra si verificarono numerosi episodi di renitenza, di insubordinazione, di autolesionismo e di automutilazione da parte dei soldati, proteste che portarono al pronunciamento di migliaia di condanne, tra le quali anche la fucilazione per gli atti più gravi di disubbidienza. Dal dicembre 1916 i tribunali militari fissarono di comune accordo la pena di morte per i reati di autolesionismo.

Nel frattempo la guerra stava creando delle modifiche profonde anche all’interno degli stati belligeranti: a partire dal 12-15 marzo 1917 l’opinione pubblica internazionale fu investita dalle notizie provenienti dalla Russia relative alla rivoluzione popolare e democratica a San Pietroburgo e all’abdicazione conseguente dello zar. I socialisti ne trassero spunto per ribadire l’importanza della pace (discorso di Claudio Treves alla Camera del 12 luglio 1917), nonostante lo stesso Filippo Turati avesse affermato pochi mesi prima che la pace italiana avrebbe dovuto essere subordinata all’acquisizione dei territori rivendicati e di determinate garanzie strategiche (discorso alla Camera del 14 dicembre 1916).

La situazione penosa creata dalla guerra al fronte e nella società fu denunciata anche da papa Benedetto XV, che in una nota del 1° agosto 1917, indirizzata ai capi dei popoli belligeranti, definì il conflitto in corso una “inutile strage”, evitabile con le risorse del diritto e della diplomazia. Da quel momento, accanto ai socialisti, anche i cattolici furono accusati di disfattismo dai nazionalisti più accesi.

La situazione precipitò il 24 ottobre 1917 a seguito del fulmineo sfondamento austriaco delle linee di difesa italiane sul fronte dell’Isonzo: l’esercito italiano fu spaccato in due parti e Cadorna, constatando la gravità della situazione, ordinò la ritirata sull’altopiano della Bainsizza. Il 28 ottobre gli austriaci conquistarono Udine, mentre il comando italiano fu costretto a trasferirsi a Treviso.

Nel frattempo, dimessosi Boselli il 26 ottobre di fronte all’aggravarsi degli eventi, il re incaricò Vittorio Emanuele Orlando di formare un nuovo governo (29 ottobre), la cui compagine fu una sorta di riedizione del governo precedente, con Sonnino riconfermato agli Esteri.

La rovinosa ritirata di Caporetto ebbe come conseguenza la perdita clamorosa di territorio, di popolazione (circa 1.152.000 abitanti) e di grandi quantità di armi e di munizioni cadute in mano al nemico; e inoltre 10 mila morti, 30 mila feriti, 293 mila prigionieri, 350 mila sbandati: a seguito di questa disfatta, il 9 novembre 1917 il nuovo governo decise di destituire il generale Cadorna dal comando supremo e nominò al suo posto il generale Armando Diaz (poi nominato senatore il 24 febbraio 1918).

L’8 gennaio 1918 il presidente statunitense Thomas Woodrow Wilson enunciò i principi per l’avvio dei negoziati di pace, i cosiddetti “Quattordici punti”; grande attenzione suscitò la proposta di costituire una Società delle Nazioni per regolare in futuro le controversie internazionali evitando altre guerre (lo statuto della Società delle Nazioni fu approvato a Parigi il 28 aprile 1919). L’8-10 aprile 1918 si svolse a Roma in Campidoglio il Congresso delle nazionalità oppresse nei territori dell’Impero austro-ungarico.

Con la legge 10 maggio 1918, n. 634 fu prorogata di un anno la durata della legislatura, per il persistere degli impegni di guerra.

A metà giugno si svolse vittoriosamente la battaglia del Piave, su un fronte ampio e con il dispiego di tutti i mezzi disponibili. A partire da quel momento l’esercito austriaco perse ogni residua speranza sulla tenuta dei territori italiani. A fine ottobre le truppe italiane conseguirono le vittorie sul Grappa e sul Piave, entrando a Vittorio Veneto; il 3 novembre fu liberata Trento e contemporaneamente vi fu lo sbarco a Trieste: nello stesso giorno fu firmato a Villa Giusti a Padova l’armistizio tra Italia e Austria. Il 4 novembre fu firmato da Armando Diaz il “Bollettino della Vittoria”.

Il 18 gennaio 1919 fu inaugurata a Parigi la Conferenza della pace, con la partecipazione dei plenipotenziari dei 27 Stati vittoriosi. La Conferenza, soprattutto per influenza di Wilson, elaborò un trattato fortemente punitivo nei confronti degli Stati vinti, ma comportò anche un ridimensionamento marcato delle rivendicazioni italiane, nel rispetto del principio di nazionalità, soprattutto in riferimento alla sponda adriatica inclusa nel patto di Londra.

Sulle questioni inerenti al trattato di pace, il 23 giugno Orlando perse l’appoggio della Camera e fu costretto alle dimissioni. L’incarico per la costituzione di un nuovo governo fu conferito a Francesco Saverio Nitti: il trattato di pace fu da lui firmato il 28 giugno.

Tra giugno e luglio 1919 si svilupparono gravi disordini a Fiume, non compresa tra i territori assegnati all’Italia. Fiume fu per alcuni anni una spina nel fianco della diplomazia italiana. La mancata annessione della città portuale provocò slanci revanscisti in grado di compromettere i risultati della pace appena raggiunta. Infatti il 12 settembre 1919 Gabriele D’Annunzio entrò a Fiume con un piccolo seguito di legionari armati, proclamandone l’annessione all’Italia; il 25 settembre il governo italiano sconfessò l’azione, ma si astenne dall’intervenire per il ripristino dell’ordine.

Per quanto riguarda la politica interna, la guerra aveva accelerato i processi di trasformazione dei partiti e delle organizzazioni politiche. Il 18 gennaio 1919 fu fondato a Roma, su iniziativa di Luigi Sturzo, il Partito popolare italiano, che segnò l’ingresso a pieno titolo dei cattolici nella politica italiana. Il 23 marzo furono fondati a Milano, in una sala di piazza San Sepolcro, i Fasci di combattimento, organizzazione nazionalista con risvolti paramilitari.

La mobilitazione totale della popolazione ebbe conseguenze dirette anche in direzione dell’ampliamento dei diritti politici: il 2 settembre 1919 fu emanato il regio decreto n. 1495 che stabiliva, per l’elezione della Camera dei deputati, l’estensione del suffragio (con voto di lista e sistema proporzionale) a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 21 anni. Il disegno di legge per l’estensione del diritto di voto alle donne fu presentato alla Camera il 12 luglio 1919 e approvato il 6 settembre, ma non poté essere trasmesso al Senato per il sopraggiungere dello scioglimento della legislatura.

Il 6 ottobre furono nominati 59 nuovi senatori, tra i quali Artom, Einaudi, Loria, Mosca.

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Sedute dell'Assemblea
Giorno Tipo Numero da pag. a pag. PDF
27 novembre 1913 Unica 0 5 8 Adobe PDF PDF
29 novembre 1913 Unica 1 9 13 Adobe PDF PDF
1 dicembre 1913 Unica 2 17 31 Adobe PDF PDF
2 dicembre 1913 Unica 3 33 41 Adobe PDF PDF
3 dicembre 1913 Unica 4 45 48 Adobe PDF PDF
4 dicembre 1913 Unica 5 49 55 Adobe PDF PDF
5 dicembre 1913 Unica 6 57 63 Adobe PDF PDF
6 dicembre 1913 Unica 7 65 72 Adobe PDF PDF
8 dicembre 1913 Unica 8 73 79 Adobe PDF PDF
9 dicembre 1913 Unica 9 81 90 Adobe PDF PDF
19 dicembre 1913 Unica 10 93 101 Adobe PDF PDF
20 dicembre 1913 Unica 11 105 127 Adobe PDF PDF
30 dicembre 1913 Unica 12 129 143 Adobe PDF PDF
26 febbraio 1914 Unica 13 145 176 Adobe PDF PDF
10 marzo 1914 Unica 14 177 180 Adobe PDF PDF
2 aprile 1914 Unica 15 181 187 Adobe PDF PDF
7 aprile 1914 Unica 16 189 215 Adobe PDF PDF
8 aprile 1914 Unica 17 217 248 Adobe PDF PDF
9 aprile 1914 Unica 18 249 273 Adobe PDF PDF
26 maggio 1914 Unica 19 277 290 Adobe PDF PDF
28 maggio 1914 Unica 20 293 310 Adobe PDF PDF
30 maggio 1914 Unica 21 313 324 Adobe PDF PDF
1 giugno 1914 Unica 22 325 341 Adobe PDF PDF
2 giugno 1914 Unica 23 345 357 Adobe PDF PDF
4 giugno 1914 Unica 24 361 404 Adobe PDF PDF
8 giugno 1914 Unica 25 405 427 Adobe PDF PDF
9 giugno 1914 Unica 26 429 448 Adobe PDF PDF
10 giugno 1914 Unica 27 449 466 Adobe PDF PDF
12 giugno 1914 Unica 28 469 512 Adobe PDF PDF
13 giugno 1914 Unica 29 513 536 Adobe PDF PDF
15 giugno 1914 Unica 30 537 561 Adobe PDF PDF
16 giugno 1914 Unica 31 563 582 Adobe PDF PDF
25 giugno 1914 Unica 32 585 601 Adobe PDF PDF
26 giugno 1914 Unica 33 605 634 Adobe PDF PDF
27 giugno 1914 Unica 34 637 673 Adobe PDF PDF
29 giugno 1914 Unica 35 677 722 Adobe PDF PDF
30 giugno 1914 Unica 36 725 751 Adobe PDF PDF
1 luglio 1914 Unica 37 753 781 Adobe PDF PDF
3 luglio 1914 Unica 38 785 817 Adobe PDF PDF
4 luglio 1914 Unica 39 821 841 Adobe PDF PDF
6 luglio 1914 Unica 40 845 866 Adobe PDF PDF
7 luglio 1914 Unica 41 869 942 Adobe PDF PDF
13 luglio 1914 Unica 42 945 996 Adobe PDF PDF
14 luglio 1914 Unica 43 997 1044 Adobe PDF PDF
15 luglio 1914 Unica 44 1045 1085 Adobe PDF PDF
16 luglio 1914 Unica 45 1089 1122 Adobe PDF PDF
17 luglio 1914 Unica 46 1125 1159 Adobe PDF PDF
3 dicembre 1914 Unica 47 1161 1183 Adobe PDF PDF
14 dicembre 1914 Unica 48 1185 1210 Adobe PDF PDF
15 dicembre 1914 Unica 49 1213 1231 Adobe PDF PDF
16 dicembre 1914 Unica 50 1233 1255 Adobe PDF PDF
17 dicembre 1914 Unica 51 1257 1296 Adobe PDF PDF
18 dicembre 1914 Unica 52 1297 1321 Adobe PDF PDF
10 marzo 1915 Unica 53 1325 1347 Adobe PDF PDF
11 marzo 1915 Unica 54 1349 1359 Adobe PDF PDF
13 marzo 1915 Unica 55 1361 1375 Adobe PDF PDF
15 marzo 1915 Unica 56 1377 1389 Adobe PDF PDF
16 marzo 1915 Unica 57 1393 1402 Adobe PDF PDF
18 marzo 1915 Unica 58 1405 1417 Adobe PDF PDF
19 marzo 1915 Unica 59 1421 1431 Adobe PDF PDF
20 marzo 1915 Unica 60 1433 1446 Adobe PDF PDF
22 marzo 1915 Unica 61 1449 1485 Adobe PDF PDF
24 marzo 1915 Unica 62 1489 1520 Adobe PDF PDF
26 marzo 1915 Unica 63 1521 1573 Adobe PDF PDF
27 marzo 1915 Unica 64 1577 1683 Adobe PDF PDF
29 marzo 1915 Unica 65 1685 1842 Adobe PDF PDF
20 maggio 1915 Unica 66 1845 1847 Adobe PDF PDF
21 maggio 1915 Unica 67 1849 1855 Adobe PDF PDF
1 dicembre 1915 Unica 68 1857 1869 Adobe PDF PDF
15 dicembre 1915 Unica 69 1873 1890 Adobe PDF PDF
16 dicembre 1915 Unica 70 1893 1914 Adobe PDF PDF
17 dicembre 1915 Unica 71 1917 1935 Adobe PDF PDF
18 dicembre 1915 Unica 72 1937 1975 Adobe PDF PDF
19 dicembre 1915 Unica 73 1977 2011 Adobe PDF PDF
22 marzo 1916 Unica 74 2013 2040 Adobe PDF PDF
23 marzo 1916 Unica 75 2041 2065 Adobe PDF PDF
6 aprile 1916 Unica 76 2069 2095 Adobe PDF PDF
7 aprile 1916 Unica 77 2097 2217 Adobe PDF PDF
8 aprile 1916 Unica 78 2221 2241 Adobe PDF PDF
10 aprile 1916 Unica 79 2245 2296 Adobe PDF PDF
11 aprile 1916 Unica 80 2297 2317 Adobe PDF PDF
12 aprile 1916 Unica 81 2321 2442 Adobe PDF PDF
14 aprile 1916 Unica 82 2445 2460 Adobe PDF PDF
17 aprile 1916 Unica 83 2461 2509 Adobe PDF PDF
18 aprile 1916 Unica 84 2513 2560 Adobe PDF PDF
12 giugno 1916 Unica 85 2561 2565 Adobe PDF PDF
13 giugno 1916 Unica 86 2569 2571 Adobe PDF PDF
28 giugno 1916 Unica 87 2573 2578 Adobe PDF PDF
4 luglio 1916 Unica 88 2581 2608 Adobe PDF PDF
5 luglio 1916 Unica 89 2609 2656 Adobe PDF PDF
5 dicembre 1916 Unica 90 2657 2683 Adobe PDF PDF
6 dicembre 1916 Unica 91 2685 2713 Adobe PDF PDF
7 dicembre 1916 Unica 92 2717 2738 Adobe PDF PDF
8 dicembre 1916 Unica 93 2741 2759 Adobe PDF PDF
9 dicembre 1916 Unica 94 2761 2790 Adobe PDF PDF
11 dicembre 1916 Unica 95 2793 2811 Adobe PDF PDF
12 dicembre 1916 Unica 96 2813 2839 Adobe PDF PDF
13 dicembre 1916 Unica 97 2841 2864 Adobe PDF PDF
14 dicembre 1916 Unica 98 2865 2882 Adobe PDF PDF
15 dicembre 1916 Unica 99 2885 2915 Adobe PDF PDF
16 dicembre 1916 Unica 100 2917 2933 Adobe PDF PDF
18 dicembre 1916 Unica 101 2937 2949 Adobe PDF PDF
20 dicembre 1916 Unica 102 2953 2971 Adobe PDF PDF
21 dicembre 1916 Unica 103 2973 2988 Adobe PDF PDF
22 dicembre 1916 Unica 104 2989 3018 Adobe PDF PDF
6 marzo 1917 Unica 105 3021 3044 Adobe PDF PDF
7 marzo 1917 Unica 106 3045 3065 Adobe PDF PDF
8 marzo 1917 Unica 107 3069 3094 Adobe PDF PDF
9 marzo 1917 Unica 108 3097 3118 Adobe PDF PDF
12 marzo 1917 Unica 109 3121 3141 Adobe PDF PDF
13 marzo 1917 Unica 110 3145 3169 Adobe PDF PDF
14 marzo 1917 Unica 111 3173 3195 Adobe PDF PDF
15 marzo 1917 Unica 112 3197 3220 Adobe PDF PDF
17 marzo 1917 Unica 113 3221 3248 Adobe PDF PDF
19 marzo 1917 Unica 114 3249 3270 Adobe PDF PDF
20 marzo 1917 Unica 115 3273 3300 Adobe PDF PDF
21 marzo 1917 Unica 116 3301 3323 Adobe PDF PDF
22 marzo 1917 Unica 117 3325 3344 Adobe PDF PDF
23 marzo 1917 Unica 118 3345 3364 Adobe PDF PDF
26 marzo 1917 Unica 119 3365 3391 Adobe PDF PDF
27 marzo 1917 Unica 120 3393 3412 Adobe PDF PDF
28 marzo 1917 Unica 121 3413 3460 Adobe PDF PDF
20 giugno 1917 Unica 121 3461 3485 Adobe PDF PDF
21 giugno 1917 Unica 123 3489 3509 Adobe PDF PDF
22 giugno 1917 Unica 124 3513 3531 Adobe PDF PDF
23 giugno 1917 Unica 125 3533 3554 Adobe PDF PDF
25 giugno 1917 Unica 126 3557 3605 Adobe PDF PDF
26 giugno 1917 Unica 127 3609 3624 Adobe PDF PDF
27 giugno 1917 Unica 128 3625 3652 Adobe PDF PDF
28 giugno 1917 Unica 129 3653 3670 Adobe PDF PDF
3 luglio 1917 Unica 130 3673 3683 Adobe PDF PDF
6 luglio 1917 Unica 131 3685 3687 Adobe PDF PDF
12 luglio 1917 Unica 132 3689 3705 Adobe PDF PDF
13 luglio 1917 Unica 133 3709 3730 Adobe PDF PDF
14 luglio 1917 Unica 134 3733 3758 Adobe PDF PDF
15 luglio 1917 Unica 135 3761 3797 Adobe PDF PDF
16 luglio 1917 Antimeridiana 136 3801 3828 Adobe PDF PDF
16 luglio 1917 Pomeridiana 137 3829 3863 Adobe PDF PDF
25 ottobre 1917 Unica 138 3865 3899 Adobe PDF PDF
26 ottobre 1917 Unica 139 3901 3906 Adobe PDF PDF
14 novembre 1917 Unica 140 3909 3916 Adobe PDF PDF
12 dicembre 1917 Unica 141 3917 3925 Adobe PDF PDF
13 dicembre 1917 Unica 142 3929 3948 Adobe PDF PDF
14 dicembre 1917 Unica 143 3949 3968 Adobe PDF PDF
17 dicembre 1917 Unica 144 3969 3994 Adobe PDF PDF
31 dicembre 1917 Unica 145 3997 4041 Adobe PDF PDF
12 febbraio 1918 Unica 146 4045 4056 Adobe PDF PDF
13 febbraio 1918 Unica 147 4057 4081 Adobe PDF PDF
14 febbraio 1918 Unica 148 4085 4093 Adobe PDF PDF
27 febbraio 1918 Unica 149 4097 4115 Adobe PDF PDF
28 febbraio 1918 Unica 150 4117 4138 Adobe PDF PDF
1 marzo 1918 Unica 151 4141 4164 Adobe PDF PDF
2 marzo 1918 Unica 152 4165 4198 Adobe PDF PDF
3 marzo 1918 Unica 153 4201 4228 Adobe PDF PDF
4 marzo 1918 Unica 154 4229 4264 Adobe PDF PDF
18 aprile 1918 Unica 155 4265 4285 Adobe PDF PDF
19 aprile 1918 Unica 156 4289 4293 Adobe PDF PDF
23 aprile 1918 Unica 157 4297 4318 Adobe PDF PDF
24 aprile 1918 Unica 158 4321 4340 Adobe PDF PDF
25 aprile 1918 Unica 159 4341 4367 Adobe PDF PDF
26 aprile 1918 Unica 160 4369 4396 Adobe PDF PDF
27 aprile 1918 Unica 161 4397 4432 Adobe PDF PDF
29 aprile 1918 Unica 162 4433 4467 Adobe PDF PDF
30 aprile 1918 Unica 163 4469 4496 Adobe PDF PDF
1 maggio 1918 Unica 164 4497 4525 Adobe PDF PDF
13 giugno 1918 Unica 165 4529 4553 Adobe PDF PDF
22 giugno 1918 Unica 166 4557 4569 Adobe PDF PDF
3 ottobre 1918 Unica 167 4573 4600 Adobe PDF PDF
20 novembre 1918 Unica 168 4601 4609 Adobe PDF PDF
21 novembre 1918 Unica 169 4613 4624 Adobe PDF PDF
22 novembre 1918 Unica 170 4625 4644 Adobe PDF PDF
23 novembre 1918 Unica 171 4645 4654 Adobe PDF PDF
12 dicembre 1918 Unica 172 4657 4694 Adobe PDF PDF
13 dicembre 1918 Unica 173 4697 4731 Adobe PDF PDF
14 dicembre 1918 Unica 174 4733 4763 Adobe PDF PDF
15 dicembre 1918 Unica 175 4765 4802 Adobe PDF PDF
1 marzo 1919 Unica 176 4805 4851 Adobe PDF PDF
10 marzo 1919 Unica 177 4853 4882 Adobe PDF PDF
29 aprile 1919 Unica 178 4885 4896 Adobe PDF PDF
19 giugno 1919 Unica 179 4897 4901 Adobe PDF PDF
25 giugno 1919 Unica 180 4905 4938 Adobe PDF PDF
9 luglio 1919 Unica 181 4941 4950 Adobe PDF PDF
10 luglio 1919 Unica 182 4953 4970 Adobe PDF PDF
11 luglio 1919 Unica 183 4973 4991 Adobe PDF PDF
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